domenica 12 maggio 2013

Antonio Canova & Amore e Psiche


Antonio Canova
Antonio Canova nacque il primo novembre del 1757 a Possagno, svolse il suo apprendistato a Venezia dove scolpì le sue prime opere a carattere classicheggiante rappresentanti Orfeo e Euridice, Dedalo e Icaro e Apollo.
Nel 1779 si recò a Roma dove frequentò le scuole di nudo dell'Accademia di Francia e del Museo Capitolino.
Canova nei suoi disegni e nelle sue sculture incarna i principi neoclassici di Winckelmann. Tra i suoi disegni ricordiamo lo Studio dal gruppo di Castore e Polluce, il Nudo virile supino su un masso e Due nudi femminili.
La prima opera scultorea realizzata a Roma fu il Teseo sul minotauro che gli venne commissionato dall'ambasciatore della Repubblica Veneta Girolamo Zulian.
Teseo è rappresentato seduto sul minotauro dopo la lotta, rappresentando così la vittoria della ragione sull'irrazionale.
Nelle sue sculture Canova ricerca la bellezza ideale cioè quella bellezza che nasce dall'idea dell'artista sulla perfezione che non è possibile ritrovare in natura. Per raggiungere la rappresentazione della bellezza ideale è necessario la conoscenza e l'imitazione della scultura classica, nonchè una grande padronanza della materia scultorea.
Per quest'ultimo motivo le scultura realizzate dall'artista, sempre realizzate in marmo e talvolta ricoperte da uno strato di cera rosa o ambra, per imitare il colore dell'incarnato, sono sempre rifinitissime e levigate fino a raggiungere una superficie liscia e traslucida.
Questo è evidente nel gruppo scultoreo di Amore e Psiche che oggi si trova a Parigi al museo del Louvre.
Il gruppo rappresenta il momento in cui Amore rianima Psiche nell'attimo che precede il bacio, opera raffinatissima e di eleganza sensuale.
Canova ebbe il grande merito artistico, più di qualsiasi altro scultore, di far rivivere, nelle sue opere, l'antica bellezza delle statue greche, ma soprattutto la grazia, non più intesa come epidermica sensualità Rococò, ma come una qualità, che solo attraverso il controllo della ragione può trasformare gli aspetti leggiadri, e sottilmente sensuali, in un'idealità che solo l'artista può rappresentare evitando le violente passioni e i gesti esasperati.
Altre opere dello stesso genere sono Ebe, Venere e Adone e le Tre Grazie, dove all'eleganza sensuale si abbina un perfetto equilibrio della composizione tipico della cultura neoclassica.
Eseguì anche alcuni monumenti funerari come il Monumento di Clemente XIII a San Pietro, il Monumento di Clemente XIV ai Santi Apostoli, La stele funebre del Volpedo nella quale rappresenta la personificazione di Amicizia che piange davanti al busto del defunto.
Nel 1798 gli venne commissionato dal duca Alberto di Sassonia-Teschen il Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria. In quest'opera rappresenta il sepolcro in forma piramidale, ispirato probabilmente dalla piramide Caio Cestio a Roma che è un'edificio del I secolo a.C.
Davanti la piramide Canova rappresenta un corteo funebre che trasporta all'interno del sepolcro le ceneri della defunta il cui ritratto è rappresentato in un medaglione sopra la porta sorretto dalla Felicità Celeste.
Canova venne chiamato a Parigi nel 1802 da Napoleone che gli affidò l'incarico per un suo Busto-ritratto di cui oggi ci restano alcuni calchi in gesso. Successivamente si dedicò alla realizzazione del nudo di Napoleone in figura di Marte pacificatore che però non piacque all'imperatore.
Realizzò inoltre il Ritratto di
Paolina Borghese nelle vesti di Venere vincitrice, che tiene in mano il pomo della vittoria offerto da Perseo alla dea più bella. Paolina è rappresentata distesa su cuscini con il busto semieretto e nudo. Le parti scoperte sono ricoperte di cera rosata per conferirle un'aspetto umano. L'opera ha una freddezza tipicamente neoclassica dovuta allo schema compositivo precisissimo.
Con la fine dell'epoca napoleonica Canova ritorna a Roma, le opere di questo periodo evidenziano un cambiamento nello stile dell'artista che carica di una maggiore rappresentazione emotiva le sue opere che in questo modo si avvicinano alle nuove tendenze romantiche; sono di questo periodo la Maddalena, il Compiano sul Cristo morto , il Monumento Stuart e Venere e Marte.
Antonio Canova morì a Venezia nel 1822.

Amore e Psiche

L'opera rappresenta, con un erotismo sottile e raffinato, il dio Amore mentre contempla con tenerezza il volto della fanciulla amata, ricambiato da Psiche da una dolcezza di pari intensità.
L'opera rispetta i canoni dell'estetica winckelmanniana, infatti, le figure sono rappresentate nell'atto subito precedente al bacio, un momento carico di tensione, ma privo dello sconvolgimento emotivo che l'atto stesso del baciarsi provocherebbe nello spettatore. Questo è il momento di equilibrio, dove si coglie quel momento di amoroso incanto tra la tenerezza dello smarrirsi negli occhi dell'altro e la carnalità dell'atto. Le due figure si intersecano tra di loro formando una X morbida e sinuosa che dà luogo ad un'opera che vibra nello spazio.
La scultura è realizzata in marmo bianco, levigato e finemente tornito, sperimentando con successo il senso della carne, che Canova mirava a ottenere nelle proprie opere. La monocromia, in contrasto alla drammaticità e al pittoricismo barocco, è un canone del neoclassicismo che Canova riprende per menomare la carica espressiva.
L'opera Amore e Psiche del 1788 è un capolavoro nella ricerca d'equilibrio. In questo squisito arabesco, infatti, le due figure sono disposte diagonalmente e divergenti fra loro. Questa disposizione piramidale dei due corpi è bilanciata da una speculare forma triangolare costituita dalle ali aperte di Amore. Le braccia di Psiche invece incorniciano il punto focale, aprendosi a mo' di cerchio attorno ai volti. All'interno del cerchio si sviluppa una forte tensione emotiva in cui il desiderio senza fine di Eros è ormai vicino allo sprigionamento.
L'elegante fluire delle forme sottolinea la freschezza dei due giovani amanti: è qui infatti rappresentata l'idea di Canova del bello, ovvero sintesi di bello naturale e di bello ideale.
La scena, tratta dalla leggenda di Apuleio.

With love , D. 

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