domenica 2 dicembre 2012


Gaio Giulio Cesare Germanico
Caligola


Gaio Giulio Cesare Germanico (Anzio 12 – Roma 41) , meglio conosciuto con il suo nome da regnante Gaio Cesare (Imperator Gaius Caesar) o con il soprannome Caligola (Caligula), fu il terzo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e regnò dal 37 al 41, ovvero 4 anni.
Caligola ("piccola caliga", la calzatura dei legionari, affettuoso soprannome datogli in giovane età dai soldati del padre Germanico) era il terzo figlio di 9 di Agrippina Maggiore e Germanico. Suo padre Germanico era stato adottato da Tiberio, che era stato adottato da Augusto, che a sua volta era stato adottato da Giulio Cesare; questa parentela rendeva Caligola, il più probabile successore di Tiberio.
Nel 19 Germanico muore probabilmente avvelenato da Pisogne ad Antiochia ; Caligola torna in Italia con la madre.
Nel 33 Caligola diventa questore e sposa Giunia Claudia; sua madre Agrippina maggiore muore in esilio a Ventotene .
Il quindicenne Caligola venne affidato a Livia, moglie di Augusto, che però morì nel 29 e venne affidato alla nonna paterna Antonia Minore. La casa di Antonia Minore, sorellastra di Selene Cleopatra, figlia di Cleopatra e moglie di Giuba II di Mauretania, era frequentata da numerosi monarchi orientali. Antonia era amica dei familiari di Erode il Grande. Forse Caligola risentì di questa atmosfera e questo sfarzo.

Due anni dopo, nel 35 Tiberio nomina nel testamento suoi  successori  Caligola e  Tiberio Gemello.
Tiberio muore nel 37 e il suo testamento viene annullato dal Senato, dichiarando l’instabilità mentale di Tiberio durante la stesura di esso.
Caligola sale al potere l’appoggio del senato che del popolo grazie alla sua parentele sia con Augusto che con Marco Antonio .
 Il breve impero di Caligola fu caratterizzato da una serie di massacri nei confronti degli oppositori  e da atti che tendevano a una continua umiliazione della classe senatoria.
Venne identificato come un pazzo sanguinario; secondo una leggenda, infatti, nominò senatore il proprio cavallo Incitatus ,  essendo questo più capace dei senatori stessi.
Caligola adottò una politica di assolutismo monarchico, con l'intenzione di diventare un sovrano cui si rendevano onori divini sul modello delle monarchie orientali, pretese che gli venisse eretto un tempio, al culmine del suo regno, avrebbe voluto essere proclamato Dio; nel 38 fece introdurre una propria statua nei luoghi di culto di tutte le religioni dell'impero, anche nelle sinagoghe.
 Per evitare che Tiberio Gemello reclamasse la coreggenza che gli spettava lo adottò e lo nominò sue erede ma  nel 38 lo fece assassinare .
Alla morte di Tiberio nelle casse del fisco romano c'erano due milioni e settecento mila sesterzi che Caligola spese in un anno circa.
Rispettò il testamento di Tiberio, nonostante fosse stato annullato formalmente dal Senato, e diede quanto stabilito a tutti. Non vanno dimenticati gli enormi banchetti e feste varie organizzate per tenere buono e calmo il popolo. Avendo svuotato le casse dello stato Caligola condannò i più ricchi cittadini per confiscarne i beni, fece mettere il suo nome tra gli eredi nei testamenti facendone morire molti per ereditare.
Eseguì vendite pubbliche, obbligando i cittadini a comprare gli oggetti al prezzo da lui stabilito. A tutto questo si aggiunsero, tuttavia, diverse stravaganze, citate dagli storici contemporanei, come la stalla del suo cavallo tutta in avorio e marmo.
Nel 39 marciò verso la costa settentrionale della Gallia, intenzionato a invadere la Britannia. Invece, ordinò alle truppe di scendere in acqua a cercare conchiglie.
imbrogliava i Romani facendo affiggere il  regolamento delle nuove imposte in lettere così piccole e in luoghi così stretti, che nessuno poteva prenderne conoscenza e trascriverlo.
Ebbe quattro mogli: Giunia Claudilla, Livia Orestilla, Lollia Paolina, già sposata a Publio Memmio Regolo e Milonia Cesonia, dalla quale ebbe una figlia che chiamò Giulia Drusilla in onore della sorella deceduta, con la quale molti supponevano avesse rapporti incestuosi.
Nel 40 Caligola ordina di porre una sua statua nel tempio a Gerusalemme .
Caligola muore  assassinato in una congiura di Pretoriani guidati da due tribuni, Cassio Cherea e Cornelio Sabino, il 24 gennaio . Insieme a lui persero la vita sua moglie  e la loro figlia bambina, Giulia Drusilla che fu schiacciata brutalmente contro un muro. A lui succedette lo zio Claudio, il mandante del suo assassinio ,che divenne imperatore.  Il cadavere venne segretamente portato nei giardini di Lamia, semibruciato su un rogo e sepolto. Quando le sorelle tornarono dall'esilio, fu dissepolto, arso e sepolto di nuovo. Quando i congiurati ebbero finito l'opera, uscirono per le strade di Roma gridando "Roma libera!".
Tutti appresero la notizia in silenzio, convinti che lo stesso Caligola avesse fatto divulgare apposta la notizia per poi colpire chi festeggiava la sua morte. La tradizione narra che, per molto tempo, lo spirito di Caligola vagasse inquieto sul colle.
Rimase  famoso il motto di Caligola: - Lasciate che ci odino, purché ci temano. -

Studi recenti fanno risalire queste strane manifestazioni di Caligola e di altri imperatori, nonché la misteriosa malattia che lo colpì nel 37, a una intossicazione da piombo, che in termini tecnici si chiama saturnismo. Il saturnismo di Caligola sarebbe causato dall'usanza antico-romana di bere il vino leggermente addolcito tenendolo in otri di piombo;corrodendo il piombo creava un ossido velenoso; Caligola presentava inoltre - a detta degli storici, comunque a lui ostili - un comportamento che oggi definiremmo sociopatico, ovvero privo di rimorso e rispetto per le regole della società e i sentimenti altrui, che potrebbe essersi sviluppato per lo shock di aver visto sterminata la propria famiglia, e da ultimo, in seguito alla morte per malattia dell'amatissima sorella Giulia Drusilla; alcuni affermano inoltre che soffrisse di epilessia. È anche possibile che le sue stranezze fossero solamente una mossa politica per esplicitare il proprio disprezzo per il Senato.

 With love , D. ❤

giovedì 8 novembre 2012


L’immagine coordinata.
L’immagine coordinata di un’impresa è un concetto che racchiude tutti i diversi aspetti dell’organizzazione: i prodotti e i servizi, l’esperienza e il comportamento dei dipendenti, il modo in cui l’impresa comunica con i clienti e, naturalmente, l’identità visiva con la quale si esprime l’univocità dell’immagine aziendale nei confronti del mondo esterno. In particolare, il marchio deve quindi esprimersi in maniera semplice ed immediata, attraverso caratteri chiari e distintivi e deve evocare efficacemente l’azienda nel suo complesso .In quanto immagine, si riferisce alla percezione che l'ambiente, inteso come gruppo di potenziali destinatari del messaggio. L’immagine diventa coordinata quando i differenti fenomeni comunicativi risultano coerenti l'uno con l'altro. Questa coerenza si riferisce tradizionalmente a elementi di comunicazione visiva quali, ad esempio,loghi, colori, caratteri tipografici, impaginazione e presentazione grafica dei documenti, impostazione della comunicazione commerciale e promozionale.

Il set aziendale dell’immagine coordinata
Il set aziendale dove è presente l’immagine coordinata è costituito da: logo, carta intestata, busta coordinata alla carta intestata, biglietto da visita e, negli ultimi anni, sito web; da non dimenticare  la pubblicità predisposta per qualsiasi mezzo, dal cartaceo al televisivo. I vari elementi visivi devono tutti essere correlati fra loro e seguire lo stesso filo narrativo senza deviazioni.

With love , D. ❤

mercoledì 10 ottobre 2012


Lo sapevi che...?



