Percorsi nel paesaggio
Capitolo 1 Primi passi nel paesaggio geografico
Per
paesaggio fisico in geografia si prendono in considerazione clima, le forme del
rilievo, l’idrografia, i suoli, la vegetazione, per un’analisi specifica. Un
aspetto importante del paesaggio naturale è quello della copertura vegetale:
viene analizzata sia attraverso la distribuzione di specie che di associazioni
vegetali. Si cerca anche di individuare le relazione che legano la vegetazione
agli altri caratteri del paesaggio. Il paesaggio è un dato sensibile che
permette di risalire ad un insieme concreto di forme e fenomeni tra loro legati
da mutui rapporti entro una porzione di sfera terrestre. E’ quindi il prodotto
visibile dell’interrelazione di numerosi fattori. Il paesaggio non è statico ma
è caratterizzato da rapporti tra forme e fenomeni. L’uomo nel paesaggio è
attore perché contribuisce a caratterizzare un territorio e spettatore perché
osserva ciò che ha costruito. IL paesaggio può essere studiato in modi diversi:
in relazione all’ambiente natura, alla struttura socio-economica,
all’evoluzione storica, a quella culturale e agli aspetti soggettivi e
percettivi. Quando il geografo studia il paesaggio costruito, vissuto e
percepito dall’uomo considera le forme dell’antropizzazione, cioè le forme
introdotte dall’uomo tramite le sue molteplici attività. Analisi descrittiva: descrivere un paesaggio senza limitarsi agli
aspetti più evidenti ma entrando nello specifico. Vi sono fenomeni non visibili
o avvertibili per l’uomo che sono tuttavia determinanti, come i fenomeni
climatici. Il paesaggio geografico è inteso come la complessa combinazione di
oggetti e fenomeni legati tra loro da rapporti funzionali. L’uomo ha da sempre
modificato l’ambiente naturale per sfruttare le risorse che questo offre, il
paesaggio rispecchia i valori della società che in esso vive e opera; può
quindi essere considerato testimone della cultura di questa società. Attraverso
il paesaggio si può quindi comprendere quali siano i valori dominanti in essa.
Il paesaggio può essere considerato come un sistema di segni. I paesaggi
agricoli tradizionali sono la testimonianza di un’attenzione scrupolosa al
territorio e al mantenimento delle risorse nel tempo. Le componenti del
paesaggio possono quindi costruire delle preziose testimonianze di un modo di
vita del passato oppure essere segni delle nuove modalità con cui l’uomo si
relaziona con l’ambiente. La cultura della società industriale ha infatti molto
spesso stravolto la struttura paesaggistica preesistente. E’ importante allora
analizzare tanto il presente quanto il passo per capire meglio i mutamenti
avvenuti. Da una parte il miglioramento del tenore di vita è un valore
indiscutibile, dall’altro però la completa rottura con il passato potrebbe
corrispondere ad una fratture anche culturale tra generazione ad una perdita di
valore e di identità sociale. Nell’analisi del paesaggio non può prescindere
l’analisi della dimensione soggettiva, dal modo in cui ciascuno, osservatore
esterno (outsider) o fruitore interno
(insider) di un paesaggio, si crea
delle immagini del paesaggio stesso, attribuisce valore ai diversi elementi,
oppure dà loro un preciso significato simbolico. Ciò che si vede esiste
indipendentemente da noi, ed è d0altra parte visto e sentito differentemente
dagli uomini che sono gli utenti. L’analisi della percezione del paesaggio è
fondamentale anche in prospettiva di pianificazione paesistica, partendo dal
presupposto che non è tanto la realtà che influenza i comportamenti quanto
piuttosto l’idea che ci si è fatti di essa. Esistono delle variabili che
entrano in gioco nella formazione dell’immagine del paesaggio da parte del
singolo individuo, alcune di tipo collettivo, sociale, influenzate dalla
cultura dominante, altre di categoria, altre ancora legate alla personalità,
alla sensibilità. Tali variabili svolgono la funzione di filtri che si pongono
tra l’individuo e il paesaggio attraverso cui si forma l’immagine mentale del
paesaggio stesso. Le opere degli artisti e dei letterati molte volte
contribuiscono a caricare di valenza simbolica alcuni elementi del paesaggio,
anche le immagini pubblicitarie e la cinematografia giocano un ruolo importante
nel determinare le conoscenze e i giudizi dell’uomo e nel rafforzare stereotipi
superficiali. Il paesaggi è anche considerato un bene culturale e ambientale.
