Gaio Giulio Cesare Germanico, Caligola
Gaio Giulio Cesare Germanico
Caligola
Gaio Giulio Cesare Germanico (Anzio 12 – Roma 41) , meglio conosciuto con il suo nome da regnante Gaio Cesare (Imperator Gaius Caesar) o con il soprannome Caligola (Caligula), fu il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e regnò dal 37 al 41, ovvero 4 anni.
Caligola ("piccola caliga", la calzatura dei legionari, affettuoso soprannome datogli in giovane età dai soldati del padre Germanico) era il terzo figlio di 9 di Agrippina Maggiore e Germanico. Suo padre Germanico era stato adottato da Tiberio, che era stato adottato da Augusto, che a sua volta era stato adottato da Giulio Cesare; questa parentela rendeva Caligola, il più probabile successore di Tiberio.
Nel 19 Germanico muore probabilmente avvelenato da Pisogne ad Antiochia ; Caligola torna in Italia con la madre.
Nel 33 Caligola diventa questore e sposa Giunia Claudia; sua madre Agrippina maggiore muore in esilio a Ventotene .
Il quindicenne Caligola venne affidato a Livia, moglie di Augusto, che però morì nel 29 e venne affidato alla nonna paterna Antonia Minore. La casa di Antonia Minore, sorellastra di Selene Cleopatra, figlia di Cleopatra e moglie di Giuba II di Mauretania, era frequentata da numerosi monarchi orientali. Antonia era amica dei familiari di Erode il Grande. Forse Caligola risentì di questa atmosfera e questo sfarzo.
Due anni dopo, nel 35 Tiberio nomina nel testamento suoi successori Caligola e Tiberio Gemello.
Tiberio muore nel 37 e il suo testamento viene annullato dal Senato, dichiarando l’instabilità mentale di Tiberio durante la stesura di esso.
Caligola sale al potere l’appoggio del senato che del popolo grazie alla sua parentele sia con Augusto che con Marco Antonio .
Il breve impero di Caligola fu caratterizzato da una serie di massacri nei confronti degli oppositori e da atti che tendevano a una continua umiliazione della classe senatoria.
Venne identificato come un pazzo sanguinario; secondo una leggenda, infatti, nominò senatore il proprio cavallo Incitatus , essendo questo più capace dei senatori stessi.
Caligola adottò una politica di assolutismo monarchico, con l'intenzione di diventare un sovrano cui si rendevano onori divini sul modello delle monarchie orientali, pretese che gli venisse eretto un tempio, al culmine del suo regno, avrebbe voluto essere proclamato Dio; nel 38 fece introdurre una propria statua nei luoghi di culto di tutte le religioni dell'impero, anche nelle sinagoghe.
Per evitare che Tiberio Gemello reclamasse la coreggenza che gli spettava lo adottò e lo nominò sue erede ma nel 38 lo fece assassinare .
Alla morte di Tiberio nelle casse del fisco romano c'erano due milioni e settecento mila sesterzi che Caligola spese in un anno circa.
Rispettò il testamento di Tiberio, nonostante fosse stato annullato formalmente dal Senato, e diede quanto stabilito a tutti. Non vanno dimenticati gli enormi banchetti e feste varie organizzate per tenere buono e calmo il popolo. Avendo svuotato le casse dello stato Caligola condannò i più ricchi cittadini per confiscarne i beni, fece mettere il suo nome tra gli eredi nei testamenti facendone morire molti per ereditare.
Eseguì vendite pubbliche, obbligando i cittadini a comprare gli oggetti al prezzo da lui stabilito. A tutto questo si aggiunsero, tuttavia, diverse stravaganze, citate dagli storici contemporanei, come la stalla del suo cavallo tutta in avorio e marmo.
Nel 39 marciò verso la costa settentrionale della Gallia, intenzionato a invadere la Britannia. Invece, ordinò alle truppe di scendere in acqua a cercare conchiglie.
imbrogliava i Romani facendo affiggere il regolamento delle nuove imposte in lettere così piccole e in luoghi così stretti, che nessuno poteva prenderne conoscenza e trascriverlo.
Ebbe quattro mogli: Giunia Claudilla, Livia Orestilla, Lollia Paolina, già sposata a Publio Memmio Regolo e Milonia Cesonia, dalla quale ebbe una figlia che chiamò Giulia Drusilla in onore della sorella deceduta, con la quale molti supponevano avesse rapporti incestuosi.
Nel 40 Caligola ordina di porre una sua statua nel tempio a Gerusalemme .
Caligola muore assassinato in una congiura di Pretoriani guidati da due tribuni, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, il 24 gennaio . Insieme a lui persero la vita sua moglie e la loro figlia bambina, Giulia Drusilla che fu schiacciata brutalmente contro un muro. A lui succedette lo zio Claudio, il mandante del suo assassinio ,che divenne imperatore. Il cadavere venne segretamente portato nei giardini di Lamia, semibruciato su un rogo e sepolto. Quando le sorelle tornarono dall'esilio, fu dissepolto, arso e sepolto di nuovo. Quando i congiurati ebbero finito l'opera, uscirono per le strade di Roma gridando "Roma libera!".
Tutti appresero la notizia in silenzio, convinti che lo stesso Caligola avesse fatto divulgare apposta la notizia per poi colpire chi festeggiava la sua morte. La tradizione narra che, per molto tempo, lo spirito di Caligola vagasse inquieto sul colle.
Rimase famoso il motto di Caligola: - Lasciate che ci odino, purché ci temano. -
Studi recenti fanno risalire queste strane manifestazioni di Caligola e di altri imperatori, nonché la misteriosa malattia che lo colpì nel 37, a una intossicazione da piombo, che in termini tecnici si chiama saturnismo. Il saturnismo di Caligola sarebbe causato dall'usanza antico-romana di bere il vino leggermente addolcito tenendolo in otri di piombo;corrodendo il piombo creava un ossido velenoso; Caligola presentava inoltre - a detta degli storici, comunque a lui ostili - un comportamento che oggi definiremmo sociopatico, ovvero privo di rimorso e rispetto per le regole della società e i sentimenti altrui, che potrebbe essersi sviluppato per lo shock di aver visto sterminata la propria famiglia, e da ultimo, in seguito alla morte per malattia dell'amatissima sorella Giulia Drusilla; alcuni affermano inoltre che soffrisse di epilessia. È anche possibile che le sue stranezze fossero solamente una mossa politica per esplicitare il proprio disprezzo per il Senato.
With love , D. ❤
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