Il Castello di Brescia
Castello di Brescia
Il Castello di Brescia è una fortezza di
epoca medievale arroccata sul colle Cidneo,
a ridosso del centro storico della città di Brescia.
Chiunque giunga a
Brescia, da qualsiasi direzione, è l'imponente massa pietrosa del Castello a
segnare il profilo panoramico della città. Il complesso di fortificazioni
occupa un'area di circa 300x250 metri e ricopre completamente il colle Cidneo.
Non avendo mai avuto specifica funzione come castello feudale, né tanto meno
residenza signorile, si nota subito come la rocca sia ben inserita nel contesto
cittadino e più ricca di edifici di culto e di carattere militare piuttosto che
di strutture residenziali e direzionali nel senso stretto del termine. Al
Castello si accede tramite un imponente portale monumentale cinquecentesco,
attribuito a Giulio Savorgnan
e realizzato su ispirazione delle forme di architettura militare di Michele Sanmicheli, ornato da un grande Leone di San Marco e dagli stemmi dei
rettori veneti. Ai lati si possono ammirare i bastioni di San Faustino (a
sinistra) e di San Marco (a destra). Varcato l'ingresso, seguendo il percorso a
destra si raggiunge il bastione di San Pietro, incontrando anche un pozzo
cinquecentesco al quale sono stati apposti, nel 1890,
due leoni in pietra dello scultore Domenico Ghidoni.
Seguendo il percorso di sinistra, invece, si nota prima il campanile
dell'ex-santuario di Santo Stefano Nuovo, quindi si costeggia la Palazzina
Haynau, così chiamata poiché da qui, nel 1849,
il maresciallo asburgico Julius Jacob von Haynau diresse le
operazioni militari contro l'insurrezione bresciana[5].
Sul vasto piazzale sopra il bastione di San Faustino è posta una caratteristica
locomotiva a vapore, uno dei simboli del Castello, che all'inizio del Novecento
svolgeva il tragitto Brescia-Edolo. Sulla destra, presso la lunga palazzina
degli ufficiali, si ha l'imboccatura della Strada del Soccorso. Oltre si
incontrano gli edifici del Piccolo Miglio, oggi sede espositiva, e del Grande
Miglio, dove è ospitato il Museo del Risorgimento. È qui anche l'ingresso al
passaggio coperto che porta alla quattrocentesca Torre Coltrina. Salita la
rampa si giunge alla cinta trecentesca con ingresso dotato di doppio ponte
levatoio: sulla destra si eleva la Torre dei Prigionieri. Procedendo a sinistra
si costeggia il Mastio, dentro la cui parete si possono ancora oggi notare
tracce di merlatura ghibellina. Si giunge infine ai giardini settentrionali,
con a sinistra la sommità della Torre Coltrina, al centro la Fossa dei Martiri
(dove nel 1945
furono fucilati alcuni esponenti della Resistenza) e, a destra, la Torre dei
Francesi. Dal ponte levatoio trecentesco, altrimenti, si può raggiungere la
sommità della rocca con il piazzale della Torre Mirabella, dove si ha anche
l'accesso al Mastio che ospita il Museo delle Armi Luigi Marzoli.
All'interno, inoltre, sono visibili i resti delle fondamenta del tempio romano.
I primi insediamenti sul colle Cidneo risalgono all’età del bronzo, IX secolo a.C., ma la prima vera costruzione fu un
piccolo tempio dedicato al dio celtico Bergimus. Il vero riorganizzamento del colle è da attribuire
ai romani che alla fine del I sec. a.C. ne inserirono il perimetro all’interno delle mura
cittadine. Sempre per opera dei Romani, nel I sec. d.C. fu eretto un tempio monumentale che doveva
corrispondere quasi perfettamente alle dimensioni del Mastio visconteo:
ancora oggi si possono osservare le antiche murature di sostegno e le
fondazioni della scalinata entro quest'area. Con il passare dei secoli e grazie
all’avvento del Cristianesimo, l’area del Cidneo assunse sempre
più il ruolo di area sacra: viene costruito un martyrium paleocristiano
dedicato a Santo Stefano, poi sostituito da una grande
basilica, demolita nel XVIII secolo dopo lo scoppio di una polveriera, che l'aveva
gravemente danneggiata. Della basilica rimane oggi solo una delle due torri di
facciata, nota come Torre Mirabella, probabilmente costruita a sua volta su una
torre scalare di epoca romana.
Durante l’alto medioevo le notizie riguardanti l’area si fanno sempre più
rare, ma dall’anno mille in poi esse continuano ad
aumentare, anche se non esistono informazioni esaurienti riguardo le
fortificazioni realizzate. Tra il 1237 ed il 1254 viene
realizzato l’allargamento della cinta muraria che diede a Brescia l’aspetto che
l’avrebbe caratterizzata fino alla fine del XIX secolo. In questo periodo l’area era costellata di mura di
età romana e ricca di edifici religiosi, inoltre vi si svolgevano numerosi
mercati e fiere. Durante la dominazione viscontea, vengono operati imponenti lavori di ristrutturazione
delle difese cittadine: nel 1337 si ha la nascita della Cittadella
Nova, una cinta muraria che partendo dal castello inglobava al suo interno
gli edifici del potere ecclesiastico e civile della città, ovvero l'area del Broletto e dei Duomi, che al tempo erano il Duomo Vecchio e la cattedrale di San Pietro de
Dom. L’unica testimonianza di questa ampia opera di ristrutturazione giunta
fino ai giorni nostri è il Mastio, destinato a residenza del capitano della
guarnigione con ambienti decorati con fasce policrome e motivi geometrici e
floreali, solo in parte conservati.