Il benessere dell’uomo non è solo fisico (igiene, sicurezza) ma fanno parte di
questo benessere anche la coscienza della propria identità culturale e il senso
di appartenenza a una comunità e ad un territorio.
Capitolo 2 Un modello per il paesaggio
Il sistema realtà geografica è strutturato
in due sottosistemi, quello delle dinamiche dell’ambiente naturale e quello
delle dinamiche del gruppo umano, questi sono in continuo collegamento tra
loro.
Il sistema paesaggio si divide in tre ambiti: caratteri fisici (rilievi, clima, vegetazione), caratteri dell’antropizzazione( gli insediamenti) e caratteri culturali (valori estetici e affettivi). I caratteri fisici e quelli dell’antropizzazione sono caratteri materiali, tangibili mentre quelli cultura sono immateriali, percepiti soggettivamente. Questi tre ambii sono strettamente interconnessi. Il sistema realtà geografica produce il sistema paesaggio. Gli elementi del paesaggio stesso hanno infatti sempre origine dalle dinamiche dei due sottosistemi, ambiente naturale gruppo umano, che costituiscono la realtà geografica. Non è possibile separare realtà geografica e paesaggio. Ci sono tre possibili percorsi di lettura di un paesaggio: la dimensione orizzontale che fa riferimento solo al sistema paesaggio e analizza le sue relazioni e i suoi elementi. La dimensione verticale che da un lato ricerca la ragione dei caratteri del paesaggio nei dati non direttamente manifesti e dall’altro considera il paesaggio come una delle fonti di informazioni utili per conoscere il territorio. La dimensione temporale considera il paesaggio come il risultato di tutte le forze che hanno agito nel paesaggio nel passato e oggi. Il sistema paesaggio può essere considerato come l’insieme di elementi, relazione e significati. La complessità paesaggistica aumenta con l’aumentare degli elementi del paesaggio, questa varietà è un pregio. La complessità aumenta anche quando le relazioni crescono quantitativamente e restano aperte ed elastiche. Il paesaggio è un sistema di segni e significati da interpretare, è necessario che ciascun segno abbia un proprio significato. Significato funzionale si tratta delle funzioni materiali che rispondo alla domanda “a che cosa serve concretamente?”. Significato simbolico tratta della funzione di simboli legati a valori estetici, culturali, immateriali, che si differenziano tra gli insiders e gli outsider poiché ognuno può attribuire al paesaggio significati simbolici differenti. Significato progettuale ovvero la progettualità delle intenzionalità. Gli elementi, le relazioni e i significati strutturano il sistema paesaggio e ne garantiscono il dinamico evolversi come sistema complesso; quando però il livello di complessità è troppo bosso o alto uno stimolo esterno può condurre il sistema al collasso.
