domenica 29 aprile 2012

Ricerca su De Chirico e la Metafisica

Biografia:
Giorgio De Chirico è nato il 10 Luglio 1888 a Volos in Grecia da Gemma Cervetto, nobildonna genovese, ed Evaristo De Chirico, ingegnere impiegato nella costruzione della linea ferroviaria Atene-Salonico. Suo fratello Andrea, nato nel 1891, nel 1914 prese lo pseudonimo di Alberto Savinio per le sue attività di letterato, musicista e pittore.
Nel 1899 si trasferì ad Atene con la famiglia e qui frequentò il corso delle Belle Arti presso il Politecnico sotto la guida del professor Jacobidis, docente dell’accademia di Monaco. Qui si esercita nella copia in bianco e nero e nei calchi delle sculture greche e romane. A Monaco incontrò Max Klinger, Nietzsche, Arnold Bocklin e Schopenauer che saranno fondamentali per la sua carriera da pittore. Interruppe gli studi a causa della morte del padre (1905) e per la decisone da parte della madre di lasciare la Grecia. Alla fine dell’agosto 1906, la famiglia Dechirico di trasferisce in Italia soggiornando a Firenze, Venezia e Milano. In autunno dello stesso anno si trasferiscono a Monaco di Baviera dove Giorgio frequenta l’Accademia delle Belle Arti, formando la sua personalità artistica sui testi pittorici di Bocklin e Klinger e sui testi filosofici di Schopenauer, Nietzsche e Weininger.  Nel 1908 trascorre quattro mesi in Italia e qui dipinge le sue prime tele sotto l’influenza di Bocklin. Nel 1910 il fratello Andrea parte per Parigi, mentre Giorgio raggiunge la madre a Firenze dove rimane per un anno. Nel 1911 lui e la madre raggiungono il fratello a Parigi, dove rimarrà fino al 1915.
Nel 1912 su consiglio di Apollinaire , partecipa al Salon d’Automne esponendo tre tele: una Piazza d’Italia, un autoritratto e L’enigma dell’Oracolo.
Nel 1913 appare con tre opere al Salon Des Indipendants con tre opere e poi, con quattro opere, nuovamente al Salon d’Automne.
Nel 1914 espone tre opere al Salon des Indipendants.
Nell’estate del 1915 viene richiamato in Italia per lo scoppio della guerra. Riconosciuto il suo cattivo stato di salute può svolgere un lavoro ausiliario e continuare a dipingere.
Nell’inverno del 1918 viene trasferito a Roma
Nel 1920-23 divide il suo tempo tra Roma, Milano e Firenze. Collabora con la rivista “la Ronda” sulla quale pubblica un articolo.
Nel 1924 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia e compie un breve viaggio a Parigi. Lì conosce Raissa Gurievitch Krol e la sposa durante l’anno.
Nel 1925 si stabilisce con la moglie a Parigi.
Nel 1926 allestisce una mostra personale con trenta dipinti alla Galleria Paul Guillaume di Parigi. Poi comincerà a esporre in Italia e all’estero con il gruppo del Novecento Italiano.
Nel 1927 fece altre mostre nuovamente da Paul Guillaume e alla Galleria Jeanne Bucher.
Nel 1929-30 pubblica in francese il suo romanzo Hebdomeros. La crisi del 1929 crea una situazione difficile per il mercato dell’arte e Giorgio De Chirico decide di tornare nuovamente in Italia, fissandosi a Roma.
Nel 1931-32, a Milano, espose alla Galleria Barbaroux e anche a Praga, Bruxelles e in altri paesi europei. Torna a Parigi nel 1934 e va a New York nel 1935. Torna a Milano nel 1942 e allestisce una mostra a Londra nel 1949 con oltre cento quadri.
Nel 1952 muore il fratello Andrea e d’ora in avanti De Chirico porterà una cravatta nera in segno di lutto.
Nel 1955 al museo di arte moderna di New York fece una mostra del suo periodo metafisico, mentre nel 1964, a Torino, fece una mostra delle sue opere del 1920-30.
Comincia a dedicarsi anche alla scultura nella metà degli anni Sessanta che vennero realizzate anche argentate e d’orate e che De Chirico poi trasformò in gioielli.
Nel 1968 fece una mostra a Milano e nel 1969 uscì il catalogo della sua opere grafica. Sempre in quell’anno, a Ferrara presso il palazzo dei diamanti si apre la mostra “I De Chirico” che poi venne trasferita l’anno dopo a New York.
Nel 1975 viene nominato Accademico di Francia e nel 1976 ottiene la croce di grande ufficiale della Repubblica Federale Tedesca.
Nel 1978 l’ultima mostra di disegni a Roma con l’artista ancora in vita; morirà il 20 Novembre dopo una lunga malattia


