domenica 12 maggio 2013

Paesaggi e biodiversità


Paesaggi e biodiversità di Zerbi 
La varietà dei paesaggi dipende in larga misura dalla varietà delle forme di vita che in esso sono presenti.
Per Toschi le diverse forme di vita presenti sulla Terra sono riconosciute come uno dei fondamentali fenomeni naturali che contribuiscono alla fisionomia delle diversi parti della superfici terreste.
La parola “biodiversità” venne creato nel 1985 dal biologo americano Rosen e il significato assunto fu quello di denuncia della perdita  di specie animali e vegetali e di preoccupazione per le alterazioni irreversibili di ecosistemi.
E’ apparsa come cosa buona,come un insieme di entità che potrebbero rivelarsi utile per il futuro dell’umanità e che è opportuno conservare.
Sono nate da questa presa di coscienza una salvaguardia della diversità delle forme di vita e l’attribuzione di valori economici ai quali si connettono problemi di proprietà ,diritti d’uso e di ripartizione dei benefici tra individui,società e Stati.
Alla base della biodiversità vi è la relazione tra tutti gli organismi viventi e il loro ambiente.
Vi sono 3 concezione fondamentali :
- Blondel la considera come un concetto astratto,globale che corrisponde alla varietà di tutte le forme viventi della Terra.
Nasce cosi l’ipotesi Gaia proposta da Lovelock secondo la quale la Terra potrebbe essere assimilata a un organismo vivente la cui sopravvivenza è più importante di quella dei suo elementi costitutivi.
-la biodiversità è un’intenta gerarchizzate,misurabili mediante strumenti appropriati.
Essa fa riferimento alla diversità di molecole all’interno di una cellula,a quelle delle cellule all’interno di un organismo,a quella di un organismo in una popolazione,alla diversità delle specie che appartengono ad un ecosistema fino alla diversità degli ecosistemi che compongono la biosfera.
Ciò tiene in considerazione anche i microorganismi che sono il fondamento della biodiversità.
-Si riconosce la biodiversità come un costrutto sociale,economico e politico modellato dalle società umane come rappresentazione della componete biotica dell’ambiente con la quale sono strettamente in relazione.
Divengono cosi oggetto di studio gli usi che vengono fatte dalle piante,degli animali e di tutte le componenti dell’ambiente naturale e le rappresentazioni  di  essi che  i vari gruppi sociali si sono fatti.
La ricerca s’indirizza verso l’analisi e la valutazione dell’impatto umano sulla biodiversità,in vista di adozioni di politiche di conservazione.
I sistemi naturali del mondo si sono modificati seguendo la diffusione dei popoli e dell’evoluzione dei bisogni delle società umane poiché gli esseri umani hanno trasformato zone del nostro pianeta con gravi effetti sull’ambiente.
Alla biodiversità viene riconosciuto un valore diretto che è rappresentato dai beni che fornisce alla società come cibo,acqua,materiali per costruzione,risorse energetiche forniti da organismi viventi,la cui riduzione ha conseguenze economiche sulla società.
Ha anche un valore indiretto,rappresentato dai servizi garantiti dalla funzionalità degli ecosistemi come il riciclo di aria,dell’acqua, servizi che sono indispensabili per la vita sulla Terra.
Si può dire che vi è una relazione fondamentale tra biodiversità e paesaggio poiché la prima costituisce una componente fondamentale del paesaggio mentre esso influisce profondamente sulla biodiversità
Capitolo 1 Tutela della diversità paesaggistica nella normativa nazionale

Il paesaggio dipende da un processo culturale che configura il “modo di vivere il mondo” mentre la diveristà paesaggistica è definita dalla fisionomia complessiva che deriva dalla relazione delle diverse componenti e che distingue un paesaggio all’altro.
Quando si parla di normativa nazionale in tema di paesaggio,dal 2004 ci si riferisce al codice dei beni culturali e del paesaggio che ha integrato la legge del 1939 e la legge Galasso.
Dal 1939 la componente naturale del paesaggio è presente come elemento guida che viene declinato nelle differenti  forme spontanee delle singolarità vegetali o geologiche o nelle forme di natura protetta come giardini o parchi.
Un ulteriore momento di arricchimento del concetto di paesaggio nella sua dimensione culturale risale al 1964 con la Commissione Franceschini che adotta la locuzione ben culturale con il significato di tutto ciiò che costituisce testimonianza materiale avente valore di civiltà.

Con la Legge Galasso del 1985 la componente ecologico/ambientale sembra prendere il sopravvento.
Le categorie paesaggistiche ritenute a rischio sono montagne,rive di fiumi e mari,boschi,foreste,parchi,riserve regionali,laghi per le quali è stata segnalata la necessità di sviluppare misure di salvaguardia.