Il sistema paesaggio si divide in tre ambiti: caratteri fisici (rilievi, clima, vegetazione), caratteri dell’antropizzazione( gli insediamenti) e caratteri culturali (valori estetici e affettivi). I caratteri fisici e quelli dell’antropizzazione sono caratteri materiali, tangibili mentre quelli cultura sono immateriali, percepiti soggettivamente. Questi tre ambii sono strettamente interconnessi. Il sistema realtà geografica produce il sistema paesaggio. Gli elementi del paesaggio stesso hanno infatti sempre origine dalle dinamiche dei due sottosistemi, ambiente naturale gruppo umano, che costituiscono la realtà geografica. Non è possibile separare realtà geografica e paesaggio. Ci sono tre possibili percorsi di lettura di un paesaggio: la dimensione orizzontale che fa riferimento solo al sistema paesaggio e analizza le sue relazioni e i suoi elementi. La dimensione verticale che da un lato ricerca la ragione dei caratteri del paesaggio nei dati non direttamente manifesti e dall’altro considera il paesaggio come una delle fonti di informazioni utili per conoscere il territorio. La dimensione temporale considera il paesaggio come il risultato di tutte le forze che hanno agito nel paesaggio nel passato e oggi. Il sistema paesaggio può essere considerato come l’insieme di elementi, relazione e significati. La complessità paesaggistica aumenta con l’aumentare degli elementi del paesaggio, questa varietà è un pregio. La complessità aumenta anche quando le relazioni crescono quantitativamente e restano aperte ed elastiche. Il paesaggio è un sistema di segni e significati da interpretare, è necessario che ciascun segno abbia un proprio significato. Significato funzionale si tratta delle funzioni materiali che rispondo alla domanda “a che cosa serve concretamente?”. Significato simbolico tratta della funzione di simboli legati a valori estetici, culturali, immateriali, che si differenziano tra gli insiders e gli outsider poiché ognuno può attribuire al paesaggio significati simbolici differenti. Significato progettuale ovvero la progettualità delle intenzionalità. Gli elementi, le relazioni e i significati strutturano il sistema paesaggio e ne garantiscono il dinamico evolversi come sistema complesso; quando però il livello di complessità è troppo bosso o alto uno stimolo esterno può condurre il sistema al collasso.
Capitolo 3 Paesaggio come sistema in evoluzione
I paesaggio
sono continuamente soggetti al cambiamento, sono sistemi che si evolvono come
risposta ella modificazione continua dei due sottosistemi (ambiente naturale e
gruppo umano) da cui hanno origine. Niente nel paesaggio cambia nello stesso
tempo, alla stessa velocità o nella stessa direzione. Per paesaggio in equilibrio non si intende la fissità, la rigidità ma
la stabilità della traiettoria di trasformazione, del dispiegarsi lento di un
processo evolutivo. I modi con cui avvengono i cambiamenti della struttura di
un sistema territoriale e la loro intensità sono spiegati sulla base delle
modificazioni dei significati del sistema stesso e delle modificazioni
dell’ambiente in cui esso è inserito. Per morfogenesi
si intende la completa trasformazione del sistema che prende avvio quando
l’ambiente esterno interagisce con il sistema fino al punto che esso cambia i
propri obiettivi. Si perdono quindi la maggior parte degli elementi del sistema
e ne vengono inseriti di nuovi. Si ottengono tre indicatori del cambiamento del
paesaggio: l’omeostasi del sistema
paesistico se la struttura non cambia, un adattamento
progressivo in caso di trasformazioni parziali oppure una morfogenesi se il cambiamento coinvolge
gran parte delle componenti. La resilienza
è la capacità di un sistema di assorbire una perturbazione senza cambiare
la sua struttura. Un importante elemento di resilienza è la disponibilità ad
accettare ed integrare il rischio, il cambiamento. Il comportamento resiliente
degli attori sociali presenta due aspetti: la capacità di adattamento e di
apertura alla novità e la capacità di apprendere dal passato. Nel paesaggio è
quindi importante sia il passato che il nuovo. Un territorio troppo stabile e
nel quale si verificano pochi cambiamenti è anche poco resiliente. Si può
quindi affermare che una struttura paesaggistica complessa, cioè ricca di
elementi, relazione e significati, è anche multi stabile e può rispondere con
un comportamento resiliente alle perturbazioni.