Idee Guida:
Giorgio De Chirico chiamò Metafisica l’arte che rivela i misteri e gli enigmi della realtà che ci circonda. Osservare il mondo come un enorme museo di stranezze e guardare tutto come chi vede per la prima volta, sono le regole che governano la pittura di De Chirico.
De Chirico si pose infatti come obiettivo di dipingere ciò che non si può vedere e ottenne il suo scopo accostando le immagini in modo da creare sensazioni insolite e profonde emozioni poetiche.
La pittura Metafisica inventa una realtà ambigua, misteriosa e illogica, che provoca inquietudine, stupore e sbigottimento nello spettatore. De Chirico dice che l’opera d’arte deve esprimere uno stato di sogno. Il mondo Metafisico è vuoto e disabitato, l’assenza dell’uomo significa solitudine, paura dell’ignoto, inquietudine davanti al mistero. La pittura è caratterizzata da un senso di attesa, di allontanamento da una realtà fisica conoscibile. De Chirico impone allo spettatore il dilemma e la contrapposizione fra passato e futuro. La prima opera Metafisica è “Enigma di un pomeriggio d’autunno” del 1910. l’opera nacque da una visione che De Chirico ebbe un pomeriggio seduto in Piazza Santacroce a Firenze. Si trovava in un particolare stato emotivo, collegato ai suoi precedenti stati precari di saluti. Le caratteristiche dell’opera sono: interesse per gli assetti geometrici, per la forma plastica delle cose, per la solidità indice di armonia e stabilità.
È stato osservato più di una volta l’aspetto curioso che riescono ad acquistare letti, armadi, divani, tavoli, quando ce li troviamo improvvisamente davanti sulla strada in uno scenario nel quale non siamo abituati a vederli come accade in occasione di un trasloco o di un mercato. Tutti questi mobili appaiono sotto una luce nuova in una strana solitudine, si percepisce una profonda intimità tra loro e un misterioso senso di felicità.
A Ferrara de Chirico ebbe una grande folgorazione in un paesaggio incanto: il grande castello Estense dominava sulla piazza silenziosa e immobile in quel momento ebbe l’idea distaccata della realtà.

