martedì 22 gennaio 2013

Nerone


Nerone
Introduzione.
Nacque ad Anzio il 
15 dicembre 37, da Agrippina Minore e Gneo Domizio Enobarbo. Lucio Domizio Enobarbo Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico  è stato un imperatore romano. Nato con il nome di Lucio Domizio Enobarbo, fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia succedendo al suo padre adottivo Claudio nell'anno 54 e governò per quattordici anni fino al suicidio.
Nerone salì al trono all’età di 17 anni e nella prima parte del suo regno fu assistito dal filosofo Seneca, che lo spinse ad una politica saggia e moderata.
La forte influenza del maestro però suscitò la gelosia della madre, che si vedeva emarginata dalla corte.
Questa forte gelosia della madre fece divenire Nerone esasperato e, nel 59, egli la fece uccidere da alcuni sicari. Insieme alla madre uccise anche il fratellastro.
Prime azioni.
Le prime misure del nuovo imperatore furono costituite da elargizioni e donazioni.
Vennero distribuiti 400 sesterzi a ogni cittadino.
Ai membri del senato in difficoltà economiche assicurò una pensione fino a mezzo milione di sesterzi all'anno.
I pretoriani ebbero una distribuzione di frumento gratuito ogni mese.
Il consolato.
Per ridare dignità alla magistratura del consolato stabilì che la carica doveva essere rivestita per almeno sei mesi.
Ogni anno nominò da due a quattro consoli.
Nerone assunse il consolato quattro volte tra il 55 e il 60.
Nel 57 mantenne il consolato tutto l'anno.
Nel 58 il senato propose a Nerone di acquisire il consolato a vita. Nerone rifiutò.
Dopo il 60 non assunse più il consolato fino alla crisi del 68.
Provvedimenti giudiziari.
Nerone abolì le procedure segrete e discrezionali durante i procedimenti giudiziari.
Cambiò la prassi di emettere il verdetto durante lo stesso giorno del dibattimento. Si prese almeno un giorno di riflessione per scrivere la sentenza con le motivazioni.
Tentò di porre un limite alle parcelle degli avvocati.
Progetto di riforma fiscale.
Nel 58, presentò un progetto di riforma fiscale: l'abolizione delle tasse indirette chiamate portoria, che si pagavano principalmente nei porti. Si trattava di eliminare i dazi di entrata e uscita delle merci che passavano da una provincia all'altra dell'impero. Nerone voleva la libera circolazione delle merci.
La diminuzione delle entrate dell'erario sarebbe stata compensata dall'aumento del volume delle tasse di compravendita e da un moderato aumento delle tasse dirette.
L'abolizione dei dazi avrebbe danneggiato:
- i grandi proprietari terrieri italiani, ossia i senatori, che si sarebbero trovati a fronteggiare una maggiore concorrenza dei produttori provinciali;
- gli appaltatori delle tasse, ossia i cavalieri, che avrebbero visto scomparire una delle fonti principali del loro reddito.
Ne sarebbe stato avvantaggiato tutto il resto della popolazione che avrebbe goduto della diminuzione del costo della vita.
Il senato, controllato dai ricchi proprietari agrari, impedì a Nerone di procedere con la sua riforma.
Il contrasto tra Nerone ed il senato divenne palese. L'aristocrazia fondiaria divenne il maggiore nemico dell'imperatore.

