FRIEDRICH NIETZSCHE : schema introduttivo
FRIEDRICH
NIETZSCHE ( 1844- 1900) schema introduttivo
Opere più
note:
La nascita della tragedia ( 1872: il concetto di apollineo e dionisiaco)
Umano, troppo umano (1876: lo smascheramento dei valori e della cultura)
Aurora. Prensieri sui pregiudizi morali ( 1880: aforismi sll’uomo)
Così parlò Zarathustra ( 1883, suo opera più
famosa: l’annuncio della morte di Dio)
Al di là del bene e del
male, Preludio di una filosofia dell’avvenire (1886)
Genealogia della morale ( 1887)
Postume:
Volontà di
potenza ( 1906)
e Ecce homo ( 1908) opere arbitrariamente costruite su suoi
frammenti dalla sorella
Per la vita, tieni presente
che Nietzsche insegna a Basilea
filologia classica ( in particolare letteratura greca) e i riferimenti
all’origine ( la genealogia) greche del
pensiero europeo, in particolare alla tragedie classiche, sono continui. La sua vita
è segnata dalla malattia, che lo costringe ad abbandonare l’insegnamento a 35 anni ( aveva cominciato a 24 ) e a
vagare ( come un “viandante”) per il
sud della Francia e l’Italia ( Genova, Amalfi, Roma, Torino) alla ricerca di un
clima salubre e di serenità d’animo. Col il passare degli anni gli attacchi di
panico e di vera e propria follia diventano più frequenti a tal punti che
l’ultimo decennio della sua vita lo passa in clinica o in casa della sorella
Elisabeth che si prenderà cura anche dei suoi appunti e pubblicherà, postuma e
molto alterata, la sua ultima opera “ La
volontà di potenza” ( 1906).
Nietzsche è
un poligrafo: scrive molto e con stili diversi: il saggio accademico, le
considerazioni filosofiche, la scrittura “profetica” e poetica ( ricalcando le
mitologie religiose e alcune pagine bibliche). Predilige gli aforismi, cioè
brevi riflessioni autonome ( simili come forma, ma non certo come contenuto, a
quelle contemporanee di Oscar Wilde). In ogni caso è una scrittura
immaginifica, spesso poetica e di grande suggestione simbolica, ma non sempre
facile da interpretare.
Apollineo e Dionisiaco
La prima opera importante( l’origine della tragedia) tratta di letteratura greca, ma
definisce della categorie universali che Nice vede nella civiltà europea: dionisiaco ( da Dioniso dio
dell’ebbrezza un impulso che la fondamentale caoticità e irrazionalità
dell’essere e della vita) apollineo
( da Apollo, dio della bellezza e della serenità: un impulso di razionalità,
che reagisce al dionisiaco producendo forme limpide a definite). Questi due
elementi erano in equilibrio nella tragedia greca antica, ma la civiltà europea
successiva, secondo Nice, ha sacrificato
il dionisiaco all’apollineo: cioè si
sforza di nascondere il caos e l’irrazionale della vita con una visione
razionalistica, ottimistica e, in conclusione, rassicurante della realtà: è il
predominio della consapevolezza ( che nasconde il caos fondante).
Lo smascheramento e la critica
della cultura.