Tecniche:
E’ uno sperimentatore di tecniche, le plasma al metodo che vuole adottare, inventa miscugli, modifica e combina ricette, le utilizza con risultati soddisfacenti.
I colori sono caldi ma fermi e privi di vibrazioni atmosferiche, la luce è bassa, le ombre lunghe e definite nettamente; la prospettiva, accentuata dalla linee convergenti in profondità, crea un vasto spazio allucinante.
Gli oggetti sono accostati in modo assurdo. Una luce irreale proietta ombre ingigantite e incombenti, le prospettive sono esagerate e innaturali. Gli uomini sono trasformati in statue e in manichini, oggetti viventi – non viventi. Le muse inquietanti sono figure spesso senza braccia, in parte provviste di cerniere, chiodi e fili metallici e in parte puntellate da complicati meccanismi di sostegno. I suoi soggetti erano ispirati alla luce del giorno luminosa delle città mediterranee.
Il rapporto con il colore si precisa a partire dal 1915; i colori più usati sono il cobalto, il blu oltremare, il verde, il vermiglio nelle tonalità squillanti. Numerosi autoritratti e ritratti, diverse nature morte sono a tempera.
De Chirico dipinge le cose con una cura estrema per i particolari e per la finitezza; De Chirico popola i suoi dipinti di oggetti e personaggi apparentemente privi di connessione tra loro e li colloca in luoghi enigmatici: piazze italiane rinascimentali che sembrano di cartapesta percorse da strane ombre e presenze inquietanti. L’artista, pur utilizzando gli elementi tradizionali della pittura, quali la prospettiva, il volume dato da luci e ombre, li enfatizza in modo da creare una realtà ambigua e strana. Negli ultimi anni, De Chirico si orienta verso una pittura barocca, dagli splendidi colori e dalle grandi linee curve. Restano però gli accostamenti strani: gli autoritratti in vesti antiche,  cavalli con code e criniere enormi liberi sulle rive del mare greco azzurro e schiumoso e sparsi qua e là frammenti di colonne e templi antichi in ricordo della sua Grecia.


Cenni critici:
“La pittura (di De Chirico) è il modo di rappresentare un – non reale – che può essere molto più vicino alla verità della realtà apparente; un – non reale – che si mescola ambiguamente all’apparenza del reale, una dimensione “altra”, parallela”.  Vittorio Sgarbi

“Giorgio De Chirico è stato l’artista più controverso del Novecento italiano e oggi, allo stato degli studi sulla sua opera, si definisce sempre meglio il suo indiscutibile primato nella pittura che ha concepito la Metafisica e si delinea prepotente la forza di un genio capace di coniugare i sogni con la realtà facendoci credere che centauri e dioscuri, manichini e archeologi, gladiatori e figure mitologiche, piazze misteriose, fossero ugualmente parte di quella stessa realtà, così come l’artista l’ha percepita e vissuta dipingendola giorno dopo giorno”.  Laura Gavioli, coordinatrice scientifica di mostre.

“De Chirico provoca in chi guarda le sue opere reazioni psichiche ed emotive di grande intensità e di profonda poesia. Far vedere ciò che non si può vedere è stato fin dall’inizio lo scopo della sua ricerca artistica e chiamò Metafisica la sua pittura perché essa ci mostra che il mistero e l’enigma non stanno al di là, ma dentro le cose fisiche, nella tranquilla bellezza della materia, nelle sensazioni che sprigionano le immagini e le forme”. Adriano Baccilieri

“Giorgio De Chirico, non mira ad altro ormai, se non a rendere la sua pittura sempre più abile, più sapiente, più bella. È il caso più alto di pittura sul realista. Il perfezionamento tecnico non ha lo scopo di avvicinare la rappresentazione all’oggetto, ma al contrario di staccarla sempre più per farne una cosa in sé”. Alberto Savinio.

“Fu soltanto dopo la guerra quando trovai a Monaco alcune riproduzioni di tele metafisiche di Giorgio De Chirico che scoprii la mia vera strada. Ebbi l’impressione di riconoscere qualcosa che mi era familiare da sempre, come quando un fenomeno di sensazione di già visto ci rivela tutta una zona del nostro mondo onirico che ci si rifiutava di vedere o di comprendere, per una specie di censura” Max Ernst.


Sitografia:

http://www.artemotore.com/chirico.html


http://www.correrenelberde.it/cultura/personaggi/dechirico.htm









Bibliografia:
Arte e immagine il libro dell’arte volume B   Paolo Bersi, Carlo Ricci
Surrealismo  Cathrin Klingsohir-Leroy
De Chirico  Maurizio Calvesi, Gioia Mori
Catalogo Mostra De Chirico Padova, Maggio 2007
Giorgio De Chirico e il segno, catalogo edizioni Bora
Enciclopedia Multimediale Mondadori, autori vari.
With love , D. ❤

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