-Le persone intelligenti hanno più rame e zinco nei capelli
-I genitori più giovani di tutti i tempi avevano 8 e 9 anni e vissero in cina nel 1910
-è impossibile starnutire con gli occhi aperti
-Il cuore di un gamberetto è nella testa
-L'impronta della lingua, come per le impronte digitali, è diversa per ogni uomo
-Lo stato con la percentuale più alta di persone che vanno a piedi al lavoro è L'Alaska
-La coca cola originariamente era verde
-circa ogni 4,30 minuti vengono scaricate 694.000 canzoni illegalmente in tutto il mondo?
-i giubbotti anti-proiettili, le uscite antincendio, i tergicristallo e le stampanti laser hanno una cosa in comune? Sono stati tutti inventati da donne
-i coccodrilli non possono tirar fuori la lingua
-il proprietario dell' Adidas e quello della Puma sono fratelli
-Neil di art attack era un chitarrista heavy metal?
- la scarpetta di cenerentola non era di cristallo, bensì di pelle di scoiattolo?
-L'equivoco nasce da una errata interpretazione della parola vair(pelliccia di --scoiattolo) che venne fraintesa dal favolista francese in verre(cristallo).
-l’82% degli italiani mette le calze nuove nel primo cassetto
-I contenitori delle sorprese delle uova Kinder sono gialli  perché cosi sembrano il tuorlo delle uova vere !
- l'albero più antico del mondo si trova al confine tra la Svezia e la Norvegia ed è un abete rosso di 8.000 anni
-una giraffa può pulire le proprie orecchie con la lingua
-Le tartarughe sanno respirare dal sedere
-Nessuna parola fa rima con UVA
- Cervantes e Shakespeare, considerati i maggiori esponenti della letteratura spagnola ed inglese rispettivamente, morirono nello stesso giorno, il 23 aprile 1616
-Se in un qualsiasi video di Youtube si mette play, si tiene premuta la freccia sinistra della tastiera e poi
-si clicca la freccia in su..il pallino diventa un serpente e inizia il gioco di snake
 -le pupille degli occhi delle capre sono quadrate
-Venere è l'unico pianeta che ruota in senso orario
- milioni di alberi nel mondo vengono piantati per caso  da scoiattoli che sotterrano le loro noci e non si ricordano dove
-Negli Stati Uniti il maggior numeri di incidenti stradali è dovuto al rovesciamento del bicchiere del caffè da parte del conducente
-La  J è l'unica lettera che non compare nella tavola degli elementi
-Per raggiungere la stella più vicina in automobile dovremmo viaggiare a 160 km/h per 29 milioni di anni
-  la maggior parte delle risate preregistrate che si sentono in TV risalgono all'inizio degli anni Cinquanta? Oggi buona parte della gente che sentite ridere è morta
-Gli americani spendono quattro volte di più per gli alimenti dei loro cani e gatti domestici, che per gli alimenti dei loro bambini
- Una mucca può salire le scale ma non scendere
-Un coniglio non può vomitare
-  il vaticano non paga ICI, IRPEF, IRES, IMU, tasse immobiliare e doganali, gas, acqua e fogne
- se si è grassi a tal punto da pesare 650 kg si è "anti-proiettili"? Lo strato di grasso in eccesso funge da vero e proprio giubbotto anti-proiettile

With love , D. ❤

mercoledì 5 settembre 2012


Palmarès en poche

étape 4


Tutti gli esercizi unità 4 , parte colorata e in bianco e nero















With love , D. ❤

sabato 1 settembre 2012


-Neil Armstrong 

Neil Alden Armstrong, nato il 5 agosto 1930 a Wapakoneta, in Ohio, prima di intraprendere quell'eccezionale carriera che lo ha portato ad essere il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna, si è laureato in ingegneria aeronautica alla Purdue University e ha conseguito il master in ingegneria aerospaziale all'Università della California del Sud. Dal 1949 al 1952 Armstrong è stato aviatore della Marina militare e, dopo aver lasciato la Marina, è diventato pilota collaudatore (fu collaudatore di molti nuovi aerei ad alta velocità, compreso l'X-15 capace di raggiungere i 7.000 km/h. Volò su 200 diversi modelli di veicoli aerei, compresi jet, razzi, elicotteri e alianti). 
E' proprio durante lo svolgimento delle mansioni di pilota collaudatore che è stato scelto per diventare un membro del corpo degli astronauti. 

Anche se fece parte dell'equipaggio di riserva in numerose missioni, il suo primo volo avvenne nel 1966 a bordo della Gemini 8. Durante quell'emozionante avvenimento, lui e il suo compagno David Scott portarono a termine con successo il primo aggancio di due navicelle nello spazio. 
Nel luglio del 1969, il "passo" decisivo: ad Armstrong viene affidato il comando dell'Apollo 11, la prima navicella con equipaggio a posarsi sulla Luna e, il 20 luglio 1969, insieme al collega Edwin Aldrin, è il primo essere vivente che imprime la sua impronta sulla superficie lunare. 

L'impresa di Armstrong, che ha comportato una grande preparazione, oltre che un'enorme coraggio, è straordinaria perchè la conquista della Luna è forse la più grande impresa scientifica di tutti i tempi, il risultato più eclatante dell'ingegno dell'Uomo. 

Celeberrime le parole del comandante al momento della storica impresa quando, in preda all'emozione, scendendo la scaletta del modulo lunare, Armstrong disse: "Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l'Umanità". 

Una volta atterrati, Armstrong e Edwin Aldrin esplorarono la superficie della Luna per due ore e mezzo. In seguito, tornato in patria con trepidante attesa da parte di media e autorità, celebrato come un eroe, Armstrong ricevette la medaglia della Libertà dal Presidente, in riconoscimento dei traguardi raggiunti e del suo contributo al programma spaziale. 
Altri riconoscimenti ottenuti sono il Robert J. Collier Trophy sempre nel 1969, il Robert H. Goddard Memorial Trophy nel 1970, e la Congressional Space Medal of Honor, nel 1978. 

Neil Armstrong lasciò la NASA nel 1971 per insegnare ingegneria aerospaziale all'Università di Cincinnati, dove rimase fino al 1979. Fece inoltre parte della Commissione Nazionale per lo Spazio dal 1985 al 1986. Nel 1986 fu vicepresidente della commissione d'inchiesta presidenziale che indagò sull'esplosione dello Space Shuttle Challenger. 
Neil Armstrong, sposato, con due figli, ha vissuto a lungo in Ohio e lavorato per la AIL, Inc. società dedita allo sviluppo di sistemi per il dipartimento della difesa. 

Muore in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo un intervento al cuore, all'età di 82 anni, il 25 agosto 2012.

- Edwin Aldrin

Edwin Eugene "Buzz" Aldrin Jr. È il secondo uomo, dopo Neil Armstrong, ad aver messo piede sul suolo lunare grazie alla missione americana Apollo 11. Celebri e storiche sono rimaste alcune sue immagini scattate dal collega che lo precedette nello sbarco, come quella in cui Buzz scende la scaletta del modulo lunare "Aquila", oppure quella in "primo piano", in cui suolo lunare, buio spazio intergalattico e bandiera americana si riflettono sul visore del suo casco. 

Il temerario astronauta è nato il 20 gennaio 1930 a Montclair, nel New Jersey (Stati Uniti). Diplomato alla Montclair High School, di Montclair, nel New Jersey; ha conseguito una laurea scientifica nel 1951 all'Accademia Militare degli Stati Uniti di West Point, New York, risultando terzo nella sua classe; ha poi ottenuto un Dottorato di Scienza dell'Astronautica presso il Massachusetts Institute of Technology, Cambridge. La tesi che scrisse recava il titolo: "Comando per rendez-vous orbitali con equipaggio". In seguito, grazie alla sua eroica impresa, Aldrin ha ottenuto lauree ad honorem da sei diversi college ed università. 

Buzz Aldrin è entrato alla NASA con il terzo gruppo di astronauti nominati nell'ottobre 1963. Prima di entrare nella NASA, Aldrin volò in 66 missioni di combattimento pilotando F-86 mentre era in servizio in Corea. Alla Nellis Air Force Base, nel Nevada, prestò invece servizio come istruttore di combattimenti aerei. In seguito passò alla Air Force Academy, come pilota comandante di F-100 a Bitburg, in Germania. Dopo aver ricevuto il dottorato al MIT, fu assegnato al Gemini Target Office della Air Force Space Systems Division, a Los Angeles. 