Nel 2000,la convezione europea del paesaggio definisce il paesaggio come una stretta relazione fra uomo e ambiente come generatrice di identità locali derivate dall’azione da fattori umani naturali e umani delle loro interrelazioni.
L’evoluzione del piano territoriale paesistico lombardo è improntato sulla concezione del paesaggio come fenomeno culturale complesso che si articola in configurazioni locali condizionate dalla natura dei luoghi e dalla vicenda storica insediativa.
Capitolo 2 Rappresentare la diversità paesaggistica. Scenari territoriali in area lombarda

La riflessione di Campus Venuti pone il tema del riequilibrio regionale delle reti dei nodi urbani,proponendo un sistema di sviluppo lineare come risposta a tendenze di densificazione “spontanea”.
Il polo milanese si sviluppa su due direttrici territoriali la Torino-Venezia e la via Emilia.
Turri nell’immagine di megalopoli padana introduce la distribuzione delle polarità urbane,differenziate per rango dimensionale.
Riconosce linee di forza e l’immagine di una formazione urbana complessa e senza segni di evidente discontinuità.
Il piano territoriale regionale della lombardia esprime un orientamento che tende al rafforzamento di un modello policentrico di centralità urbane compatte : vi è un sistema policentrico,concentrato al polo milanese che si poggia su un sistema metropolitano che connota ampia parte della fascia pedemontana lombarda; vi è poi la formazione di sistemi urbani regionali e interregionali.
La realtà metropolitana è omologata in una città diffusa.
il contenuto progettuale mette al centro gli ambienti fluviali come elementi-matrice del territorio e insieme come indicatori dei difficili equilibri ambientali e paesaggistici di un contesto sfigurato da una crescita insediativa straordinaria.
La ricerca Itaten ha fatto emergere però la specificità dei contesti locali.
Capitolo 3 La diversità paesaggistica e biculturale nella gestione della governance adattiva
Nel 2000,la convezione europea del paesaggio ha riconosciuto nel paesaggio la fisionomia di una determinata parte di territorio,cosi com’è percepita dalle popolazioni,le cui caratteristiche derivano dall’azione di fattori umani e naturali e delle loro relazioni.
Nel contesto sociale,il paesaggio rimane sempre un riflesso della gestione delle risorse territoriali,naturali,economiche e culturali.
Esso è legato ai servizi ambientali o naturali forniti dall’ecosistema,fondamentali a consentire lo sviluppo e il benessere della vita umana.
la produzione di questi servizi è correlata alla caratterizzazione della diversità biologica e biculturale.
La diversità biculturale è stata introdotto dall’Unesco nel 2008,facendo riferimento alle pratiche che determinarono la conservazione della diversità biologica e culturale.
La diversità paesaggistica nel suo complesso è il risultato della governance delle risorse ambientali,naturali e territoriali e delle attività collettive come la pianificazione,la creazioni di regole collettive e l’istituzione di organizzazioni sociali.
La governance ambientale si riferisce a un allineamento delle politiche e la valutazione degli effetti che ha sul paesaggio e che richiede un confronto con le relazioni degli spazi sociali,nelle diverse politiche di scala e con le condizioni naturali dei luoghi.
La correlazione fra diversità paesaggistica e biologica è l’elemento chiave del benessere individuale e sociale.
La diversità biologica è  suddivisa in tre livelli :
-diversità genetica,intesa come combinazione dei differenti geni che formano la popolazione di una singola specie e lo schema di variazioni fra le differenti popolazioni all’intero della stessa specie.                                    
-diversità di specie,che definisce la varietà e la ricchezza dei diversi tipi che popolano un’area.
-diversità di ecosistema,comprende la varietà degli habitat che si trovano on una regione.
Il parlamento europeo nel 2006 richiama l’attenzione sulla ricchezza culturale delle aree rurali che continuano ad essere erose dall’avanzare dell’urbanizzazione.
Nel 2008,l’Unesco introduce la diversità biculturale facendo riferimento alle pratiche,tecnologie,tecniche e sistemi di conoscenza che caratterizzano le società umane.

