Friedrich Nietzsche - critica alla società perbenista
Friedrich
Nietzsche - critica alla società perbenista
Nietzsche pensa che ciò che appare non coincida con l’essenza delle cose.
La ragione è incapace di comprendere l’intimo senso della vita. Gran parte
dell’esperienza umana sfugge ai concetti della logica e della scienza. Soltanto
l’arte, la musica in particolare, ci mette in sintonia con la vita. Il filosofo
si assume il compito di mettere a nudo l’inconsistenza dei miti e delle
ideologie su cui si fonda la civiltà occidentale e il tipo di uomo che essa ha
prodotto. Egli distrugge tutte le certezze ed è da tale temerarietà che nascerà
un nuovo modello di umanità.
Nietzsche vuole risalire alle cause dell’attuale
visione decadente della vita. Egli fa dipendere l’inizio della crisi
dell’Occidente dalla visione razionalistica del mondo inaugurata da Socrate e
sviluppata da Platone.
Genealogia della morale (1887). Al cuore di
quest’ultimo sta la messa in discussione della morale attraverso un’analisi
della sua origine; attraverso tale analisi, Nietzsche addiviene alla scoperta
che la morale ha un’origine psicologica. Nella prefazione all’opera, egli ci
dice che quello che stiamo per leggere è uno scritto polemico, che mette alla
berlina i pregiudizi morali. Il filosofo tedesco precisa anche che non è possibile
cercare l’origine del male nel mondo dei fenomeni: tesi che sembra contrastare
con la negazione nietzscheana dell’esistenza della kantiana “cosa in sé”. Nella
misura in cui bisogna condurre un’analisi che esuli dal “mondo fenomenico”,
l’unica strada percorribile diventa il tentativo di cercare l’origine dei
pregiudizi morali nella psicologia. Alla domanda centrale dell’opera – come si
è giunti all’invenzione dei pregiudizi morali? – Nietzsche prova a dare una
risposta che tenga conto delle riflessioni schopenhaueriane, ma ben presto si
accorge che, seguendo Schopenhauer, si precipita nel nulla, nella volontà che
si rivolta contro se stessa. La distinzione capitale fissata da Nietzsche è
quella tra la morale dei signori e quella dei sacerdoti: questi ultimi,
provando invidia di fronte alla superiorità dei signori, elaborano una tavola
di valori opposti, anteponendo al corpo lo spirito, al sesso la castità, alla
forza l’umiltà. Storicamente, questo rovesciamento della tavola dei valori
avviene con il popolo sacerdotale per eccellenza: gli ebrei. Quella che si
attua, nota Nietzsche, è una vera e propria congiura contro la vita, nella
misura in cui tutti gli istinti che non si scaricano all’esterno si rivolgono
all’interno. Nasce in questo modo uno spirito di vendetta contro il prossimo.
Chi è malvagio secondo la morale del risentimento, è buono secondo quella dei
signori; e viceversa. Per chiarire questo punto, Nietzsche porta l’esempio
omerico di Odisseo e Tersite: secondo la prospettiva dei signori, il buono è
Odisseo; per quella dei sacerdoti, Tersite. La concezione assolutamente atea di
Schopenhauer, nella misura in cui riconosce una colpevolezza innata nell’uomo,
finisce per avvicinarsi incautamente alla morale del risentimento: in
opposizione alla quale, Nietzsche precisa che il fatto che la vita sia
indubitabilmente sofferenza non implica che ci sia una colpa da espiare. Al
contrario, che la vita sia sofferenza è un dato che si impone da sé e che, di
conseguenza, si giustifica da sé: l’invenzione del “peccato originale” è
soltanto un assurdo espediente per cercare di dare un senso a quella
sofferenza, tenendola sotto controllo. Ad avviso di Nietzsche, se è un dato di
fatto che la sofferenza pertiene all’esistenza e se l’uomo aspira all’esistenza
nella sua forma più alta, allora ne segue che l’uomo aspirerà alla sofferenza
più grande. In questa maniera, egli si libera dai vincoli della metafisica e
accetta la vita così com’è, nella sua mancanza di senso: è esattamente in
questo che risiede il “nichilismo attivo”. Contro la metafisica, la religione e
la scienza l’unico antidoto possibile è l’arte, nella quale “la menzogna si
santifica” senza celare presunte verità oggettive.
With love , D. ❤
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