L'11 novembre 1966, Aldrin ed il pilota comandante James Lovell furono lanciati nello spazio nella navetta Gemini 12 per un volo di quattro giorni che chiuse con successo il programma Gemini. Aldrin stabilì un nuovo record di attività extraveicolare (EVA), trascorrendo 5,5 ore fuori della navetta. 

Dopo queste prime ed importanti esperienze in campo spaziale, prestò appunto servizio come Pilota del Modulo Lunare dell'Apollo 11 e, tra il 16 ed il 23 luglio 1969, fece parte della prima missione con equipaggio ad atterrare sulla Luna. Aldrin seguì Neil Armstrong sulla superficie della Luna il 20 luglio 1969, effettuando 2 ore e 15 minuti di camminata lunare (con tanto di rilevazioni scientifiche sul campo. Come quella relativa alla misurazione del vento solare, immortalata in un'altra celebre fotografia). 

Nel luglio 1971 Aldrin si dimise definitivamente dalla NASA. Facendo un riassunto della sua attività spaziale complessiva, emergono dati strabilianti, se si pensa che trascorse in totale 289 ore e 53 minuti nello spazio, delle quali 7 ore e 52 minuti spese in attività extraveicolari. 

Nel marzo 1972, Aldrin si dimise anche dal servizio attivo all'Air Force, dopo ventun anni di servizio (nei quali, fra l'altro, durante la Guerra di Corea, abbatté due aerei MIG 15 nemici), nonché dalla sua posizione di comandante della USAF Test Pilot School dell'Edwards Air Force Base. 
In quello stesso anno, scrisse un'autobiografia intitolata "Ritorno alla Terra". Ma Aldrin ha scritto anche un secondo un secondo libro, stavolta dedicato esclusivamente al Programma Apollo, intitolato significativamente "Uomo sulla Terra". 

Edwin "Buzz" Aldrin ha ricevuto, per i servizi svolti in nome del progresso uomano e scientifico, numerose decorazioni e onorificenze, compresa la Presidential Medal for Freedom nel 1969, il Robert J. Collier Trophy, il Robert H. Goddard Memorial Trophy e nel 1969 e l'Harmon International Trophy nel 1967. 

Il celebre astronauta, oggi assai anziano, è sposato e ha avuto tre figli (J. Michael, nato il 2 settembre 1955; Janice R., nata il 16 agosto 1957; Andrew J., nato il 17 giugno 1958).


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venerdì 17 agosto 2012


Ambientato in una comunità del prossimo futuro al pari di The Giver (The giver -- http://nefer97.blogspot.it/2012/08/the-giver-il-donatore.html ), in un villaggio dove ognuno pensa solo a se stesso e le persone con malattie o problemi fisici sono considerate inutili per la comunità e vengono lasciate morire, una ragazzina zoppa lotterà per conquistarsi il diritto di vivere.
Ma, riuscendo a ricavarsi un posto all’interno di quella società, si renderà poi conto di come sia profondamente sbagliata e di quanto sia necessario cambiarla. Rifiuterà quindi l’occasione che a un certo punto le verrà offerta di scappare, e deciderà di fermarsi per iniziare a cambiare le cose dall’interno.


Se pur uscito come seguito di "The Giver" (se mai leggerete entrambi i libri) vi accorgerete che c'è ben poco (per non dire nulla) in comune tra le due storie.

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Fairy Oak è un villaggio magico e antico, nascosto fra le pieghe di un tempo immortale. A volerlo cercare, bisognerebbe viaggiare fra gli altopiani Scozzesi e le scogliere Normanne, in una valle fiorita della Bretagna, fra i verdi prati irlandesi e le baie dell'oceano. Il villaggio è abitato da creature magiche ed esseri umani, ma è difficile distinguere gli uni dagli altri. Infatti, fate, maghi, streghe e cittadini comuni abitano quelle case di pietra da tanto di quel tempo che ormai nessuno fa più caso alle reciproche stranezze. E dopo tanto tempo, tutti si somigliano un po'! A parte le fate, che sono molto, molto piccole e luminose... e volano! I maghi e le streghe della valle le chiamano per badare ai piccoli del villaggio. Questa storia è raccontata proprio da una di loro: Felì, la fata delle due gemelle Vaniglia e Pervinca.

Fairy Oak, nella Valle di Verdepiano, è un antico villaggio incantato, cresciuto attorno a Quercia, il grande albero fatato da cui prende il nome. A Fairy Oak i Magici della luce e del buio hanno stretto alleanza e vivono in armonia con i Nonmagici, tanto che non è facile distinguere gli uni dagli altri. Ma il tempo della pace sembra destinato a finire, perché un antico nemico è tornato in cerca di rivincita. Il Signore del Buio vuole governare il mondo nell'oscurità e per farlo deve distruggere l'altra metà del magico potere, la luce. La difesa è affidata ai Magici, che già in passato sono riusciti a respingerlo, ma il Nemico si insinua tra loro e l'antica alleanza vacilla. La speranza è nelle giovani mani di Vaniglia e Pervinca, le streghe gemelle, simbolo vivente dell'alleanza. Continua così, tra mille avventure, il racconto di Felì, la fatina luminosa a cui e affidato il difficile compito di proteggere le streghe gemelle di Fairy Oak.


La guerra travolge la valle di Verdepiano. Gli abitanti di Fairy Oak organizzano la difesa, ma il dubbio avvelena i loro animi: il Nemico è riuscito a insinuarsi tra le gemelle? L'Antica Alleanza tra Luce e Buio è spezzata? Nonostante l'affetto di Vaniglia, Pervinca è costretta a fuggire ed è allora che il Nemico sferra l'ultimo attacco. Le mura di Fary Oak sembrano resistere, ma il Signore del Buio ha in serbo una sorpresa che sconvolge gli assediati. Forse però non tutto è come appare. Si conclude con questo terzo episodio il lungo racconto di Felì, la piccola fata luminosa che veglia sulle streghe gemelle di Fairy Oak.

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“Papà… Mamma…” si azzardò a chiedere dopo il pasto serale “vorrei domandarvi una cosa”.
“Che cosa, Jonas?” chiese Papà.
Jonas si costrinse a pronunciare le parole, pur sentendosi avvampare d’imbarazzo: le aveva provate e riprovate mentalmente tornando dall’Annesso.
“Voi mi amate?”
Seguì un momento di silenzio impacciato, poi a Papà sfuggì una risata. “Jonas. Proprio tu! Precisione di linguaggio, per piacere!”
“Che vuoi dire?” chiese Jonas. Tutto si era aspettato, fuorchè una reazione divertita.
“Papà vuol dire che hai usato un termine troppo generico, così privo di significato da essere caduto in disuso” gli spiegò Mamma.
Jonas li fissò allibito.
Privo di significato?
Non aveva mai provato qualcosa che avesse più significato di quella memoria.
“E naturalmente la nostra Comunità non può funzionare correttamente, se non si usa un linguaggio preciso. Perciò puoi chiedere “provate piacere a stare con me?” e la risposta è sì” proseguì sua Mamma.
“O” suggerì Papà “”siete fieri dei miei risultati?” e di nuovo la risposta è sì”.
“Capisci perchè non è appropriato usare il termine “amore”?” chiese Mamma.
Jonas annuì. “Sì, grazie, lo capisco” rispose lentamente.
Quella fu la prima volta che mentì ai genitori.


Trama:

Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non ci sono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto ciò che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte o profondità emotive, ma neppure a incertezze o rischi. Ogni unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Nella Comunità non ci sono scelte, colori, piaceri, amore, emozioni, e persino il tempo atmosferico è sempre lo stesso. Non puoi sceglierti il lavoro, il consorte, la famiglia. Nella "Cerimonia dei Dodici", ai 12enni viene assegnato il lavoro che avrebbero dovuto svolgere per il resto della loro vita. Jonas, in questa cerimonia, viene insignito del compito di ricevere le Memorie dell’Umanità. Egli raccoglie i ricordi dal "Giver" provando sulla propria pelle tutte quelle sensazioni che nessun altro membro della comunità conoscerà mai: scopre i colori, il significato dell'amore, del dolore, della frustrazione, e scopre il terribile segreto della Società in cui vive. Si rende conto quindi che la strada verso la conoscenza è un cammino senza ritorno.