Capitolo 4 Paesaggio come sistema naturale: convergenze
e divergenze concettuali
Arriviamo
quindi a diverse definizioni di paesaggio. La prima: il termine paesaggio è
attribuito ad una porzione di territorio nella sua realtà materiale,
l’attenzione è concentrata sul sottosistema delle dinamiche dell’ambiente
naturale. La seconda: la presenza dell’uomo nell’ambiente naturale resta
piuttosto marginale o del tutto estranea, gli aspetti socio-economici,
culturali, soggettivi non sono considerati. Il paesaggio così inteso non è
colto nella sua funzione di testimone della cultura della società che lo ha
costruito. La terza: Gli studi transdisciplinari, interdisciplinari
caratterizzano l’analisi paesaggistica, nelle sue differenti prospettive. La
quarta: il paesaggio è considerato non come un sistema statico, ma nel suo
continuo evolversi, nella sua perenne modificazione. Infine: paesaggio,
geosistema e sistema di ecosistemi sono termini che indicano una porzione di
territorio o si riferiscono ad entità con una più o meno marcata dimensione
spaziale. La sfera del paesaggio consiste in uno strutturato insieme di
componenti che mostrano relazioni reciproche individuabili e che operano come
un’unità complessa. Demek distingue i paesaggi naturali dai “geosistemi
socio-economici”; i primi sono considerati come geosistemi aperti dotati di
autoregolazione, i secondo sono creati dall’uomo. Il paesaggio culturale è una
parte della superficie terrestre in cui coesistono geosistemi naturali e
geosistemi socio-economici. Si possono distinguere paesaggi coltivati, nei
quali la relazione è armoniosa, paesaggi disturbati, cioè le regioni
intensamente utilizzare dall’uomo, ma dove c’è ancora una certa capacità di
autoregolazione, e paesaggi devastati nei quali le possibilità di recupero sono
possibili solo grazie a interventi sul geosistema socio-economico. Per
geosistema si intende un sistema geografico naturale omogeneo legato ad un
territorio, caratterizzato da una morfologia, un funzionamento e un
comportamento, in cui si distinguono tre componenti: abiotiche, biotiche e
antropiche. Si distingue dall’ecosistema dato che non ne condivide l’approccio
biocentrico, che pone gli elementi non viventi come subordinati nell’analisi a
quelli viventi. Il paesaggio è rappresentato come un sistema dinamico,
risultato dell’evoluzione dello spazio e nel tempo di variabili di tipo fisico
e di tipo antropico. L’ecologia del
paesaggio considera il paesaggio come quella porzione della superficie
terrestre che presenta aspetti fisici e biotici distinguibili, o anche una
unità olistica comprendente tutte le componenti abiotiche, biotiche e i
processi legati all’uomo. Per paesaggio si intende il territorio nella sua
totalità, ma con un’attenzione particolare agli aspetti naturalistici,
escludendo dall’analisi gli aspetti storici e culturali, e quelli estetici e
percettivi, legati alle diverse soggettività. Questa disciplina si discosta
dallo studio del paesaggio intesto come geosistema, in quanto l’attenzione è
rivolta quasi esclusivamente alla componente biotica del sistema naturale. Gli
elementi che determinano la struttura del paesaggio sono i singoli ecosistemi,
i quali possono essere distinti in matrice,
macchie, e corridoi. A queste
diverse categorie di elementi vengono attribuiti diversi significati
funzionali. Nell’ecologia del paesaggio la stabilità dei paesaggi è
interpretata non come fissità ma come un processo in continuo di evoluzione. I
disturbi non sono visti come elementi necessariamente negativi, ma fungono
semplicemente da agenti di questo normale processo di evoluzione. Il disturbo
assume un significato negativo quando non si giunge, dopo la sua introduzione,
ad un successivo stadio di equilibrio. Si fa uso anche in questa disciplina
della cartografia, così come delle fotografie aeree e da satellite. Il concetto
di biodiversità viene inteso come varietà del mondo vivente. È importante
salvaguardare la diversità paesistica non soltanto in termini di tipi
paesistici ma anche in termini di livelli diversi di evoluzione degli stessi.
L’ecologia del paesaggio considera l’uomo e gli ambienti antropizzati non come
qualcosa di staccato, ma come parte di questi paesaggi: la proposta è di
superare la sterile dicotomia tra l’uomo da una parte e la natura dall’altra. È
possibile contrapporre all’idea che l’intervento dell’uomo sia necessariamente
causa di danni ambientali la proposta di ricollocare l’uomo al suo posto nel
mondo. Egli può garantire il migliore funzionamento del sistema, la sua
stabilità, la sua capacità di risposta ai disturbi, grazie alle scienze.