Il suolo è la risorsa basilare per l’agricoltura,per la tutela della biodiversità e per la diversità paesaggistica. La continua erosione di suolo per la costruzione di insediamenti e infrastrutture oltre che causare inquinamento,riflette sull’ambiente e sul paesaggio con perdita di ambienti e di ecosistemi e incide in modo significativo sulla biodiversità,creando un effetto barriera che tende a separare le popolazioni che le rende più isolate geneticamente e più vulnerabili.
Nel paesaggio agrario ogni elemento è prima di tutto un mezzo per la produzione.
Il ricco paesaggio agrario che si impoverisce è il risultato del fatto che le aree agricole vengono inglobate nella città e l’agricoltura si trasforma sempre più in agricoltura periurbana.
In questo degrado,il paesaggio agrario da paesaggio antropico diventa antropogenizzato,è uno scenario che si è rigenerato da scelte di sviluppo legato alla contingenza,inconsapevole degli effetti sulla salute e sui servizi dell’ecosistema che esprimono la sostenibilità di sviluppo.
I servizi di ecostemici sono determinati da una forte capacità di governance delle risorse ambientali,naturali e territoriali e delle istituzioni pubbliche. Il loro miglioramento richiede di essere correlato all’equilibrio delle diversità territoriali connesse allo sviluppo sostenibili.                                                                                                                                                                     La governante ha tre rami :                                                                                                                                                                     -economica,riguarda tutte le decisioni che investono le attività economiche e le sue relazioni che le altre economie.                                                                                                                                                                                                          –politica,abbraccia tutti i processi decisivi che portano alla formulazione delle strategie e delle azioni politiche.                                                                                                                                                                                         –amministrativa,riguarda il sistema di realizzazione delle scelte politiche.
Il concetto di governante designa le norme,processi e  comportamenti che influiscono sul modo in cui le competenze sono esercitate oltre le frontiere con riferimento ai principi di apertura,partecipazione,responsabilità,efficacia e coerenza.
I problemi della diversità paesaggistica sono segni di una governance che non riesce a sviluppare attività coerenti di diverso livello,tenendo conto degli effetti della complementarietà delle azioni e delle politiche nei confronti dell’ecosistema e della conseguente valutazione dei servizi che l’ecosistema fornisce alla qualità della vita umana.
Capitolo 4 Le vie d’acqua nei programmi Expo 2015                                                                                                    
Expo è un’esposizione universale di natura non commerciale che tratta di temi di interesse mondiale.          
Tenute fino dal XIX secolo,sono considerate vetrine del progresso culturale e tecnico,oltre che luoghi di esperienza di una comunità mondiale sempre più integrata ed interdipendente sul piano della civiltà e dell’economia.                                                                                                                                                                                        Il suo ruolo è orientato all’interpretazione delle sfide collettive a cui l’umanità deve rispondere.          
Milano si è candidata proponendo il tema :”Nutrire il Pianeta,energia per la vita” dando cosi visibilità alla tradizione,alla creatività e all’innovazione nel settore dell’alimentazione,raccogliendo tematiche già sviluppate dalle precedenti Expo e riproponendole alle luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c’è il tema del diritto a un’alimentazione sana,sicura e sufficiente per tutto il Pianeta per dimostrare che è possibile garantire la sicurezza  e la qualità alimentare e lo sviluppo per l’intera umanità.                                          
La sostenibilità si lega al mantenimento di un’alimentazione prodotta da un paesaggio che può rigenerarsi e quindi mantenersi per sostenere le generazioni future attraverso un uso razione delle risorse del Pianeta.   Il concetto di sostenibilità è connesso alla conservazione della biodiversità e della diversità paesaggistica  che hanno un valore di opportunità,produttiva  e di garanzia di una qualità complessiva dell’abitare e del produrre per l’uomo.                                                                                                                                                                       L’Expo di Milano tenta di contestualizzare il legame con i territorio attraverso scelte progettuali e tecniche che intendono rapportarsi ed integrarsi con i caratteri identitari del contesto paesaggistico nel quali si inserisce il progetto fisico dell’esposizione.                                
Le città designate per le Expo sono legate all’importanza dell’eredità che le esposizioni devono lasciare sul territorio.                                                                                                                                                                                               Quella del 2015 vuole essere un’esposizione che ribalta il concetto di monumentalità,non costruendo  architetture,ma realizzando a Milano un paesaggio inedito di naturale bellezza per portare al centro il paesaggio attraverso il recupero di un’area degrada del quadrante nord-ovest del capoluogo lombardo.  L’idea è riassegnare senso al luogo con il tentativo di riconnessione fisica e funzionale delle reti e dei servizi dell’idrografia superficiale,del verde e della mobilità dolce anche in coerenza con gli scenari di riorganizzazione e riqualificazione della rete irrigua.
La qualità paesaggistico-ambientale del territorio risulta caratterizzata da degrado.                                                   
Le situazioni di criticità riguardano : la presenza di una fitta rete di autostradale e strade statali,la perdita di organizzazione del paesaggio,l’inadeguatezza della capacità di deflusso dei corsi d’acqua con conseguenti situazioni di rischio di inondazione delle aree urbane,la pessima qualità biologia dell’ambiente fluviale, l’impoverimento dell’ecosistema e degli habitat fluviali,l’assenza di funzione ricreativa degli spazi.
Il progetto territoriale che si è consolidato viene chiamato Via dell’Acqua rilevando connessione tra il sito dell’Expo,la città e il suo territorio.
E’ progettato per essere un risorsa per il tempo libero dei cittadini e per i visitatori in aree a ridosso della città con spazi verdi fruibili e coltivabili e darà continuità ai parchi della cintura ovest milanese,riqualificare i Navigli e rilancerà il sistema delle Cascine.
L’acqua è l’elemento connotativo più importante per l’identità paesaggistica del sito.                                        
L’area è modellata come un paesaggio unico,un’isola circondata da un canale d’acqua e strutturata intorno al Decumano e il Cardo.                                                                                                                                                                       L’acqua si offre come elemento di rievocazione della memoria dei canali di Milano e elemento vitale per l’alimentazione e il microclima del sito stesso.                                                                                                           
Lo scopo del progetto è quello di creare una fascia di vegetazione in grado di ospitare habitat faunistici e garantire l’autodepurazione delle acque.                                                                                                                        