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domenica 24 giugno 2012


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martedì 29 maggio 2012


I DIRITTI CIVILI


Per poter godere della libertà non basta affermarla in linea di principio, ma bisogna definirla in modo preciso nei singoli diritti concreti della vita. La libertà, suprema aspirazione dei popoli, va difesa in ogni insidia sia dei singoli o di gruppi organizzati, sia dello stesso Stato, che quando assume carattere autoritario, totalitario o dittatoriale la calpesta e la mortifica.

Vengono precisate così le libertà, quindi i diritti, ma anche i doveri che formano un tutto armonico per il benessere e il progresso morale e sociale.

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Libertà personale

Il primo fondamentale diritto di libertà è la libertà personale, cioè la libertà all’integrità fisica dell’individuo, che è dichiarata inviolabile dell’articolo 13 della Costituzione.
Libertà di unione

I cittadini hanno il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi in un dato luogo e in una qualsiasi forma (assemblea, corte, processione religiosa ecc) per un qualsiasi scopo (assistere a uno spettacolo o a un comizio, manifestare un’opinione ecc)
E’ questa la libertà di riunione prevista dall’articolo 17 della Costituzione
Libertà di domicilio

Ciascuno ha il diritto a che la propria abitazione resti immune da ispezioni, perquisizioni, sequestri o invasori arbitrarie.
E’ questa la libertà di domicilio, che riceve dall’articolo 14 della Costituzione una disciplina analoga a quella della libertà personale.
Libertà di associazione

I cittadini hanno il diritto di associarsi con un rapporto duraturo di organizzazione o cooperazione per raggiungere qualunque scopo che non sia vietato dalla legge penale.
Non è richiesta alcuna autorizzazione.
E’ questa la libertà di associazione garantita
Libertà e segretezza di comunicazione

Ciascuno ha il diritto di comunicare con una o più persone determinate con qualsiasi mezzo (posta, telefono, telegrafo ecc.), senza che tersi possano prendere conoscenza del contenuto delle comunicazioni. E’ questa la libertà e la segretezza di corrispondenza e di comunicazione, che l’articolo 15 della Costituzione dichiara inviolabili.
Libertà di manifestazione del pensiero

Tutti possono nutrire nell’animo un qualsiasi convincimento e possono manifestarlo con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione.
 È questa la libertà di manifestazione del pensiero prevista dall’articolo 21 della Costituzione.
Libertà di circolazione e soggiorno

Il cittadino italiano è libero di circolare e soggiornare del territorio nazionale, può uscirne e rientrare a proprio piacimento.
E’ questa la libertà di circolazione e soggiorno, prevista dall’articolo 16 della Costituzione
Libertà religiosa

Alla libertà religiosa si accompagna la libertà di culto. Tutti hanno il diritto di professare liberamente la propia fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume. È questa la libertà religiosa garantita dall’ articolo 19 della Costituzione .

Alcune “storiche” definizioni di azienda

Fabio Besta
Gino Zappa
Aldo Adamuzzi
Questo grande autore delle nostre discipline vide l’azienda essenzialmente come “complesso di operazioni”, considerato quindi soprattutto l’aspetto dinamico. Egli la definì: “la somma dei fenomeni, negozi o rapporti da amministrare”
L’altro grande autore della economia dette, in due tempi diversi, due definizioni di azienda.
Nella prima mise in evidenza l’aspetto dinamico e considerò l’azienda: “una coordinazione economia in atto istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani”.
Nella seconda privilegiò l’aspetto strutturale definendo l’azienda come “un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento di bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione o il procacciamento e il consumo della ricchezza”.
Secondo questo autore l’azienda è “ un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente in cui è parte complementare, un processo di produzione o di consumo, o di produzione e di consumo insieme, a favore del soggetto economico altresì degli individui che vi cooperano”. L’autore sottolinea quindi che l’azienda opera in un più vasto ambiente sociale, politico e culturale con il quale interagisce

With love , D. ❤

giovedì 10 maggio 2012

Stiamo lasciando che gli altri “Salvino Il mondo “ al posto nostro . Ma ce ne pentiremo presto ; ecco le gravi conseguenze che subirà l’Italia alla fine del secolo: Circa 5000 Km di coste finiranno sott'acqua. Venezia finirà sommersa del tutto; I ghiacciai delle Alpi scompariranno quasi del tutto (finiranno “le settimane bianche”); I grandi fiumi come il Po subiranno una drastica diminuzione della loro portata, entrando in fase di secca nel periodo estivo compromettendo così l'apporto di acqua per i bacini idroelettrici; Il fenomeno deserto aggredirà in Italia la Sicilia , la Puglia , la Calabria e la Sardegna. La Val Padana sarà interessata da fenomeni di aridità; L'acidificazione e l'aumento della temperatura sul Mediterraneo ridurrà drasticamente la vita marina, con scomparsa di pesci autoctoni a vantaggio di specie provenienti dall'Oceano Indiano poco commestibili e in alcuni casi velenose; A causa della conformazione orografica dell'Europa con le Alpi e i Pirenei e a causa dell'aumento della evaporazione del Mediterraneo, si creerà il fenomeno della depressione: l'aria calda che dal mare salirà verso gli strati più alti dell'atmosfera “succhierà” aria calda africana, con inevitabili bolle e ondate di calore che giungeranno fino a ridosso dell'arco alpino, come accadde nel 2003 ( il 2003 è stato solo un breve assaggio!); A causa delle continue ondate di calore sono previsti per tutto il bacino del Mediterraneo, stando ai dati dell'estate del 2003, almeno 35.000 morti l'anno, ma che purtroppo potrebbero raddoppiare. Oltre a ciò malattie veicolate da insetti che nel caldo-umido trovano il loro habitat ideale, aumenteranno a dismisura; Con il gran caldo gli incendi delle ultime foreste e macchie mediterranee saranno inarrestabili, accelerando così il fenomeno dell'effetto serra e degradando definitivamente i suoli; L'agricoltura avrà il colpo di grazia soprattutto al Sud dove la carenza d'acqua e l'aumento delle temperature colpiranno drasticamente le produzioni ortofrutticole; Per l'Italia un danno rilevante per i suoi vini ed oli doc, dove l'effetto stress da eccessivo calore modificherà gli aspetti organolettici compromettendone le caratteristiche del frutto. Pericoli anche per la produzione del Parmigiano a causa dell'inevitabile peggioramento e diradamento dei pascoli; Sono previste massicce ondate di “profughi del clima” ( si parla da qui al 2050 di almeno 90 milioni di persone) che dalle coste africane cercheranno di raggiungere l'Europa attraverso soprattutto la Spagna , l'Italia e la Grecia. Con il caldo torrido aumenterà la richiesta di energia elettrica per mandare avanti tutti i condizionatori che sempre di più si istalleranno negli edifici italiani. Questo comporterà in estate, con la forte diminuzione di acqua per i bacini idrografici, per l'assenza di vento per gli impianti eolici, una grande crisi energetica che potrebbe portare a continui e gravi black out come accadde nel settembre 2003. L'Italia che per il 68% dipende dai combustibili fossili ( i maggiori incriminati per l'effetto serra), non ha davanti a sé uno scenario sereno.  Anche gli animali soffrono a causa dei cambiamenti del clima: Una riduzione media della taglia dei pesci, sta alterando la catena alimentare marina, oltre che far calare drasticamente la disponibilità di pescato. Molti animali in Italia si stanno estinguendo : il camoscio d'Abruzzo il cervo sardo in Sardegna la tartaruga marina Questi sono solo alcuni degli animali in via d’estinzione in Italia , circa il 68% degli animali presenti è in grave pericolo , e si presume che alla fine del secolo circa il 30 % si sarà estinto.
With love , D. ❤