Capitolo 5 Metodi e strumenti per l’analisi del
paesaggio
Gli studi
geografici si avvalgono spesso della possibilità di analizzare più aree
distinte e di proporne il confronto: l’interpretazione delle forme e delle
strutture si arricchisce grazie alla sottolineatura delle analogie e delle
differenze. Il confronto in geografia è il campo di sperimentazione. L’analisi
comparata dei paesaggi presenta numerosi vantaggi: essa aiuta a non dare niente
per scontato e stimola un’attenta osservazione di tutti i particolari. Il
confronti infatti fa sì che non si consideri come assoluto il proprio punto di
vista e che si cerchino risposte in più direzioni. L’unità di paesaggio è intesa come area campione. (?? Non so se ho
capito giusto!!) Le aree campione oggetto delle indagini particolari sono
porzioni piccole rispetto alle regioni cui appartengono. Esse presentano alcune
caratteristiche comuni: sono uniformi per quanto riguarda la morfologia; hanno
estensione tale da permette alcune analisi quantitative complete. La scelta di
prendere in considerazione aree campione di estensione limitate è stata dettata
dalla necessità di compiere analisi di dettaglio. Le aree di studio considerate
possono venire interpretate come unità di
terre, cioè porzioni di superficie terrestre includente elementi ricorrenti
che determinano una configurazione propria, distinguibile e definibile con la
foto interpretazione. Gli elementi di
terre sono costituiti invece dalla minima unità di superficie che, da sola
o insieme ad altri elementi, caratterizza l’unità di terre. La maggior parte
delle tecniche di classificazione e valutazione del paesaggio sono spesso
finalizzate a determinare parametri quantitativi e indici per un’analisi
sintetica di tutti i caratteri del paesaggio stesso. Le analisi quantitative
comunque finalizzate sono esprimibili attraverso dati numerici, grafici, carte
tematiche; richiedono precisione nel rilevamento, strumenti anche informatici.
In genere è necessaria una prima fase analitica di ogni singolo carattere. I
risultati della prima fase possono avere un grado elevato di attendibilità e
oggettività ma, a volte, non si arriva a risultati soddisfacenti. I risultati
delle analisi qualitative del paesaggio potrebbero apparire poco rilevanti o
superficiali, essere richiedono invece grande impegno e notevole esperienza.
Nella scelta di utilizzare metodologie di tipo quantitativo oppure qualitativo
possono intervenire diversi fattori: l’attitudine del ricercatore e gli
obiettivi dello studio, ma anche dal tipo di strumenti e materiali a
disposizione per le indagini e del carattere stesso del paesaggio da
analizzare. I dati dei censimenti della popolazione e dell’agricoltura
forniscono indicazioni utili per inquadrare dinamiche del paesaggio entro
l’evoluzione del contesto sociale ed economico. Nell’edizione a cinque colori
la carta topografica alla scala 1:25.000 è un documento fondamentale
nell’analisi del paesaggio, perché fornisce informazioni di base riguardanti
tanto gli aspetti naturali quanto quelli dell’antropizzazione. La Carta Tecnica
alla scala1:5.000 si dimostra utile soprattutto per le indagini di tipo
quantitativo e per costruire carte tematiche per aree di piccole dimensioni. Le
fotografie aeree sono uno strumento indispensabile e un documento molto ricco
di informazioni per le analisi del paesaggio. Nella visione stetoscopica si
possono infatti riconoscere con dettaglio sia i caratteri naturali che quelli
antropici. Si ha quindi la possibilità di immergersi nel paesaggio. La
fotografia aerea ha quasi la ricchezza di un video, esse possono costituire un
documento fondamentale per lo studio dell’evoluzione del paesaggio. Problemi
possono comunque sorgere a causa delle differenti scale e della qualità delle
foto stesse. La conoscenza diretta dei luoghi, non mediata da filtri, è lo
strumento attraverso cui meglio si possono cogliere i particolari significativi
e la visione di insieme. È il momento in cui si confronta la propria posizione
di outsider con quella di altri outsider e soprattutto con quella degli
insider. Gli strumenti informatici, quali il foglio elettronico e i programmi
di statistica, permetto di effettuare analisi quantitative dettagliate ed
approfondite. Più specifico è l’uso dei Sistemi Informativi Geografici (G.I.S.)
che, oltre a permettere la costruzione di carte tematiche, danno anche la
possibilità di analizzare i dati rappresentati nelle carte stesse. Questo
strumento informatico è piuttosto complesso e impegnativo.