Il percorso dell’acqua troverà il suo fulcro attorno al grande lago circolare,rappresentazione simbolica dell’acqua che si trasforma in piazza come centro delle attività e delle risorse dell’uomo.
La fornitura d’acqua al sito espositivo è diventata l’occasione di realizzare della riconnessione e riqualificazione della rete irrigua dell’area milanese e per migliorare la qualità ecologica e paesaggistica.
Nel quadro del progetto sono previsti nuovi corridoi verdi,percorso ciclabili,boschi,prati che sono finalizzati alla ricomposizione del paesaggio urbano e perturbano. E’ un sistema continuo di parchi attrezzati,aree agricole percorse da itinerari ciclabili,cascine,corsi d’acqua con un innalzamento della qualità della vita che intende contribuire alla messa in sicurezza idraulica,alla messa in sistema dei parchi regionali e delle vie d’acqua per il potenziamento delle aree agricole affinchè possa garantire il fabbisogno delle zone urbane e alla riconnessione ambientale delle aree verdi e del sistema parchi.                                                                                                                                                                                La sistemazione del Sito Expo si configura come un’irripetibile opportunità progettuale di ricomporre frammenti di paesaggio,di ricucire tessuti semiabbandonati,di aprire nuovi spazi e di sistemare le risorse ambientali e culturali.                              
Capitolo 5 La biodiversità nelle città
La città pur percepita come spazio artificializzato presenta una notevole ricchezza di biotopi.                             
La varietà dei micro-habitat che si possono rinvenire in ambiente urbano,sono localizzati nelle fenditure dei muri o nella pavimentazione stradale,nelle siepi,sui tetti dove fanno la loro scomparsa di specie diverse e rare mentre i macro-habitat si posso riscontrare nei parchi e in aree abbandonate.                                                 
I giardini pubblici,orti botanici e produttivi sono l’espressione di nuove tendenze che emergono nella società.                                                                                                                                                                                 L’attenzione è motivata dal fatto che essi non rappresentano soltanto importanti serbatoi di biodiversità,ma hanno anche un ruolo strategico nella pianificazione della città e delle aree periurbane.               
Vi è la nascita dell’approccio paesaggistico che vede le aree della città come il centro di progetti di rinnovo urbano.
Le aree verdi hanno svariate funzioni : ecologiche,sociali,psicologiche,culturali ed economiche che contribuiscono a render più attrattiva l’immagine urbana.                                                                                          
In Europa,il movimento dei parchi pubblici vede un inizio nel Regno Unito come reazione contrapposta all’industrializzazione e all’urbanizzazione accelerata.                                                                                                      
Fu la Francia a raccogliere la tradizione britannica che grazie a Napoleone III fece del verde urbano l’elemento costante degli interventi di riqualificazione urbana,fece costruire una natura adatta alla città,coniugando il naturalismo romantico con l’innovazione tecnologica.                                                                 
Agli inizi del Novecento cominciarono a farsi strana nuovi precetti rivolti a potenziare il ruolo benefico svolto dal contatto con la natura,reso più efficace dall’attenzione consapevole rivolta alle singole specie vegetali e agli effetti sulla salute umana; come conseguenza si assistette a una rapida crescita della varietà delle specie introdotte,allo studio di ricercate composizione di piante e fiori,all’incremento dei cespugli ai margini dei parchi per separarli dal contesto della città.                                                                                                           
Negli anni 60 in Canada,Nord Europa e Stati Uniti si delinea poi un modello diverso di giardino che si può catalogalizzare come selvatico,rustico,naturale che valorizza la flora locale e accetta la sua crescita spontanea accogliendo anche specie vagabonde,dando priorità all’ecologia per la realizzazione e gestioni di parchi pubblici.                                                                                                                                                                                 Si fondano i valori della tradizione britannica dei giardini con i valori della città sostenibile e dai risultati delle ricerche scientifiche sulla biodiversità negli ecosistemi urbani e sulla gestione delle risorse naturali.
Gli orti botanici sono un esempio di una diversità del mondo vivente che è ricercata,controllata e conservata.                                                                                                                                                                                  Nacquero nel XVI secolo a Pisa e a Padova,la loro funzione era quella di fornire supporto all’insegnamento della medicina presso le Università.                                                                                                                                    
Rapidamente venne a sovrapporsi la funzione di conservazione delle piante che provenivano da lontano e che necessitavano un posto in cui essere accolte e curate.                                                                                                 
Cosi la raccolta delle specie,la coltivazione,lo studio scientifico sono diventate le funzione principali degli orti botanici.                                                                                                                                                                                   Un elemento simbolico è quello della serra,spazio protetto dalle condizioni meteorologiche esterne.                       
Gli orti botanici oggi sono ritenuti come dei musei per la valorizzazione dei materiali presenti in essi e di divulgazione scientifica e di sensibilizzazione nei confronti della tematica della biodiversità.
L’orto urbano appare oggi un simbolo di un rinnovato impegno sociale nella cura del territorio volta a migliore la qualità del paesaggio ed insieme quella della vita sociale.                                                                
Nacquero nel Regno unito all’inizio dell’ottocento ed erano destinati ad assicurare un pezzo di terra a persone disoccupate per aiutarli a sopravvivere e si sono affermati come giardini operai.                                    
Il desiderio di conservare un rapporto diretto con la natura e di coltivare la terra trova espressione nel movimento della città-giardino.                                                                                                                                                 
In italia la creazione degli orti fu ad opera del fascismo per mettere a coltura le terre disponibili.                   
Il revival negli ultimi anni degli orti urbani è connesso  a funzioni ecologiche,educative e ricreative che puramente produttive.                                                                                                                                                                    
Nel contesto nordamericano gli orti urbani appaiono essere un risposta alle esigenze delle classe meno fortunate e impoverite dalla crisi economica che tornano a coltivare aree lasciate libere dalle costruzioni.
Un fenomeno singolare nacque a New York intorno agli anni 70 noto come green guerrilas,un gruppo di amici che cominciarono a spargere semi e a piantare alberi in terreni abbandonati per contrastare l’eccessiva urbanizzazione.                                                                                                                                                 La lotta contro la trascuratezza e scarsità di spazi pubblici,la produzione diretta di ortaggi,il rifiuto dei cibi confezionati sono gli elementi di un ampio impegno ecologico volto a ridurre l’impatto sul pianeta.