Nella stessa epoca, il Mastio fu inoltre circondato da
un sistema difensivo costituito da sei torri, passaggi coperti e forse ponti
levatoi. Viene tracciata la Strada del Soccorso, poi ampliata nel Cinquecento, via di fuga verso nord, spesso usata dagli avversari
nei secoli successivi (vedi dopo).
Nel 1426 Brescia passò sotto il dominio
della Repubblica di Venezia, che si preoccupò immediatamente di
ristrutturare le fortificazioni cittadine duramente colpite durante la guerra
contro i milanesi, sfociando nel 1466 in una
completa revisione delle mura cittadine che furono abbassate e circondate con
terrapieni e fossati. Il castello fu interessato solo marginalmente da queste
modifiche e le uniche opere di sistemazione riguardarono le torri che vennero
modificate passando da una pianta quadrata a una circolare: di queste è
sopravvissuta solo una torre del perimetro settentrionale. Nel 1509 l’esercito
francese sconfisse quello veneziano e si impossessò di Brescia e del suo
castello. Durante il periodo di dominio d’oltralpe, vennero intrapresi nuovi
lavori di ampliamento e rinforzo delle mura che però non furono mai completati;
ne fece però le spese il monastero di San Martino che fu demolito per fare posto alle mura che
sarebbero dovute sorgere al suo posto. Fu proprio in questo periodo che Brescia
attraverso il suo periodo più buio, contesa tra gli i padroni francesi e i
veneziani che cercavano di riconquistarla. La repubblica marinara riprese la
città nel 1512, al prezzo di molti morti ed enormi sacrifici, con
apice della tragedia il 21 febbraio, quando si ebbe il sacco della città da parte di
soldati di quasi ogni parte politica, dai francesi (che utilizzarono la Strada
del Soccorso per entrare nella fortezza) ai guasconi, dai tedeschi agli
svizzeri, anche cremonesi e mantovani.
Nella seconda metà del Cinquecento, con il ritorno dei veneziani e la stabilizzazione
del governo, si procedette a ulteriori miglioramenti per colmare i difetti
emersi durante la guerra, come l'ampliamento della Strada del Soccorso prima
citato. Viene costruita di una nuova cinta bastionata: vengono dunque
realizzati i baluardi di San Pietro, San Marco e San Faustino. Anche il
baluardo della Pusterla sarà realizzato in questi anni. La fortezza viene anche
dotata di edifici per il deposito delle vettovaglie, (il Piccolo e il Grande
Miglio), di forni, caserme, edifici religiosi, cisterne e polveriere. Per via
dello spostamento della linea di conflitto con Milano sull’Adda e la
conseguente concentrazione degli sforzi difensivi su Bergamo, termina in questo periodo la funzione strategica del
castello, che la storia non vorrà mai più coinvolto in alcuna attività bellica,
dando inizio a una lenta decadenza. Verrà potenziato solamente il sistema di
difesa con molte postazioni di fuoco, ma per un lungo tempo il castello non
riceverà ammodernamenti di rilevante importanza. Anche per questo motivo, nel 1796, Napoleone non ebbe difficoltà a conquistare Brescia dopo la
capitolazione della Repubblica di Venezia. Anche sotto il dominio francese il
castello non subì migliorie e fu utilizzato come prigione e caserma: stessa
sorte gli sarebbe toccata poco dopo sotto il dominio austriaco. Nonostante ciò, il Cidneo era ancora un ottimo punto
di difesa e di attacco: durante la rivolta delle Dieci
giornate di Brescia, la
popolazione si vide subire numerosi attacchi provenienti dalla guarnigione
asserragliata nella fortezza.
Nel 1859 le truppe franco-piemontesi
riconquistarono Brescia ed il castello tornò a essere utilizzato come semplice
carcere militare. Poco tempo dopo il comune acquistò il colle e fu dato il via
all’opera di restauro, che portò lentamente allo snaturamento militare della
fortezza rendendola molto più simile al luogo che è oggi, ossia centro di svago
e sede di eventi pubblici di Brescia. Nel 1904 fu
organizzata al suo interno l'Esposizione Industriale Bresciana, evento
economico di altissimo rilievo, inaugurata personalmente dal Re Vittorio Emanuele III[4]. Per l'occasione si organizzarono importanti
spettacoli folcloristici e diverse gare sportive. Viene inaugurato in questo
periodo inaugurato il Museo del Risorgimento, collegato a Corso Zanardelli
tramite una tramvia elettrica. Per l'occasione, il Castello fu bardato con un
interessante rivestimento provvisorio in stile liberty sotto la direzione dell'ingegnere Egidio Dabbeni.
Nel XX secolo il castello ha ospitato varie
esposizioni temporanee, il giardino zoologico, il museo di scienze naturali,
quello del risorgimento e infine un parco urbano. Oggi il castello ospita il
Museo del Risorgimento, il Museo delle Armi Luigi Marzoli, contenente armature e armi del periodo medievale, la
Specola Cidnea e due ampi
plastici ferroviari.
È possibile visitare gli ambienti interni e nascosti
della fortezza grazie a visite guidate dalla Associazione Speleologica Bresciana, che per anni ha condotto
esplorazioni di passaggi e condotti, riportando alla luce percorsi ormai
dimenticati.
With love , D. ❤
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