Capitolo 6 Caso di studio n.1: il paesaggio carsico dei
Colli Berici
L’area di
riferimento è la porzione sud-occidentale dei Colli Berici, gruppo collinare
che si eleva nella pianura veneta, a sud di Vicenza. Si tratta di un altopiano
calcareo di piccole dimensioni, che a est è interrotto dall’ampia incisione
della Val Liona. L’area è caratterizzata da un insediamento sparso, i due
centri di Lonigo e di Alonte si trovano al piede delle colline e si espandono
nella pianura circostante. Lonigo è sede di attività agricole, commerciali e
artigianali, si arricchisce di monumenti architettonici, e in passato fungeva da
centro di maggior rilievo sia economico sia culturale. Alonte è invece un
piccolo paese agricolo che sta sviluppando di recente una zona artigianale e di
piccole industrie. Il paesaggio della zona collinare acquista completa
autonomia rispetto a quello della pianura circostante, i brevi tratti di vi
versante ripido sono sufficienti a creare un confine tra i due ambienti.
Sull’altopiano, a causa del substrato quasi completamente costituito da rocce
calcaree di età terziaria, si sono insta turati i processi tipici della
morfogenesi carsica, che anno luogo ad un rilievo molto articolato, con
depressioni (doline) di varia
dimensione che si alternano a dossi non molto rilevati. Il paesaggio
dell’altopiano appare monotono, nell’alternarsi di appezzamenti coltivati o del
bosco. Quest’ultimo crea microambienti freschi e umidi, mentre sui dossi più
soleggiati cresce una boscaglia termofila con caratteri che possono somigliare
alla macchia mediterranea. La flora ha una fioritura primaverile e la fauna
selvatica è piuttosto varia. Sul fondo delle doline coperto dalla tipica “terra
rossa” e sui versanti più dolci troviamo coltivazioni di vario tipo: quando il
rilievo permette di creare appezzamenti coltivati sufficientemente estesi
prevale il vigneto, ma possiamo trovare anche campi di frumento, di mais, o
prati regolarmente falciati. Ci si imbatte di frequente in cumuli di pietre
rimosse dai terreni coltivati. Le abitazioni rurali si trovano in prevalenza
sul bordo delle depressioni, e sono tra gli elementi più evidenti nel
paesaggio, esse mantengono di frequente caratteristiche tradizionali, mentre
per le nuove costruzioni esistono vincoli precisi che scoraggiano i nuovi
insediamenti. Se alcuni decenni fa quest’area rurale è stata luogo di parziale
esodo, adesso la situazione è rovesciata, e molte famiglie desiderano abitare
nei luoghi tranquilli della collina, pur facendo riferimento per il lavoro e
per i servizi ai centri di pianura. Infatti, a parte le attività agricole ed
alcuni allevamenti, in queste zone non sono presenti altre forme produttive. Dal
punti di vista architettonico il paesaggio collinare non presenta caratteri
particolare, se si escludono le care rurali meglio conservate e la chiesa di
Monticello. Un elemento di grande pregio è la Rocca Pisana, villa cinquecentesca
di stile palladiano, che testimonia il maggior pregio che la cittadina aveva
nei secoli passati. Alcuni dati riguardanti lo sviluppo demografico di
quest’area vengono ricavati dai Censimenti Generali della Popolazione, da
questi si nota che la maggior parte delle popolazione risiede in case sparse,
che le attività lavorative hanno subito profondi cambiamenti, con un netto calo
degli addetti all’agricoltura e una crescita degli addetti all’industria, ai
commerci, ai servizi. E’ molto probabile che l’attività agricola sia ora
condotta in grande parte anche dai pensionati. Il numero totale delle
abitazioni è in deciso aumento e negli ultimi due censimenti si può notare la
presenza di alcune abitazioni destinate all’uso come seconde case. Nel 1961
praticamente nessuna abitazione disponeva di acqua ll’interno di essa e
soltanto una parte poteva disporre di un pozzo; la costruzione dell’acquedotto
ha modificato completamente la situazione, ma una notevole percentuale di case
risulta ancora priva di acqua corrente. Si nota la totale mancanze di impianti
di riscaldamento nelle abitazioni sempre in quel periodo, è presumibile che si
facesse uso di legna da ardere. Ciò potrebbe rappresentare uno dei motivi della