“I miei scritti sono stati chiamati una scuola di sospetto e ancor di
più di disprezzo; per fortuna però anche di coraggio e anche di temerarietà. E
in realtà anch’io stesso non credo che alcuno abbia mai scrutato con sospetto
ugualmente profondo il mondo” .dalla prefazione a “Umano, troppo umano”
Da questo Nice inizia la sua critica della
razionalità che domina la cultura europea, sulla base del programma enunciato
dal primo aforisma di Umano, troppo umano:
occorre una “ chimica delle idee e dei
sentimenti morali, religiosi ed estetici” che mostri come “ i colori più magnifici” derivino da “materiali bassi e spregevoli, cioè impulsi
e interessi egoistici”
In La genealogia
della morale, ad esempio, esamina l’origine storica dei concetti fondanti
la morale: il buono e il cattivo, il valore e il giudizio di valore, la colpa,
la coscienza e la pena. Al freddo sguardo dello studioso la vera origine di
queste categorie e principi ingannevolmente presentato come universali e
assoluti si presenta “umana, troppo umana”: buono, giusto, vero è la
definizione che i gruppi dei potenti (“ i
signori “) danno dei propri interessi; colpa e pena derivano dal concetto
primitivo di debito e di risarcimento. Cioè descrivono , in origine e in
fondamento, delle realtà economiche e di potere, non valori assoluti e fuori
dal tempo.
“Sono, in ultima analisi, una brutale
manifestazione della volontà di potenza Proiezione diretta dei rapporti
sociali, la morale tende a perpetuare e a legittimare la disugualianza, la
gerarchia, la violenza che regnano nei rapporti umani. E tende anche a
installare nella coscienza degli uomini il senso dell’esistere ( della giusta
esistenza) di un complesso meccanismo di divieti e di reati, di giudizi e di condanne,
di ammende e di pene. Tutto serve, in ultima analisi, a rafforzare il Dominio:
a fornire al Potere i mezzi per opprimere gli uomini” ( S. Moravia).
Sia la morale
dei signori (elevazione, fierezza
d’animo, gerarchia: le viitù dei dominatori: leggi a pag 153), sia quella degli schiavi (la
pietà, la pazienza, l’operosità, l’umiltà:
le virtù degli oppressi. Leggi a pagina 154) tendono a ciò: a
consolidare i rapporti sociali e di dominio.
La morale quindi non presenta valori assoluti ed eterni, ma è prodotta
dall’uomo e dalla società in conformità di interessi e impulsi storicamente
determinati: l’origine della morale è umana e i suoi valori sono relativi ad
essa e al suo mutare.
Per questo aspetto è giusto ritenere che Nice
appartenga alla schiera di quei pensatori, come Marx e Freud; che hanno messo in luce le basi materiali (
economiche per Marx o istintuali per Freud) di ogni produzione spirituale ( i maestri del sospetto). La morale, la
religione, l’arte hanno origini “umane,
troppo umane”, non ideali e disinteressate; non sono di origine “divina”.
“Non ci sono
fatti, ma solo interpretazioni” ( Genealogia della morale): la critica ad ogni presunto
fondamento esterno all’uomo.
Ma Nice è
ancora più radicale: non c’è una verità elementare ( la struttura economica,
l’inconscio come per Marx e Freud) a cui debbano essere riportate ( per
demistificarle) le “menzogne dell’ideologie ( sovrastrutture) e i prodotti
della sublimazione (la razionalizzazione analizzata da Freud).
La
celeberrima frase “ Poveri fatti, non ci sono fatti ma solo
interpretazioni” intende proprio questo: siamo noi che con le nostre
interpretazioni creiamo quello che chiamiamo “fatti”; il mondo ( l’insieme dei
“ fatti” secondo i positivisti) non ha valori oggettivi ( “ divini “) ma solo
interpretazioni umane, sempre mutabili e discutibili.
La sua “chimica” scopre che non c’è alcuna verità base, giacche anche la credenza nel valore della
verità è, appunto, una credenza storicamente condizionata; l’evidenza che ci fa
ritenere vera una proposizione, del resto, non è segno della sua verità, ma
solo segno che quella proposizione corrisponde meglio di altre ai
condizionamenti psicologici e sociali che ci dominano. La coscienza, a cui l’evidenza si impone non
è nulla di immediato, ma già il risultato di un gioco di influenza e di
equilibrio gerarchico di forze contrastanti. Tutto ciò che di volta in volta si
presenta come verità è solo il configurarsi, provvisoriamente stabile, di
rapporti di forze, sia nella società, dove prevale un certo criterio di vero
imposto da questo o da quel gruppo, sia nel singolo, dove prevale l’uno o
l’altro impulso, a secondo di una gerarchia che dipende anche dalle gerarchie sociali” ( G. Vattimo).
