Ricerca su De Chirico e la Metafisica
Biografia:
Giorgio De Chirico è nato il
10 Luglio 1888 a Volos in Grecia da Gemma Cervetto, nobildonna genovese, ed
Evaristo De Chirico, ingegnere impiegato nella costruzione della linea
ferroviaria Atene-Salonico. Suo fratello Andrea, nato nel 1891, nel 1914 prese
lo pseudonimo di Alberto Savinio per le sue attività di letterato, musicista e
pittore.
Nel 1899 si trasferì ad Atene
con la famiglia e qui frequentò il corso delle Belle Arti presso il Politecnico
sotto la guida del professor Jacobidis, docente dell’accademia di Monaco. Qui
si esercita nella copia in bianco e nero e nei calchi delle sculture greche e
romane. A Monaco incontrò Max Klinger, Nietzsche, Arnold Bocklin e Schopenauer
che saranno fondamentali per la sua carriera da pittore. Interruppe gli studi a
causa della morte del padre (1905) e per la decisone da parte della madre di
lasciare la Grecia. Alla
fine dell’agosto 1906, la famiglia Dechirico di trasferisce in Italia
soggiornando a Firenze, Venezia e Milano. In autunno dello stesso anno si
trasferiscono a Monaco di Baviera dove Giorgio frequenta l’Accademia delle
Belle Arti, formando la sua personalità artistica sui testi pittorici di
Bocklin e Klinger e sui testi filosofici di Schopenauer, Nietzsche e
Weininger. Nel 1908 trascorre quattro
mesi in Italia e qui dipinge le sue prime tele sotto l’influenza di Bocklin.
Nel 1910 il fratello Andrea parte per Parigi, mentre Giorgio raggiunge la madre
a Firenze dove rimane per un anno. Nel 1911 lui e la madre raggiungono il
fratello a Parigi, dove rimarrà fino al 1915.
Nel 1912 su consiglio di
Apollinaire , partecipa al Salon d’Automne esponendo tre tele: una Piazza
d’Italia, un autoritratto e L’enigma dell’Oracolo.
Nel 1913 appare con tre opere
al Salon Des Indipendants con tre opere e poi, con quattro opere, nuovamente al
Salon d’Automne.
Nel 1914 espone tre opere al
Salon des Indipendants.
Nell’estate del 1915 viene
richiamato in Italia per lo scoppio della guerra. Riconosciuto il suo cattivo
stato di salute può svolgere un lavoro ausiliario e continuare a dipingere.
Nell’inverno del 1918 viene
trasferito a Roma
Nel 1920-23 divide il suo
tempo tra Roma, Milano e Firenze. Collabora con la rivista “la Ronda ” sulla quale pubblica
un articolo.
Nel 1924 partecipa per la
prima volta alla Biennale di Venezia e compie un breve viaggio a Parigi. Lì
conosce Raissa Gurievitch Krol e la sposa durante l’anno.
Nel 1925 si stabilisce con la
moglie a Parigi.
Nel 1926 allestisce una
mostra personale con trenta dipinti alla Galleria Paul Guillaume di Parigi. Poi
comincerà a esporre in Italia e all’estero con il gruppo del Novecento
Italiano.
Nel 1927 fece altre mostre
nuovamente da Paul Guillaume e alla Galleria Jeanne Bucher.
Nel 1929-30 pubblica in
francese il suo romanzo Hebdomeros. La crisi del 1929 crea una situazione
difficile per il mercato dell’arte e Giorgio De Chirico decide di tornare
nuovamente in Italia, fissandosi a Roma.
Nel 1931-32, a Milano, espose
alla Galleria Barbaroux e anche a Praga, Bruxelles e in altri paesi europei.
Torna a Parigi nel 1934 e va a New York nel 1935. Torna a Milano nel 1942 e
allestisce una mostra a Londra nel 1949 con oltre cento quadri.
Nel 1952 muore il fratello
Andrea e d’ora in avanti De Chirico porterà una cravatta nera in segno di
lutto.