Capitolo 6 Biodiversità nei paesaggi sotterranei urbani
La biospeleologia è l’insieme degli studi inerenti le specie animali e vegetali  ipogee che abitano sono la superficie terreste,prestando attenzione ai relativi ecosistemi.                                                                                          
In biologia,il termine biosfera intende quella parte del pianeta nella quale si riscontrano le condizioni indispensabili alla vita animale e vegetale;è usato anche per indicare l’insieme degli organismi viventi.   
L’ambiente è lo spazio che ci circonda ed anche le condizioni fisico-chimiche e biologiche in cui si può svolgere la vita degli essere viventi mentre l’ecosistema è l’unità funzionale formata dall’insieme degli organismi viventi e dalle sostanze non viventi in un area delimitata.
La prima conseguenza del buio è la scomparsa della vegetazione.                                                                              
I principali effetti dati dall’oscurità sono : anoftalmia,perdita dell’organo visivo; depigmentazione,al buoi i colori non servono e la fauna presenta colori bianchi; sclerificazione,assottigliamento dello scheletro.         
Senza la luce,il ritmo biologico subisce un rallentamento,dovuto alla temperatura e al regime alimentare che è minore.
Nel caso dei sotterranei del castello di Milano sono stati ritrovati insetti tipici degli ambienti carsici.          
Sono stati riscontrati numerosi tipi d’insetti dei quali molti tipi mai trovati in superficie.                                        
Curioso fu il ritrovamento di gusci di conchiglia vecchi di qualche secolo poiché i canali d’alimentazione dei fossati erano collegati direttamente ai fiumi.
Capitolo 7 Biodiversità e progetto per qualità dei paesaggi periurbani europei
Il  fenomeno della trasformazioni del paesaggio urbano si è manifestato molto rapidamente nel corso del XX secolo soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.                                                                                            
 I cambiamenti sono stati indotti da un consumo estensivo dello spazio,estensione della rete viaria e dell’urbanizzazione a scapito dello spazio naturale,industrializzazione.                                                                             
Il fenomeno dell’espansione appartiene ad ogni epoca pur con caratteri differenti e come fenomeni più recenti hanno dato il via alla formazione del paesaggio periurbano europeo.
Il periurbano è il luogo della perdita di un antico equilibrio tra città e campagna.
Gli spazi periurbani costituiscono  la zona di transizione tra l’urbanizzato e il rurale.                                                                 Gli spazi agricoli più lontani dall’agglomerazione sono in relazione diretta con quelli della zona rurale alterandosi agli spazi urbanizzati ch segnano il paesaggio .                                                                                            
Tali spazi agricoli periurbani assicurano funzioni sociali,paesaggistiche,ecologiche e di produzione.
Capitolo 8 L’ingegneria naturalistica quale contributo alla biodiversità e alla diversità dei paesaggi d’acqua
Secondo il codice dei bc il paesaggio viene definito come territorio espressivo di identità,il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali,umani e dalle loro interrelazioni.                                                                               
È dalla fine degli anni 50 che in italia la pressione antropica attraverso lo sviluppo dell’urbanizzazione ha profondamente alterato gli equilibri naturali ed inciso negativamente sulla diversità biologica in un contesto paesaggistico banalizzato.                                                                                                                                                                 Anche i fiumi sono stati coinvolti in tale processo con restringimento degli alvei per la presenza d’infrastrutture e la conseguente articializzazione delle sponde,molti canali rurali hanno subito la stesa sorte.                                                                                                                                                                                                            Le funziona dei canali irrigui sono : irrigazione,disegno del paesaggio e valore naturalistico.                                                  Negli ultimi anni si promuovo e si sollecitano interventi di salvaguardia e riqualificazione dei corsi d’acqua e lungo i canali rurali.                                                                                                                                                                                 
Si cerca di applicare la rinaturazione che è l’insieme degli interventi atti a ripristinare le caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica di un ecosistema con un miglioramento della biodiversità,della qualità delle acque e dell’aspetto paesaggistico.