Nice quindi demolisce l’idea stessa di Bene (
assoluto, oggettivo) o di Vero e la fa dipendere dall’equilibrio dei nostri
impulsi e di forze.
Non c’è
nessuna “garanzia”, nessun “fondamento” ai Valori che ci fa comodi ritenere
oggettivi, eterni, “naturali” della Morale o della società: “ Dio è morto” dice Nice, in un famoso aforisma ( leggilo a
pag 157), cioè è morta, spezzata dalla critica niciana, l’illusione di un fondamento “oggettivo e assoluto” (
metafisico) alla ragione e alla morale ( Per questo Nice sarà accusato di nichilismo). La morte di Dio è un “avvenimento” ( cioè non
è un semplice proclama di ateismo: in tal caso Dio non sarebbe mai vissuto!)
reso inevitabile dalla consapevolezza che Dio ( cioè i valori assoluti) era una
“stampella” di cui l’uomo ( l’oltre uomo) deve disfarsi per essere libero.
Con la morte di Dio, nasce l’oltre-uomo ( meglio della traduzione comune di super uomo) cioè l’uomo orfano di dio (
cioè delle sicurezze, dei fondamenti, delle
maschere) e che deve da solo
creare la sua strada.
Questi temi posti da Nietzsche ( lo smascheramento delle certezze,
l’assenza del fondamento) sono
fondamentali nel pensiero del 900.
Su di essi vedi la bella intervista del prof. Negri
al sito sotto indicato:
L’oltreuomo e l’eterno ritorno.
L’eterno ritorno dell’identico è una
importante riflessione niciana sulla
storia e sulla vita. Il tempo non si può più ritenere che abbia una direzione lineare, che comporti una
struttura articolata in passato, presente e futuro come momenti irrepetibili
dotati di una progressione e di un senso
unitario. Non esiste un senso oggettivo unitario delle storia ( o della
vita). Su questa base, l’idea dell’eterno ritorno sembra avere per Nice non la
funzione di affermare una “circolarità del tempo”, quanto piuttosto quella di
negarne la linearità, di negare, cioè, che il corso storico vada verso un fine
che trascende i singoli momenti di esso, come ha sempre voluto la metafisica
cristiana ( e romantica-hegeliana). Ogni
momento del tempo, quindi ogni esistenza singola in ogni suo attimo, ha tutto
il suo senso in sé. Occorre
costruire un’esistenza dove ogni momento possieda tutto intero il suo senso;
un’esistenza felice, simboleggiata da Zarathustra che danza. L’oltreuomo deve saper reggere la perdita delle certezze
assolute ( la morte di dio), saper far propria la prospettiva del non senso complessivo, dell’assenza di un
fine teologico della storia e della vita ( l’eterno
ritorno) e deve rinunciare alla stampelle consolatorie di fallaci interpretazioni “razionali” ( apollinee) per affrontare il caos della
vita: è l’uomo del futuro.
Nietzsche nichilista ( leggi
Nichilismo a pag 155)
“ C’è un solo mondo, ed è falso,
crudele, contradditorio, corruttore, senza senso: Un mondo così fatto è il vero mondo. Noi
abbiamo bisogno delle menzogne per vincere questa “verità” cioè per vivere. La
metafisica, la morale, la religione, la scienza vengono prese in considerazione
solo come diverse forme di menzogna: con il loro sussidio si crede nella vita”
da
Frammenti postumi
E’ chiaro il forte messaggio nichilista
niciano: nulla è fuori dall’uomo, tutto
nasce da lui. Gli avversari lo accusano,
quindi, di voler demolire tutto: i valori, i sentimenti, il bene sociale (
nichilismo in senso negativo). Ma Nice si difende con vigore: la sua è un’opera
di smascheramento di falsi valori, di ipocrisie interessate. Solo se l’uomo ha
il coraggio di guardare in faccia se stesso, al di là dei preconcetti e degli
inganni che si è costruito e delle menzogne che racconta a se stesso ( i
Valori, i Fondamenti ) potrà dire di sì alla vita in tutti i suoi aspetti.