mercoledì 9 maggio 2012

Disinfezione e sterilizzazione E’ fondamentale conoscere i principali mezzi di disinfezione e sterilizzazione per uno svolgimento corretto e sicuro della sua professione. Ognuno deve garantire nel modo più assoluto il massimo dell’igiene del suo ambiente di lavoro, della biancheria e degli strumenti utilizzati al fine di prevenire le malattie trasmissibili tramite oggetto o contatto diretto. • Disinfezione: rappresenta qualunque intervento il cui fine è quello di eliminare i germi patogeni da un ambiente, dagli oggetti, dalla cute e dalle mani ecc. • Sterilizzazione: rappresenta qualcosa di più profondo, consiste in qualunque intervento il cui scopo è quello di eliminare tutti i germi patogeni, saprofiti, e anche le spore. Disinfezione e sterilizzazione con mezzi naturali La luce solare: La luce solare svolge un’azione antimicrobica, un azione debole poiché questi raggi sono poco penetranti. L’aria ed essiccamento: E’ un disinfettante naturale e ha un’azione molto importante, che è la disidratazione della cellula batterica, con interferenza sul suo metabolismo e sulla sua vitalità. Concorrenza vitale: E’ sempre presente una vera competizione tra le diverse specie di microrganismi; di solito i microrganismi patogeni sono svantaggiati perché richiedono condizioni di vita particolari. La diluizione non svolge una vera funzione di disinfestazione, tuttavia tende a diminuire la carica microbica e di conseguenza la possibilità di infezione. Disinfezione e sterilizzazione con mezzi fisici Le radiazioni ultraviolette (UV) svolgono un’aziono antimicrobica, portando danni agli acidi nucleici di molti tipi di batteri. Sono poco penetranti e la loro azione interessa soltanto le superfici dei materiali. I raggi UV sono utilizzati per ottenere disinfezione, ma anche aseps. Sono spesso utilizzati da estetiste e parrucchiere per conservare ed evitare la concimazione di strumenti ed oggetti già sterilizzati in precedenza. Le radiazioni gamma sono in grado di sterilizzare, distruggendo forme vegetative e spore grazie al loro maggiore potere di penetrazione. Sono utilizzati per sterilizzazione di materiali già confezionati (siringhe, garze ecc). Calore: Il calore ha il compito di distruggere i germi patogeni, non patogeni e le forme spirali. Sarà in grado di disinfettare o sterilizzare a seconda: • Della temperatura raggiunta • Del tempo di applicazione del trattamento • Fiamma diretta: l’incenerimento: E’ utilizzato per eliminare oggetti infetti, distruggendo i microrganismi ma anche il materiale stesso. Il flombagge, invece, è un modo semplice per sterilizzare prima dell’uso, scaldando l’oggetto che serve sulla fiamma. Col calore secco, invece, e l’aria secca che è in grado di disinfettare o sterilizzare, il materiale viene messo accanto a correnti d’aria calda (stufa di pasteur.). L’aria ha una bassa conducibilità termica e cede calore lentamente; per ottenere la distruzione delle spore bisogna far continuare il processo per almeno 1 / 2 ore a 160°. • Calore umido: 01) l’ebollizione. Si ottiene solo disinfettando, infatti l’acqua che bolle a circa 100°C è capace di eliminare i germi patogeni e quasi tutti i germi non patogeni. Le spore vengono in questo contesto escluse, essendo troppo resistenti.02) il vapore fluente: il vapore acqueo cede calore e scalda velocemente. Si ottiene con esso disinfezione ma non sterilizzazione. 03) Vapore sotto-pressione: è il migliore per sterilizzazione perché raggiunge temperature molto elevate (121°C) Disinfezione con mezzi chimici Definizione disinfettanti chimici: Si intende quei numerosi composti chimici utilizzati per struggere i microrganismi. Nei confronti delle spore, la questione si complica contando la di loro resistenza. In base a ciò, distinguiamo: • Disinfettante completo: esercita la sua azione su forme vegetative e spore • Disinfettante incompleto Disinfezione della cute Per la disinfezione integra, l’alcol è il disinfettante più utilizzato. Se si procura una piccola ferita bisogna seguire queste regole: • Indossare guanti monouso; per fermare il sangue, premere con garze sterili • Pulire la ferita e lavare la zona di pelle attorno ad essa usando acqua e detergente per rimuovere lo sporco • Applicare il disinfettante con garze sterili, muovendosi dall’interno verso l’esterno • Se la ferita è piccola e non sanguina, meglio lasciarla allo scoperto, se invece è il contrario applicare un cerotto. Disinfezione strumenti Gli strumenti devono essere disinfettati prima e dopo il loro utilizzo. Qui di seguito ecco le norme fondamentali: • Utilizzare guanti monouso e fare attenzione a non ferirsi • Lavare il materiale con acqua, assicurandosi di togliere eventuali sostante organiche presenti • Procedere alla disinfezione degli strumenti E’ inoltre bene tenere presente che: • Meglio usare oggetti monouso • Gli oggetti taglienti devono essere ASSOLUTAMENTE sterilizzati • Gli apparecchi UV sono inefficaci contro il virus HIV. With love , D. ❤