L’ingegneria naturalistica è la disciplina che fornisce gli strumenti per questi obiettivi.                                                                   Fra le principali finalità vi è la difesa del suolo e i recuperi ambientali : utilizza le radici di alberi per consolidare il terreno,risolve i problemi dell’erosione delle sponde,crea  ambienti naturali,recupera aree degradate,migliora le caratteristiche chimico-fisiche del terreno,innesca la vita di vegetali autoctoni.
In ingegneria naturalistica la manutenzione è determinante.                                                                                                             Accanto agli obiettivi di mantenere un buono stato idraulico ed ambientale del reticolo idrografico,richiede di garantire la funzionalità degli ecosistemi,tutela la continuità ecologica,conserva e afferma le biocenosi (associazione di specie diverse) autoctone.                                                                                                                                          
Si parla poi di manutenzione ecocompatibile,limitano al massimo i danni alla vegetazione ed alla fauna.                                        Una corretta manutenzione deve porsi l’obiettivo del ripristino della funzionalità idraulica,tutela e sviluppo del potenziale ecologico dei canali.                                                                                                                                                                        Le operazioni di manutenzione possono essere anche l’occasione per recuperare e reinnescare la diversità biologica di aree degradate o abbandonate : rivitalizzare i canali irrigui abbandonati recuperando elementi naturali,recuperare fontanili sviluppare canneti,introdurre specie vegetali acquatiche,mettere a dimora alberi,arbusti e siepi.
Capitolo 9 Il ruolo delle aziende agro-zootecniche nella differenziazione del paesaggio rurale
Nell’antichità si può parlare di organizzazione territoriale che ha dato luogo a ciò che oggi definiamo come paesaggio.
Le civiltà preromane furono basate su insediamenti d’altura che hanno lasciato sogni oggi riconoscibili solo sulla cartografia.
L’organizzazione territoriale delle strutture agro-zootecniche romane risultano ancora oggi chiarissime attraverso i segni della centuriazione in jugeri.
L’organizzazione sociale romane prevedeva che i legionari avessero accesso a terre di proprietà pubblica utilizzabili per il pascolo,caccia e raccolta di frutti.
Quando la città di Roma crebbe a dismisura,i moduli assegnati ai legionari non riuscivano più a soddisfare le esigenze di un mercato cosi vasto.
Ciò determinò una disattivazione dei legionari dalla professione contadina e si passò alla costruzione delle ville romane che erano vere e proprio imprese votate alla produzione di beni da immettere sul mercato.
La villa venne costruita in Gallia tra il I e IV secolo d.C. mentre nelle regioni meridionali meno fertili venne creati campi aperti per la pastorizia.
Nell’Alto Medioevo,con il crollo della popolazione venne meno la richiesta di cibo e il bosco si riapproprio delle zone che prima erano usate per l’agricoltura.
Rimasero solo le curtis che rappresentavano un passaggio tra la villa romana e quella della signoria feudale ma che produceva solamente per un suo autoconsumo.
A partire dal IX secolo e fino alla crisi del 300 si verificò un innalzamento della popolazione che porto una notevole opera di dissodamento con la messa a coltura di terre anche in alta quota.
Si evidenziò il ruolo delle abbazie per opere di bonifica e di sfruttamento dei pascoli incolti.
Con l’età dei comuni furono promulgate disposizioni legislative antifeudali che ebbero esito positivo favorite anche dalle condizioni di un territorio che essendo pianeggiante e irrigabile,si prestavo al frazionamento.
Nell’età moderna,la reazione aristocratica e borghese portò a una rifeudalizzazione del territorio.
Il prototipo fu la villa veneta.
In Lombardia,si evolse un sistema insediativo chiamato cascina lombarda,definibile come un’azienda di elevate superficie affittata a un capitalista che assumeva salariati per condirla con un orientamento cerealicolo-zootecnico.
In Emilia,si prosegui la diffusione del modello a mezzadria che dava origine a poderi di minore dimensione con orientamento produttivo molto più polivalente,in cui la cerealicoltura e la zootecnica si integravano con le coltivazioni arboree.
A causa della pressione demografica dal XIX secolo e fino alla seconda guerra mondiale si diffuse il fenomeno della bonifica che trovò la sua maggiore espressione durante il fasciamo grazie a un maggiore disponibilità di mezzi tecnici.
Tutto l’edificato diventò omogeneo e si avverti il cambiamento di un mondo che da medioevale passava ad essere industriale.