Le
contrastanti interpretazioni su Nietzsche.
Nice è un pensatore complesso e difficile da
interpretare, anche se molto suggestivo.
Molte sue opere sono frammenti, aforismi , o, come “La
volontà di potenza” sono state pubblicate postume molto rimaneggiate specie
dalla sorella Elisabeth , che era una convinta
razzista antisemita. Bisogna
attendere il 1964 ( morì nel 1900 !!)
per avere una edizione precisa dell’ opera omnia, curata, per altro, da due
importanti studiosi italiani: Colli e Montanari.
In Nazismo strumentalizzò Nice alterando
pesantemente alcuni concetti niciani a
suo uso ( il superuomo, la volontà di potenza, la morale dei dominatori).
Ma è dopo la
seconda guerra mondiale che le riflessioni su Nice hanno un importante ripresa.
50 milioni di morti, l’olocausto nei campi di concentramento, la costruzione
e l’esplosione delle bombe atomiche, i
totalitarismi e la massificazione: sono fatti terrificanti che costringono a
chiederci chi sia veramente l’uomo, al di fuori delle immagini ( o, nel linguaggio niciano, delle
maschere) che egli dà di se stesso (
centro dell’universo, essere razionale dominatore del cosmo, propugnatore di
progresso e civiltà, ecc). Nice ci
invita a guardare dentro di noi con assoluta sincerità e senza appoggiarci a
comode stampelle, che danno una certezza illusoria.
In questo
senso egli è considerato un profeta della società contemporanea che ha perso le
certezze e i riferimenti esterni e che deve cercare da sola nuovi percorsi. La
nostra infatti è una società “ del frammento”, in cui non si crede più in un
disegno unitario onnicomprensivo ( come tentava di costruire Hegel, con la sua
idea di totalità) ma in cui convivono ( e devono convivere) impostazioni
diverse dal punto di vista culturale e morale, prospettive di vita e scale di
valori alternative o contrastanti.
La nostra è
una società complessa, in continua evoluzione, priva di certezze e di riferimenti
esterni ( un cui “Dio è morto” per usare il linguaggio niciano). Ma mentre
queste caratteristiche sono da alcuni viste come fenomeni negativi e
corruttivi, Nice li legge come elementi di liberazione, come dati di fatto da
assumere e valorizzare per addentrarci in terreni inesplorati ( andare oltre :
l’oltre-uomo).
Il messaggio del grande filosofo è, forse,
abbastanza semplice: dobbiamo avere il coraggio di lasciarci alle spalle le
rassicuranti certezze del passato e del presente ed affrontare con gioia (
dionisiaca, nel suo linguaggio) l’ignoto e l’abissale che ci sta davanti.
Nietzsche e
Dostoevskij
Il confronto tra il nichilismo niciano e le opere
del grande romanziere russo Fedor Dostoesvlij ( 1821 -1881) sorge spontaneo per
la affinità di temi e di analisi. Nei romanzi principali di Dostooevskij , come
Delitto e castigo, I fratelli Karamazov;
Memorie dal sottosuolo; appare sempre la ricerca spietata della
verità sull’animo umano e sulle motivazioni nascoste, e alla volte indicibili,
che lo muovono, ed emerge il
riconoscimento della incapacità di trovare pace interiore attraverso la
razionalistica disamina del proprio io.
Le
celeberrime pagine della Leggenda del
grande inquisitore presentano delle
indubbie assonanze con i temi niciani della morale del gregge e dello schiavo .
With love , D. ❤
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