Nel 1955 al museo di arte moderna
di New York fece una mostra del suo periodo metafisico, mentre nel 1964, a
Torino, fece una mostra delle sue opere del 1920-30.
Comincia a dedicarsi anche
alla scultura nella metà degli anni Sessanta che vennero realizzate anche
argentate e d’orate e che De Chirico poi trasformò in gioielli.
Nel 1968 fece una mostra a
Milano e nel 1969 uscì il catalogo della sua opere grafica. Sempre in
quell’anno, a Ferrara presso il palazzo dei diamanti si apre la mostra “I De
Chirico” che poi venne trasferita l’anno dopo a New York.
Nel 1975 viene nominato
Accademico di Francia e nel 1976 ottiene la croce di grande ufficiale della
Repubblica Federale Tedesca.
Nel 1978 l’ultima mostra di
disegni a Roma con l’artista ancora in vita; morirà il 20 Novembre dopo una lunga
malattia
Idee Guida:
Giorgio De Chirico chiamò
Metafisica l’arte che rivela i misteri e gli enigmi della realtà che ci
circonda. Osservare il mondo come un enorme museo di stranezze e guardare tutto
come chi vede per la prima volta, sono le regole che governano la pittura di De
Chirico.
De Chirico si pose infatti
come obiettivo di dipingere ciò che non si può vedere e ottenne il suo scopo
accostando le immagini in modo da creare sensazioni insolite e profonde
emozioni poetiche.
La pittura Metafisica inventa
una realtà ambigua, misteriosa e illogica, che provoca inquietudine, stupore e
sbigottimento nello spettatore. De Chirico dice che l’opera d’arte deve
esprimere uno stato di sogno. Il mondo Metafisico è vuoto e disabitato,
l’assenza dell’uomo significa solitudine, paura dell’ignoto, inquietudine
davanti al mistero. La pittura è caratterizzata da un senso di attesa, di
allontanamento da una realtà fisica conoscibile. De Chirico impone allo
spettatore il dilemma e la contrapposizione fra passato e futuro. La prima
opera Metafisica è “Enigma di un pomeriggio d’autunno” del 1910. l’opera nacque
da una visione che De Chirico ebbe un pomeriggio seduto in Piazza Santacroce a
Firenze. Si trovava in un particolare stato emotivo, collegato ai suoi
precedenti stati precari di saluti. Le caratteristiche dell’opera sono:
interesse per gli assetti geometrici, per la forma plastica delle cose, per la
solidità indice di armonia e stabilità.
È stato osservato più di una
volta l’aspetto curioso che riescono ad acquistare letti, armadi, divani,
tavoli, quando ce li troviamo improvvisamente davanti sulla strada in uno
scenario nel quale non siamo abituati a vederli come accade in occasione di un
trasloco o di un mercato. Tutti questi mobili appaiono sotto una luce nuova in
una strana solitudine, si percepisce una profonda intimità tra loro e un
misterioso senso di felicità.
A Ferrara de Chirico ebbe una
grande folgorazione in un paesaggio incanto: il grande castello Estense
dominava sulla piazza silenziosa e immobile in quel momento ebbe l’idea
distaccata della realtà.
Tecniche:
E’ uno sperimentatore di
tecniche, le plasma al metodo che vuole adottare, inventa miscugli, modifica e
combina ricette, le utilizza con risultati soddisfacenti.
I colori sono caldi ma fermi
e privi di vibrazioni atmosferiche, la luce è bassa, le ombre lunghe e definite
nettamente; la prospettiva, accentuata dalla linee convergenti in profondità,
crea un vasto spazio allucinante.
Gli oggetti sono accostati in
modo assurdo. Una luce irreale proietta ombre ingigantite e incombenti, le
prospettive sono esagerate e innaturali. Gli uomini sono trasformati in statue
e in manichini, oggetti viventi – non viventi. Le muse inquietanti sono figure
spesso senza braccia, in parte provviste di cerniere, chiodi e fili metallici e
in parte puntellate da complicati meccanismi di sostegno. I suoi soggetti erano
ispirati alla luce del giorno luminosa delle città mediterranee.