Al  termine della seconda guerra mondiale,l’Italia era un paese essenzialmente rurale.
La rivoluzione industriale colpì anche il settore agricolo con l’introduzione della meccanizzazione e con campi sempre più ampi.

Dagli anni 80 si è assistito a un altro passaggio quello di sviluppo rurale che ha conferito al paesaggio una nuova valenza culturale.
Cosi il territorio rurale si è imposto al centro  dell’attenzione da parte della società.

Le esigenze introdotte dall’industrializzazione hanno portato anche in viticoltura a una modifica radicale delle pratiche necessarie alla produzione dell’uva.
Le cantine si sono evolute passando a soluzione  con layout a un piano e ricorso a materiali come acciaio e vetroresina.

Capitolo 10 Musei, biodiversità e alimentazione
L a biodiversità è rappresentata dalla vasta gamma di sistemi ecologici che vanno dalle regioni polari alle praterie tropicali.
La diversità biologica è una ricchezza poiché costituisce il risultato dell’evoluzione biologica e la riserva potenziale per la produzione di una nuova diversità.
Tre sono le cause della perdita della biodiversità : cambiamenti climatici,distruzione degli ambienti e introduzione di specie non autoctone competitive fra loro e posso derivare da processi naturali e dalla presenza dell’uomo.
Oggi gli ambienti si trasformano con una velocità tale che l’evoluzione culturale dell’uomo non è in grado di sostenere queste trasformazione in modo responsabile.
Il ruolo dei musei di storia naturale è quella di conservare la biodiversità e sono diventati i supporter scientifici dei movimenti ambientalisti.
Sin dalla loro origine i musei si sono occupati di raccogliere e conservare quanto più possibile della natura.

Fin dalla su nascita,lo scopo principale del museo di storia naturale è stato quello di completare la descrizione del mondo naturale,conservarne tutte le varietà,documentarle e ordinarle.
Nacquero nel XIX secolo i musei universitari con la funzione scientifica di accogliere le collezione frutto di ricerca e di renderle disponibili per aggiornamenti di conoscenze.
Nei musei vengono conservati la maggior parte dei tipi,quegli esemplari tramite i quali è stata descritta per la prima volta una specie e che sono i riferimenti di essa.
I musei di oggi diventano banca dati di ogni aspetto della biodiversità.

La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiave del funzionamento dell’ecosistema Terra.
L’importanza della biodiversità è data dal fatto che la vista sul nostra pianeta è possibile grazie alle funzioni degli ecosistemi che possono essere di fornitura,regolazione,culturali e di supporto.
Oggi la valorizzazione del ruolo del museo nella ricerca e comunicazione della biodiversità ha portato a proporre esposizioni più complesse,dove viene presentata la varietà degli essere viventi,la loro relazione con l’ambiente e la loro interdipendenza.

Il museo di storia naturale e archeologica di Montebelluna ha scelto di parlare di alimentazione in occasione dell’anno internazionale della biodiversità nel 2010.
L’alimentazione è un bisogno primario,un necessità fisiologica legato alla dimensione culturale.
L’obiettivo è di presentare la complessità delle strategie e relazioni alimentari tra i vari organismi in natura,dove l’uomo si inserisce con il proprio sistema alimentare che appare sempre più in contrasto con il resto del mondo naturale di cui l’uomo fa parte e dal quale dipende per la sua sopravvivenza.
Un sistema alimentare incide sugli ecosistemi,sui sistemi economici-sociali e sugli aspetti culturali.
Ciò che si mangia è in stretta relazione con l’ambiente che ha condizionato i tipi di produzione in base al clima e alle caratteristiche del suolo.
Fin dalla preistoria l’uomo ha infatti operato sull’ambiente,selezionando piante e addomesticando animali,ha preparato cibi trasformandoli  attraverso processi naturali o tecnologici.
L’azione di selezione delle risorse ai fini alimentari come le prime pratiche agricole,è stata la prima che ha determinato una drastica riduzione della biodiversità.
Nel tempo quello che era una semplice attività di sussistenza per le comunità locali è diventata sempre di più un’attività economica.
La mostra nasce con l’obiettivo di stimolare nei visitatori una riflessione sugli aspetti dell’alimentazione  e prevede un dialogo tra scienza,cultura e società che vede l’uomo come un organismo viventi che si nutre per necessità e che ha adattato la sua fisiologia e comportamenti sociali nella sua evoluzione e come individuo capace di costruire attorno al tema della nutrizione valori culturali e sociali.
La mostra avviene attraverso il coinvolgimento diretto dei visitatori in esperimenti.
Il filo conduttore è l’importanza del preservare la qualità del patrimonio e delle riserve naturali in termini di conservazione della biodiversità,riduzione dell’impatto delle diverse forme di inquinamento e dell’uso calibrato di suolo e acqua evitando ipersfruttamento.