Matrimoni .
Il primo 
scandalo del regno di Nerone coincise col suo primo matrimonio, considerato incestuoso, con la cugina Claudia Ottavia, figlia di suo zio Claudio; Nerone più tardi divorziò da lei quando s'innamorò di Poppea. Questa fu sospettata d'aver organizzato l'omicidio di Agrippina. Nel 62 Nerone sposò Poppea dopo aver ripudiato Claudia Ottavia per sterilità e averla relegata in Campania. Alcune manifestazioni popolari in favore della prima moglie, convinsero l'imperatore delle necessità di eliminarla, dopo averla accusata di tradimento.
In quel periodo  venne introdotta una serie di leggi sul 
tradimento, che provocarono l'esecuzione di numerose condanne capitali.
Nel 
63 Nerone e Poppea ebbero una figlia, Claudia Augusta, che tuttavia morì ancora in fasce.
Dopo la morte di Poppea, nel 66 Nerone sposò Statilia Messalina.
Riforma monetaria
Nel periodo 63-64 Nerone procedette ad una riforma monetaria. Venne abbassato il piede dell'aureus e del denarius. Contemporaneamente venne migliorato il rapporto del denarius rispetto all'aureus.
La riforma aumentava la moneta circolante e portava un utile nelle casse dello stato. Nerone si aspettava anche un rilancio della economia.
Inoltre si aveva un vantaggio per le classi medie che non usavano l'aureus, ma il denarius.
I ricchi che avevano tesaurizzato l'aureus furono i più danneggiati.
L’incendio di Roma
La notte di plenilunio del 19 luglio del 64 un incendio divampò a Roma.
L'incendio divampò sei giorni, poi sembrò spegnersi ma riprese e durò altri tre giorni.
Nerone accorse a Roma per organizzare i soccorsi. Poi iniziò l'opera di ricostruzione. Fece un nuovo piano regolatore della città. Le case dovevano essere distanziate tra loro, costruite in mattoni, fronteggiate da portici su strade larghe.
Venne costruito il complesso conosciuto come Domus Aurea:
- un palazzo imperiale, presso Colle Oppio, una delle tre alture dell'Esquilino;
- un insieme di giardini, laghetti e statue nella valle tra l'Esquilino e il Palatino, dove l'imperatore Tito, nell'80, farà costruire il Colosseo.
Per trovare i fondi necessari alla ricostruzione venne imposto un tributo straordinario a tutte le province dell'impero.
Circolò la voce, completamente infondata, che il colpevole fosse Nerone stesso.
Si ricercarono poi i veri colpevoli dell'incendio.
La comunità ebraica di Roma era protetta da Poppea, la moglie di Nerone.
Le lotte all'interno della comunità tra cristiani e giudei ortodossi erano note a Nerone.
Venne emesso l'ordine di arresto contro alcuni cristiani, ritenuti gli autori dell'incendio. Furono condannati a morte.
Qui vi furono i primi martiri.
La Gallia.
Nel 68 Giulio Vindice, un gallo romanizzato di 34 anni, legato imperiale a Lione, si ribellò contro la politica fiscale di Nerone. La rivolta si estese a tutta la Gallia e alle altre province occidentali.
Insorsero:
- il 2 aprile del 68, il governatore della Spagna, nominato da Nerone nel 60; appartenente alla ricchissima aristocrazia senatoria;
- il legato della Lusitania, Salvio Otone, antico amico di Nerone.
Alla fine di aprile Nerone assunse il consolato per avere i poteri necessari per reagire.
Il legato della Germania superiore, il milanese Lucio Virginio Rufo e il legato della Germania inferiore, Fonteio Capitone, si schierarono con Nerone.
I governatori della Pannonia e della Dalmazia presero pubblicamente posizione a favore di Nerone.
Tutte le province orientali rimasero fedeli.
Alla fine di maggio a Vesantio le truppe di Virginio Rufo sconfissero quelle di Vindice che si suicidò.
Sulpicio Galba con la sua unica legione si era rinchiuso nella città di Clunia.
Nerone aveva recuperato il controllo della situazione.

Illegalmente..
La rivolta era fallita. Ma i nemici di Nerone a Roma non desistettero.
Il prefetto della città Tigellino, con la scusa che era malato, si allontanò da Roma.
Il prefetto del pretorio Ninfidio Sabino:
- convinse Nerone che tutti lo avevano abbandonato, gli fece abbandonare la Domus Aurea e lo trasferì agli Orti Servilliani;
- poi annunciò la fuga di Nerone, la notizia era falsa, ma fu sufficiente a far scomparire da Roma i sostenitori di Nerone;
- infine promise, a nome di Galba, un donativo notevole ad ogni pretoriano e ad ogni legionario.
La fine.
L'8 giugno il senato dichiarò Nerone nemico pubblico: chiunque lo avrebbe potuto uccidere.
La mattina del 9 giugno Nerone scoprì che i pretoriani non presidiavano il palazzo e sua moglie Statilia Messalina era scomparsa. Abbandonato da tutti, lasciò la città con pochi fedeli e si rifugiò in campagna nella casa di Faone, uno dei suoi liberti.
Il 9 giugno del 68, prima di essere catturato dai pretoriani, si suicidò.
Aveva 30 anni. Aveva regnato 13 anni.



Relazione gentilmente offerta da M.  

With love , D. 

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