Il rapporto con il colore si
precisa a partire dal 1915; i colori più usati sono il cobalto, il blu
oltremare, il verde, il vermiglio nelle tonalità squillanti. Numerosi
autoritratti e ritratti, diverse nature morte sono a tempera.
De Chirico dipinge le cose
con una cura estrema per i particolari e per la finitezza; De Chirico popola i
suoi dipinti di oggetti e personaggi apparentemente privi di connessione tra
loro e li colloca in luoghi enigmatici: piazze italiane rinascimentali che
sembrano di cartapesta percorse da strane ombre e presenze inquietanti. L’artista,
pur utilizzando gli elementi tradizionali della pittura, quali la prospettiva,
il volume dato da luci e ombre, li enfatizza in modo da creare una realtà
ambigua e strana. Negli ultimi anni, De Chirico si orienta verso una pittura
barocca, dagli splendidi colori e dalle grandi linee curve. Restano però gli
accostamenti strani: gli autoritratti in vesti antiche, cavalli con code e criniere enormi liberi
sulle rive del mare greco azzurro e schiumoso e sparsi qua e là frammenti di
colonne e templi antichi in ricordo della sua Grecia.
Cenni critici:
“La pittura (di De Chirico) è
il modo di rappresentare un – non reale – che può essere molto più vicino alla
verità della realtà apparente; un – non reale – che si mescola ambiguamente
all’apparenza del reale, una dimensione “altra”, parallela”. Vittorio
Sgarbi
“Giorgio De Chirico è stato
l’artista più controverso del Novecento italiano e oggi, allo stato degli studi
sulla sua opera, si definisce sempre meglio il suo indiscutibile primato nella
pittura che ha concepito la
Metafisica e si delinea prepotente la forza di un genio
capace di coniugare i sogni con la realtà facendoci credere che centauri e
dioscuri, manichini e archeologi, gladiatori e figure mitologiche, piazze
misteriose, fossero ugualmente parte di quella stessa realtà, così come l’artista
l’ha percepita e vissuta dipingendola giorno dopo giorno”. Laura
Gavioli, coordinatrice scientifica di mostre.
“De Chirico provoca in chi
guarda le sue opere reazioni psichiche ed emotive di grande intensità e di
profonda poesia. Far vedere ciò che non si può vedere è stato fin dall’inizio
lo scopo della sua ricerca artistica e chiamò Metafisica la sua pittura perché
essa ci mostra che il mistero e l’enigma non stanno al di là, ma dentro le cose
fisiche, nella tranquilla bellezza della materia, nelle sensazioni che
sprigionano le immagini e le forme”. Adriano
Baccilieri
“Giorgio De Chirico, non mira
ad altro ormai, se non a rendere la sua pittura sempre più abile, più sapiente,
più bella. È il caso più alto di pittura sul realista. Il perfezionamento
tecnico non ha lo scopo di avvicinare la rappresentazione all’oggetto, ma al
contrario di staccarla sempre più per farne una cosa in sé”. Alberto Savinio.
“Fu soltanto dopo la guerra
quando trovai a Monaco alcune riproduzioni di tele metafisiche di Giorgio De
Chirico che scoprii la mia vera strada. Ebbi l’impressione di riconoscere
qualcosa che mi era familiare da sempre, come quando un fenomeno di sensazione
di già visto ci rivela tutta una zona del nostro mondo onirico che ci si
rifiutava di vedere o di comprendere, per una specie di censura” Max Ernst.
Sitografia:
http://www.correrenelberde.it/cultura/personaggi/dechirico.htm
Bibliografia:
Arte
e immagine il libro dell’arte volume B
Paolo Bersi, Carlo Ricci
Surrealismo Cathrin Klingsohir-Leroy
De
Chirico Maurizio Calvesi, Gioia Mori
Catalogo
Mostra De Chirico Padova, Maggio 2007
Giorgio
De Chirico e il segno, catalogo edizioni Bora
Enciclopedia Multimediale Mondadori, autori vari.With love , D. ❤
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