martedì 8 maggio 2012

FRANCESCO PETRARCA (1304-1374) Biografia Petrarca nacque ad Arezzo il 20 luglio 1304 da una famiglia borghese fiorentina. Il padre, ser Petracco, che era notaio, fu mandato in esilio quando la fazione nera si impadronì di Firenze. Allora si trasferì con la famiglia ad Avignone, dove risiedeva la Curia papale. Francesco a 16 anni intraprese gli studi giuridici, ma la sua vocazione era quella letteraria; per cui da Bologna, dove studiò, si ritrasferì ad Avignone. Qui condusse una vita futile, ma allo stesso tempo si dedicò allo studio dei classici. Accanto a questi aveva sempre con sé un libro, ovvero le Confessioni di Sant’Agostino. Da ciò si può risalire alle tendenze fondamentali di Petrarca: il culto dei classici e a spiritualità cristiana. La lingua che prediligeva era il latino, ma coltivava l’interesse anche per la poesia lirica in volgare. Come i poeti d’amore, Petrarca rivolse le sue poesie intorno alla figura di Laura, la donna che amava, il cui nome richiama la pianta del lauro, la pianta sacra ad Apollo, dio della poesia. Sull’effettiva esistenza di questo amore sono nate delle discussioni, ma per quello che ci tramanda il Canzoniere l’esperienza è realmente avvenuta. Ma questo amore nella sua attività letteraria sembra aver avuto poca importanza, in quanto assumeva un simbolo intorno a cui il poeta non rivolgeva che i suoi dispiaceri, le sue sofferenze, i suoi fallimenti. Ma dietro tutto ciò in Petrarca nasce l’esigenza di una sicurezza materiale e di agiatezze. Prese perciò gli ordini minori, che non implicavano la cura delle anime, ma che gli consentivano di accedere a cariche e a profitti vantaggiosi. Al bisogno di sicurezza materiale si contrapponeva la curiosità e la voglia di scoprire posti nuovi, che lo spinsero a viaggiare. Il viaggio per Petrarca era un modo per arricchire la sua cultura: in qualunque abbazia o monastero che andava a visitare, si soffermava nelle biblioteche, dove si dedicava allo studio dei classici latini che lì erano ormai dimenticati. Ma a questa voglia di scoprire si contrapponeva anche la necessità di chiudersi in se stesso. Questo si realizzava a Valchiusa, poco lontano da Avignone. Petrarca amava rifugiarsi lì, lontano dalle preoccupazioni della vita e dalla confusione della città, dove poteva dedicarsi alla lettura, alla scrittura e alla meditazione. Questo otium fece da sfondo per la produzione di gran parte delle sue opere. L’attività letteraria era però per Petrarca anche il bisogno di gloria e riconoscimento. Questo bisogno fu colmato nel 1341, quando fu incoronato ad una cerimonia in onore della poesia. Dopo questo appagamento terreno, Petrarca passò una crisi religiosa, quando l’entrata in convento del fratello Gherardo suonava per lui come un rimprovero. Questo “dissidio” si tradusse in un travaglio interiore, in cui si alternavano il desiderio di purificazione dell’anima e il bisogno di dedicarsi alla letteratura, senza mai uno sbocco definitivo. Ma l’attività letteraria è anche impegno politico ed in contrasto al suo bisogno di chiusura interiore, Petrarca risente della crisi politica. Dunque con la qua eloquenza, appoggia il ritorno del papa a Roma, accusa la corruzione della Curia avignonese, rivolge appelli all’imperatore Carlo IV di Boemia affinché scendesse in Italia per ristabilire l’autorità papale, invoca una pace durevole e soprattutto ammira il tentativo di Cola di Rienzo che, restaurata la repubblica a Roma, desidera riportare la città alla sua grandezza originaria. Cos’ invia molte lettere a Cola per esortarlo e scende in Italia per stare al suo fianco, ma la notizia del regredire dell’azione lo distoglie dai suoi propositi. L’intolleranza di Petrarca per questa situazione giunge ai limiti nel 1347, quando lascia Avignone e va in Italia, dove si dedica alla scrittura e allo studio presso alcune famiglie signorili. Muore nel luglio del 1374. Figura dell’intellettuale con Petrarca Petrarca impersona la figura di intellettuale cosmopolita, di intellettuale cortigiano e di intellettuale chierico. Intellettuale cosmopolita in quanto in lui vi è la necessità di viaggiare, come si può ravvisare nei suoi viaggi per le varie città italiane, in nome di un ideale nazionale, ma in termini culturale e letterari e non politici. Intellettuale cortigiano in quanto accetta come istituzione la Signoria, ormai affermatasi pienamente in Italia, e la sostiene, attraverso l’esercizio di una funzione pubblica. Nonostante ciò resta comunque geloso della sua autonomia, motivo per il quale non accetta incarichi che lo vincolerebbero troppo; con i signori infatti non ha dei veri e propri rapporti istituzionali, ma tutt’al più di amicizia. Ma questa indipendenza è comunque garantita dal fatto che le rendite ecclesiastiche fanno sì che non debba dipendere dai signori. A proposito di ciò egli personifica la figura di intellettuale chierico, che riceve rendite ecclesiastiche, con le quali può comprare i libri che vuole e dedicarsi agli studi, senza bisogno di occuparsi di fatti sociali e pratici. Humanitas I privilegi di cui Petrarca gode li deve però al fatto che la letteratura in questo periodo assume un valore importante. Infatti viene considerata la più alta manifestazione dello spirito umano, l’humanitas. Il letterato è colui che fa rivivere il mondo classico, che in questo periodo tende ad assumere un ruolo sempre più importante, perché definita un modello di vita, e colui che con gli scritti sarà sempre ricordato da chi verrà dopo di lui. La letteratura inoltre non deve essere un mezzo da utilizzare per fini pratici, ma il suo studio deve essere un’attività disinteressata, in quanto è utile a formare la persona, a fare riflettere, a conoscere se stessi e a confortare l’anima. Le opere religioso-morali Maggior parte delle opere di Petrarca sono scritte in latino. In volgare scrive solo il Canzoniere e i Trionfi. La produzione latina è suddivisa convenzionalmente in religioso-morale e umanistica. Di quella umanistica fanno parte: - Invettive contro un medico e Sull’ignoranza propria e degli altri. In queste opere si può scorgere l’avversione nei confronti della filosofia scolastico-aristotelica. Infatti per Petrarca la vera filosofia non è quella che spiega la realtà attraverso degli schemi prefissati e rigidi, ma quella che tende a comprendere l’uomo e la sua interiorità. Per questo Petrarca guarda a Sant’Agostino che riteneva che “in interiore homine habitat veritas” (la verità abita nell’interiorità dell’uomo). Tra Dante e Petrarca quindi vi è una grande differenza, poiché il primo appoggiava la filosofia scolastico-aristotelica e aveva fede in un’interpretazione della realtà attraverso schemi perfetti e rigidi. Per questo Petrarca rinuncia ad affrontare il mondo esterno e si dedica unicamente alla contemplazione del proprio io. - il Secretum è stato probabilmente scritto durante la crisi religiosa del poeta. Quest’opera comprende un dialogo immaginario svoltosi in 3 giorni tra Francesco e Agostino, in presenza di una donna bellissima, qual’é la Verità. Agostino rappresenta la cosienza che scava all’interno dell’animo di Francesco al fine di trovare la verità; Francesco rappresenta in generale la fragilità del peccatore. L’opera è scritta in tre libri: 1) Agostino rimprovera Francesco per la debolezza della sua volontà nel realizzare le sue ambizioni; 2) passa in rassegna i sette peccati capitali, soffermandosi su quello che affligge maggiormente lui stesso, cioè l’accidia, intesa come incapacità di prendere delle scelte precise nella vita. 3) parla delle sue due vere colpe più gravi, ovvero il desiderio di gloria terrena e l’amore per Laura. Petrarca e il mondo classico Nel rapporto di Petrarca con il mondo classico ci si rifà a Dante. Egli non aveva coscienza della rottura tra il mondo classico ed il suo (medioevo), quindi adattava i temi e le figure del mondo classico alla sua visione della realtà prettamente medioevale. Petrarca invece è consapevole di questa rottura e perciò sente il bisogno di riportare i classici nella loro vera forma. Da qui nasce la sua attività filologica. Petrarca riscopre testi che nel medioevo erano stati emarginati. Fa importanti scoperte, come le epistole di Cicerone ad Attico che per Petrarca fungono da modello per la stesure delle sue. Confronta queste opere tra loro e li pira degli errori fatti dai copisti. Con questa attività di Petrarca si da vita a quella che poi sarà un’importante attività culturale cioè la filologia. Nei testi classici inoltre Petrarca scopre un modello di sapienza insuperabile, magnanimità e perfezione stilistica, perciò nei confronti di questi lui ha venerazione, emulazione e nostalgia per il mondo classico. Come si può ravvisare nelle lettere dell’ultimo libro delle Familiari indirizzate ad autori antichi come se fossero ancora vivi. Le raccolte epistolari Le lettere sono scritte in prosa latina ed indirizzate ad altri intellettuali amici, signori o dignitari ecclesiastici. le raccolte si dividono in 24 libri di epistole Familiari e diciassette di Senili. A parte vi sono le lettere Sine nomine (Senza nome), chiamate così perché per non correre pericoli non vi è nessun riferimento ai destinatari, in quanto contengono delle polemiche contro la corruzione della Chiesa. Altre raccolte sono quelle delle Varie, lettere rintracciate e riunite da amici collaboratori. Le lettere non sono solo colloqui confidenziali, ma soprattutto dei veri e propri componimenti letterari. Prima della pubblicazione, Petrarca fa un’ulteriore revisione togliendo ogni riferimento a luoghi, fatti e persone, sostituendo tutti i nomi con altri. Di conseguenza le lettere non sono dei documenti di vita, ma una trasfigurazione letteraria della realtà. Attraverso questa trasfigurazione Petrarca vuole dare un immagine ideale del letterato, che deve avere una fede in una cultura disinteressata, l’indifferenza per le attività pratiche, uno stile di vita tranquillo, dedicato all’otium ed in solitudine; ma per contro esso deve avere anche una funzione pubblica, deve essere da esempio e avere il ruolo di guida. La legge alla base di queste lettere è quella del classicismo, ovvero la selezione, che consiste nel selezionare gli aspetti della vita quotidiana, escludendo da essi tutto ciò che è troppo realistico, e l’idealizzazione, che consiste nel trasfigurare letterariamente questi aspetti. Torna quindi con Petrarca la separazione degli stili della cultura classica e che con Dante era andata a ribaltarsi. Basti pensare alla Commedia in cui si alternano il nobile al turpe, mentre in Petrarca la zona di realtà bassa e quotidiana venie esclusa dalla letteratura per far posto a chi è più nobile ed elevato. Tuttavia nelle epistole si può ravvisare la sua irrequietudine religiosa, identificabile nell’esposizione delle sue debolezze e dei suoi tormenti. L’Africa L’ideale classico è presente anche nell’opera Africa, un poema epico scritto in esametri latini in cui racconta la II guerra punica. I modelli sono latini: la materia è ricavata dalle Storie di Tito Livio, ma moduli narrativo-stilistici sono ricavati dall’Eneide di Virgilio. L’intento è quello di esaltare la grandezza di Roma, in particolare le gesta di Scipione l’Africano. Ma accanto ai temi epici appaiono anche temi più sofferti, come nell’episodio famoso del poema di Magone morente, dalle cui labbra escono argomenti legati alla meditazione religiosa di Petrarca: la vanità delle cose umane, la vita fatta di illusioni, l’inquietudine umana e la morte, unica vera certezza tra tutte le illusioni. Il De viris illustribus È un opera che racchiude le biografie di personaggi romani illustri. L’intento è sempre quello di celebrare la grandezza di Roma ma anche qui si possono ravvisare sfumature pessimistiche. I personaggi inoltre si velano di caratteri soggettivi, in quanto Petrarca proietta in loro le sue inquietudini. Il Canzoniere Petrarca ed il volgare Petrarca credeva che sarebbe stato famoso verso i postumi per le sue opere in volgare. Egli infatti teneva poco conto delle liriche in volgare, poiché per lui di dignità minore. Ma questo atteggiamento è contraddittorio al tanto impegno messo nella lunga realizzazione del Canzoniere. Ciò non significa che l’atteggiamento nei confronti del volgare è falso; Petrarca riteneva il latino senz’altro più dignitoso ed era convinto che esso non poteva essere superato. Ma il volgare offriva un grande campo per chi voleva raggiungere eccellenza poetica ed è per questo che Petrarca si impegna a perfezionare i suoi versi volgari. Quindi si prefiggeva da un lato di dare importanza al latino, dall’altro lato a portare il volgare alla stessa dignità del latino. Questo atteggiamento sottolinea la distanza tra Dante e Petrarca: Dante teneva al volgare a tal punto da difenderlo scrivendo un’intera opera sulla sua importanza, mentre con Petrarca il latino riacquista importanza, che però non è più quello medioevale e di Dante, caratterizzato da tensioni interne, ma un latino raffinato e ordinato. La formazione del Canzoniere Gli studiosi sono riusciti a ricostruire ben 9 redazioni della raccolte. La sistemazione definitiva risale all’ultimo anno di vita del poeta, in buona parte autentica. Prezioso è un altro codice che contiene stesure di componimenti con note del poeta a margine. Il titolo che Petrarca dà all’opera è Rerum vulgarium fragmenta. L’opera è anche chiamata Rime sparse o Canzoniere ed è costituita da 366 componimenti, in gran parte sonetti (327) ma anche ballate, canzoni e sestine. L’amore per Laura Il tema centrale è l’amore per Laura, la donna amata, conosciuta il venerdì santo in una chiesa avignonese. Questo amore è espresso come una passione tutta terrena e sensuale, ma è anche un amore inappagato e tormentato. Perciò lo stato d’animo di Petrarca oscilla da una parte all’altra senza mai una soluzione finale: da un lato contempla la figura della donna, dall’altro si lamenta per le sue sofferenze, dettate dall’indifferenza della donna, e prega Dio, confessando che di questo “vaneggiare” non può che provare vergogna ed essere consapevole “che quanto piace al mondo è breve sogno”. Nonostante ciò la sua passione non si arresta, nemmeno in seguito alla morte di Laura, per la quale il Canzoniere si divide in “rime in vita” e “rime in morte” di Laura. Ma dopo questo “vaneggiare” Petrarca sente il bisogno di qualcosa di più duraturo e sente il bisogno di purificarsi dal peccato; per questo rivolge la sua preghiera a Dio. La figura di Laura Il Canzoniere non è la somma di una serie di poesie, ma vuole essere un libro compiuto. Sarebbe tuttavia sbagliato interpretarlo come un “diario” autobiografico del poeta perché le esperienze descritte non sono identificabili con quelle vissute dal poeta, ma vanno interpretate come una trasfigurazione letteraria della realtà. È vero che rispetto alle immagini femminili dello stilnovismo, Laura risulta più umana, ma non ha la concretezza di un personaggio reale. Petrarca allude spesso alle sue doti fisiche, ma il profilo della figura resta comunque sfumato. Il paesaggio e le situazioni della vicenda amorosa. Anche il paesaggio e le situazioni in cui accade la vicenda amorosa mancano di una concretezza realistica e non hanno una loro successione cronologica. Assente è anche ogni riferimento alla storia contemporanea con i suoi conflitti per cui leggendo quest’opera si ha addirittura la sensazione che non esista una realtà esterna. Il “dissidio” petrarchesco Se per Petrarca la realtà che conta è quella interiore, la sua poesia, più che come esperienza interiore, va letta come un’analisi di coscienza. L’esperienza amorosa è simbolo di un’esperienza più vasta, cioè quella del dissidio, che già era stato analizzato nel Secretum: Petrarca sento un bisogno di eterno, di trovare pace, ma in contrasto sente con angoscia la labilità, la transitorietà delle cose umane, che ritiene illusioni destinate a precipitare con l’arrivo della morte. Deluso dalla vita terrena vorrebbe rivolgersi a Dio per liberare l’anima dall’immoralità e trovare pace e salvezza. Ma il Canzoniere non è la Commedia: il dissidio interiore alla fine del libro non ha soluzione, in quanto Petrarca resta legato ai beni terreni. Il suo intento era quello di conciliare i beni terreni con quelli eterni, cioè di attribuire alle cose terrene la dignità di quelle celesti e di poter beneficiare delle prime senza il peso del peccato, ma è proprio questa utopia che sta alla base del dissidio. Questo dissidio è una visione non solo individuale, ma di un’intera epoca, in quanto caratterizzerà la società prossima del Rinascimento. Il superamento dei conflitti nella forma Nonostante il dissidio interiore, la dizione del Canzoniere non rispecchia i conflitti interiori di Petrarca, in quanto si mostra limpida e armoniosa. Questo perché mentre scrive egli tiene sempre presente i modelli classici e si sforza di riprodurre lo stile anche nelle sue poesie. Attraverso una chiara dizione, se il dissidio non si risolve in fatti, perlomeno Petrarca giunge ad una purificazione, che si ravvisa anche nel suo minuzioso lavoro di revisione dell’intera opera. Bhè questa ragazza , non è  di mio frutto , l'aveva trovata in giro e mi era piaciuta molto e l'avevo usata per scuola ;) spero vada bene anche per voi With love , D. ❤