Capitolo 11 Cultori e professionisti : attori della costituzione del patrimonio vegetale
Nella costruzione di un valore patrimoniale del mondo vegetale ci sono soggetti privati o pubblici,amatori o professionisti,specillasti o persone comuni. Collezionisti di piante si sono mobilitati per la salvaguardia di specie a rischio di scomparsa e per la protezione e il restauro di giardini storici. Nel patrimonio vegetale c’è una tensione costante tra il locale e il globale: le piante sono esseri viventi, viaggiano, si spostano nel mondo facendo concorrenza alle autoctone. I cultori, gli appassionati sono partiti alla riscoperta dell’arte dei giardini, creando un movimento associativo, nel quale sorgono i primi problemi inerenti ai costi di manutenzione, spesso infatti, non è possibile al solo proprietario provvedere alla sua cura per l’entità dei fondi necessari. È questo un campo in cui il pubblico e il privato dovrebbero incontrarsi. La cooperazione nella cura di patrimoni privati non è rivolta solo alla tutela degli interessi di soggetti specifici, ma è alla base di una più ampia serie di azione di conservazione del paesaggio.

I modo attuali di produzione e di commercializzazione,la standardizzazione del prodotto determinano un impoverimento della palette vegetale e suscitano il desiderio di ritrovare specie in via di sparizione. I produttori agricoli promuovo prodotti del territori tramite marchi e certificazioni.
Nella valorizzazione della diversità paesaggistica e alimentare del patrimonio vegetale l’importanza è costituito dal movimento eco museale che mettono in gioco le sensazioni ed emozioni della natura.

I museo etnografici dell’alimentazione si interessano delle lavorazione e tengono conto delle specie vegetali,delle tecniche,usi,costumi e credenze.
Nel secolo della rivoluzione industriale la necessità di classificare le varietà correnti di frutta divenne un’urgenza agronomica, che porterà ad inaugurare la pomologia scientifica. Garnier Valletti fu il massimo esponente di questa scienza, egli produsse una quantità enorme di frutti e fiori in cera.

Capitolo 12 Recupero e valorizzazione dei paesaggi agricoli tradizionali nel territorio dei laghi varesini
L’agricoltura svolge un ruolo più che significato nel definire il paesaggio; essa costituisce l’origine di numerosi ecosistemi,molti dei quali caratterizzati da un’elevata biodiversità.
Le attività agricole contribuiscono attivamente al mantenimento della diversità delle specie e alla preservazione di un ricco patrimonio genetico.
La geografia antropica studia l’agricoltura come una componete paesaggistica culturale,un settore della geoeconomia.
Lo studio dei paesaggi rurali e culturali nell’ambito della geografia umana conduce alla trattazione delle ricadute sulla biodiversità.

Il sistema ambientale dei laghi di Varese è un territorio collinare immediatamente a sud del corrugamento alpino.
Si tratta di un anfiteatro morenico e il lago Biandronno è divenuto una sorta di acquitrino in seguito a una bonifica,ma salvaguardato come biotopo.
Il reticolo idrografico è completato da piccoli torrenti,canali e paludi.
La presenza di argille lacustro-glaciali fangose permise lo stanziamento di insediamenti palafitticoli sulle sponde dei laghi di cui rimane traccia di presenza di civiltà neolitica.

Dal punto i vista della vegetazione,l’area è interessata dalla presenza di fitti boschi.
La coltivazione del castagno era ampiamente diffusa.
La vigna e gli alberi da frutti furono largamente diffusi grazie al clima mite prodotto dai laghi,dal profilo morfologico modellato sul vasto utilizzo di terrazzamenti.
Però la presenza dell’aeroporto di malpensa,l’aumento dell’urbanizzazione delle infrastrutture viarie e alla massiccia presenza di impianti industriali sono le cause di una criticità rilevante.

Si può rilevare la presenza di viti molto vecchie che dimostra la produzione vinicola era consolida,ma dopo la seconda guerra mondiale il settore vinicole tende a scomparire.
La condizione attuale dei vigneti è compromessa da una loro distribuzione a macchia di leopardo in aree prevalentemente incalzate dalla diffusione boschiva o a stretto contatto con la rete viaria.
Le cantine attive risultano essere di modesta dimensione e legate a un produzione per l’autoconsumo.
In questo contesto di abbandono,si sono aperte recentemente gli spazi per il recupero anche solo parziale della tradizione vitivinicola della zona varesina.

Dopo lo sviluppo demografico ed urbanistico,la coltivazione delle pesche ha conosciuto un drastico declino che era possibile grazie al clima mite prodotto dai laghi.
Per contrastare il fenomeno di un impoverimento di culturale e biodiversità si è giunti a valorizzare il patrimonio culturale e genetico attraverso la conoscenza e valorizzazione dei prodotti locali, riduzione delle distanze che i prodotti percorrono per giungere il consumatore e per poter tutelare e promuovere una frutticoltura specifica.

With love , D. 

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