giovedì 3 maggio 2012

BAMBINI,COLORI,SINGNIFICATI.. Il blu: Indica un carattere calmo,sereno,socievole,bisognoso di conferma da parte dell’adulto per dare il meglio di sé. Il giallo : Indica adattabilità, energia, dinamismo, voglia di apertura verso l’esterno. È un bambino che ha tanti amici intorno a lui. Il verde: Indica un carattere tranquillo, che ama la quiete, che possiede un buon equilibrio ed è fiducioso nei confronti della vita. Il rosso: Denota vivacità, energia, voglia di aggredire la vita e passione per ogni cosa che fa. Il marrone :Segnala serietà, prudenza, concretezza, insomma il bimbo è “Con i piedi per terra Il viola: Indica che un bambino tende a idealizzare le cose, è piuttosto schivo e con un sottofondo costante di malinconia, che non va presa come disturbo, ma come componente del suo carattere. Il nero : Questo colore indica interiorità ricca, riservatezza, pudore e senso estetico. With love , D. ❤

mercoledì 2 maggio 2012

Polpette di Calamari Ricetta INGREDIENTI: • 300g di calamari surgelati • un pugnetto di mollica di pane • 1 cipolla • 1 spicchio d’aglio • prezzemolo • 1 presa di timo • 3 uova • farina • pane grattato • vino bianco secco • olio d’oliva • sale • pepe PREPARAZIONE: 1. Soffriggete la cipolla sbucciata con due cucchiai d’olio e non appena prenderà colore, scolatela bene e mettetela in un contenitore, 2. Dopo aver scongelato i calamari, lavateli e asciugateli bene, tritateli insieme allo spicchio d’aglio e al prezzemolo, prima mondati. 3. Unite il trito alla cipolla soffritta e inserite anche la mollica di pane ammorbidita in due bicchieri di vino bianco ben strizzata, due uova sbattute, una presa abbondante di timo, sale, pepe e del pane grattato, tanto quanto ne occorrerà per avere un composto di media consistenza, con quale formerete delle polpettine. 4. Passatele prima in un velo di farina, poi nel terzo uovo sbattuto con sale e pepe, e infine nel pane grattugiato. 5. Friggete in abbondante olio bollente e mettetele a prendere l’unto di cottura su un foglio di carta assorbente da cucina. 6. Servite ben calde a tavola Buon appetito.With love , D. ❤
Ricetta Pollo in Umido INGREDIENTI: • 1 pollo • 4 cucchiai di olio • 30g di burro • vino rosso • 400g di passato di pomodoro • rosmarino • salvia • 100g di olive verdi snocciolate • 30d di capperi • sale • pepe PREPARAZIONE: 1. Sventrate il pollo, fiammeggiatelo e lavatelo bene, tagliatelo a pezzi regolari. 2. Fate scaldare l’olio e il burro in un tegame, adagiatevi i pezzi di pollo e fateli colorire da ogni parte, rivoltandoli con un cucchiaio di legno. 3. Una volta rosolato, bagnatelo con un bicchiere scarso di vino rosso e lasciate che evapori a fuoco lento. 4. Tritate le foglie di salvia, il rosmarino e unitelo al pollo, rimescolate bene, aggiungete il passato di pomodoro, salate, pepate e fate cuocere il pollo per un’ora e dieci minuti circa, a fuoco lento, unendo se necessità un po’ di acqua calda. 5. Tagliate le olive a metà e unitele al pollo, insieme con i capperi, dieci minuti prima del termine di cottura. 6. Levate il pollo dal fuoco e trasferitelo in una pirofila con tutto il suo intingolo, servite in tavola. Buon appetito. With love , D. ❤

domenica 29 aprile 2012

I patrioti Bresciani Tito Speri Tito Speri (Brescia, 2 agosto 1825 – Mantova, 3 marzo 1853) è stato un patriota italiano. La statua del Monumento a Tito Speri a Brescia. In gioventù frequentò il Liceo classico Arnaldo di Brescia. Nel 1848 partì come volontario alla prima guerra di indipendenza, e dopo il successivo armistizio ritornò a Brescia dove coadiuvò il comitato clandestino a preparare l'insurrezione delle Dieci giornate di Brescia. Tito Speri comandò la difesa di Porta Torrelunga (l'attuale Piazza Arnaldo) e della piazza che oggi porta il suo nome. L'insurrezione scoppiò approfittando della partenza di parte dell'esercito austriaco verso il Piemonte, e si concluse il 1º aprile 1849, vedendo lo Speri protagonista di vari scontri armati. Con la capitolazione della città, il patriota si rifugiò nel cantone italiano a Lugano, fino a scendere verso Torino per aderire ai moti mazziniani. Rientrò poi a Brescia dopo l'amnistia. Ma la sua attività cospirativa fu scoperta e Tito Speri arrestato; venne condannato a morte nel 1853 tramite impiccagione a Belfiore, nel Quadrilatero austriaco. Il monumento a Tito Speri (innalzato nell'omonima piazza di Brescia) venne inaugurato solennemente il 1º settembre 1888. Resta famosa una poesia a lui dedicata da Giulio Uberti. Enrico Tazzoli (Canneto sull'Oglio, 1812 – Mantova, 7 dicembre 1852) è stato un patriota e sacerdote italiano, il più noto dei Martiri di Belfiore. Professore di filosofia nel seminario vescovile, fu arrestato la prima volta il 12 novembre 1848 per aver pronunciato in chiesa una predica[1] contro i tiranni parlando delle potenze imperiali durante il "sacco di Mantova" del 1630, ma evidentemente alludendo agli "imperiali" austriaci di quell'anno. Tazzoli pur ovviamente non condividendo la visione religiosa di Mazzini, si convinse che il movimento della Giovine Italia era l'unico che avesse organizzazione e adesioni sufficienti ad assicurare concretezza d'azione. Molto impegnato nell'assistenza filantropica e nella educazione popolare, sposò i principi di un suo cristianesimo "illuminato", con lo spirito umanitario e "democratico" delle lotte risorgimentali, tanto da definire il suo supremo amor di patria la sua "seconda religione". Il 2 novembre 1850, in una abitazione al numero 10 dell'odierna via Chiassi, diciotto mantovani parteciparono alla seduta che pose le basi di un comitato insurrezionale antiaustriaco. Tra questi don Enrico Tazzoli era il vero organizzatore e coordinatore del moto. Egli era, altresì, in accordo con Mazzini, esule a Londra, per lanciare le cartelle del prestito interprovinciale mazziniano. Rinvenute casualmente alcune di queste cartelle, la polizia austriaca, facendo anche uso della tortura, scoprì la congiura. Don Enrico Tazzoli fu arrestato il 27 gennaio 1852. Gli vennero sequestrati molti documenti, fra i quali un registro cifrato in cui aveva annotato incassi e spese, con i nomi degli affiliati che avevano versato denaro. Il 24 giugno, in carcere, don Tazzoli seppe che gli austriaci avevano decifrato la chiave di lettura del suo quaderno. Vennero arrestati iscritti di Mantova, Verona, Brescia e Venezia. Accortamente le autorità austriache ottennero un ordine speciale di Pio IX che, sconfessando il vescovo che l'aveva negata, ordinò la sconsacrazione di Enrico Tazzoli che avvenne il 24 novembre. Monsignor Giovanni Corti fu quindi costretto a procedere alla lettura della formula di condanna, al ritiro dei paramenti sacri tolti di dosso e alla raschiatura con un coltello della pelle delle dita che avevano sorretto l'ostia dell'eucarestia. Non essendoci a quel punto più conflitto con il diritto ecclesiastico, il 4 dicembre gli austriaci diedero ai dieci processati lettura della sentenza del Consiglio di guerra austriaco che già il 13 novembre aveva decretato la condanna a morte. L'emozione suscitata e il susseguente intervento delle autorità religiose lombarde indussero il Governatore generale Josef Radetzky a commutare alcune pene ad anni di carcere, ma lo stesso confermò la pena capitale per Tazzoli, Scarsellini, Poma, De Canal e Zambelli. Il 7 dicembre 1852 furono eseguite le condanne a morte per impiccaggione in località Belfiore, poco fuori le mura della città di Mantova. Carlo Poma Carlo Poma (Mantova, 7 dicembre 1823 – Belfiore, 7 dicembre 1852) è uno dei Martiri di Belfiore. Era un medico e un combattente per la libertà • Rimasto orfano tredicenne del padre Leopoldo, dopo aver frequentato il Regio Ginnasio a Mantova, studiò medicina all'Università di Pavia. Dopo la laurea tornò nelle città natale dove prestò servizio nell'ospedale locale. Nel tempo divenne un seguace delle idee di Giuseppe Mazzini. Si legò a una società segreta fondata a Mantova dal sacerdote Enrico Tazzoli, che si muoveva per la fine del predominio austriaco nell'Italia settentrionale. La casa di Carlo Poma venne usata dai cospiratori come deposito per i manifestini e per altri scritti rivoluzionari. La polizia austriaca scoprì le cospirazioni con una perquisizione e nel giugno del 1852 arrestò tra gli altri Poma. Gli austriaci trovarono anche una lista dei cospiratori, lista che diede luogo a ulteriori arresti. Carlo Poma fu condannato a morte tramite impiccagione nel novembre del 1852. Fu giustiziato nel giorno del suo ventinovesimo compleanno il 7 dicembre 1852 assieme a Giovanni Zambelli, Scarsellini, Tazzoli e Bernardo De Canal, nella valletta di Belfiore, alle porte di Mantova. A causa della sua tragica morte Carlo Poma è considerato come uno degli eroi e una delle personalità più importanti del Risorgimento. L'Ospedale di Mantova dove prestò la sua opera, porta il suo nome. Bartolomeo Grazioli Bartolomeo Grazioli (Fontanella, 25 settembre 1804 – Mantova, 3 marzo 1853) è stato un sacerdote e patriota italiano , uno dei "Martiri di Belfiore". Di umili origini, entrò giovane in Seminario a Mantova ed unì alla sua inclinazione pastorale un forte anelito di indipendenza politica per la patria. Nel 1827 fu ordinato sacerdote, e nel 1842 parroco di Revere ed in seguito venne nominato Direttore delle scuole elementari nella sua parrocchia. Nel 1848 aderì al movimento irredentista, del quale divenne un capo locale. Fu arrestato dalla polizia austriaca mentre era parroco di Revere (MN) e fu impiccato nella valletta di Belfiore con il conte veronese Montanari e con il bresciano Tito Speri il 3 marzo 1852, in quanto reo confesso dei reati contestati, tra i quali spiccò l'accusa di aver svolto opera di proselitismo per il movimento rivoluzionario e per l'eversione. Angelo Scarsellini Era un patriota veneziano con la fantasiosa proposta di catturare (sequestrare) l'imperatore e di scambiarlo per più autonomia e libertà: una follia allo stato puro. La proposta venne naturalmente respinta. Fu affidata invece a don Tazzoli l'emissione di un prestito per la raccolta di denaro di piccolo taglio per non dare nell’occhio. With love , D. ❤