scarsa presenza di bosco nelle aree di altopiano. Lo studio morfometrico parte
dalla misurazione di ciascuna forma e procede raccogliendo i dati in un
database. Da queste analisi, integrate dalle informazioni fornite dallo studio
delle fotografie aeree e dai sopralluoghi sul terreno, si ottiene in primo
luogo una descrizione di dettaglio del paesaggio fisico, in secondo luogo si
ricavano alcune indicazioni sulle dinamiche e sulla evoluzione, da confrontare
con i dati bibliografici. L’analisi quantitativa è stata compiuta su una
ristretta area campione, la porzione sud-occidentale dei Colli Berici. Il
raccordo tra l’altopiano e la pianura avviene in alcuni punti con pendii dolci,
in altri con una variazione di pendenza più accentuata. Le caratteristiche
geologiche di quest’area determinano lo sviluppo di numeroso forme carsiche di
superficie: sull’altopiano si incontra un susseguirsi di depressioni più o meno
ampie (doline) alternate a dossi di altezza modesta, mentre è completamente
assente l’idrografia superficiale. Le doline hanno dimensioni medio-piccole,
forma pressoché circolare e la profondità non molto elevata, tutte le doline di
questa zona possono essere definite “tronco-coniche”. Si nota che il perimetro
della dolina non è quasi mai pianeggiante. L’area in esame si presenta
leggermente diversa dall’insieme dei Colli Berici per due caratteri: la forma
delle doline e la loro relazione con la morfologia complessiva dell’altopiano.
L’evoluzione generale del rilievo dei Colli Berici non risulta ancora del tutto
chiarita nelle sue tappe principali.
I modi dell’utilizzazione del suolo caratterizzano in maniera molto significativa i paesaggi, sia in termini di intensità dell’utilizzazione sia con riferimento alle tipologie degli insediamenti e delle diverse attività produttive. L’uso del suolo infatti è un carattere strettamente dipendente sia dalle componenti naturali della realtà geografiche che da quelle antropiche e diviene uno dei maggiori punti di incontro tra uomo e natura. Nello studio del paesaggio berico si è dato ampio spazio all’analisi quantitativa dell’uso del suolo. Si tratta ti uno studio eseguito su di un’area campione non molto estesa, ma le conclusioni tratte sono da considerare valide per l’intera area. Vi sono cinque diversi tipi di suolo: il bosco, si tratta di bosco ceduo dove a seconda dei versanti prevalgono le caratteristiche di bosco termofilo o di bosco mesofilo. La macchia (boscaglia), si considerano tutte quelle situazioni che vanno dall’incolto recente, alla macchia tipica di carattere termofilo delle zone più soleggiate, alla boscaglia rada. Sono situazioni tra loro molto diverse. Il prato-seminativo, i dati non permettono di individuare gli appezzamenti usati come prato a sfalcio rispetto a quelli coltivati a seminativo. Il vigneto, si nota un cospicuo aumento della superficie interessata da questa categoria, alcune importanti differenze nelle tecniche di coltura, si è infatti passati dai radi filari sostenuti da alberi intervallati da prato, al vigneto con pali di legno come sostegni, alla prevalenza di pali in cemento con appezzamenti di dimensioni maggiori. E infine l’edificato, ovvero le abitazioni e le costruzioni in generale. Risulta costante la percentuale di territorio occupata dalle categorie produttive (prato-seminativo e vigneto) rispetto a quelle poco o per nulla produttive (bosco e macchia). Si nota che avvengono ugualmente dei cambiamenti nell’uso del suolo. Il primo consiste nella trasformazione della macchia in bosco, probabilmente il territorio era stato trascurato per quanto riguarda le pratiche agricole. La boscaglia andava allora ad occupare aree non più coltivate e crescendo è diventata ciò che ora si presenta come bosco. Il secondo cambiamento è la diminuzione della categoria prato-seminativo e l’aumento della vite. È una trasformazione che modifica radicalmente la fisionomia del paesaggio berico. Rappresenta l’effetto di un processo che coinvolge l’intera attività agricola, con il passaggio da un’agricoltura che richiede molta mano d’opera e poco meccanizzata, rivolta al fabbisogno alimentare locale, ad una che mira alla vendita dei prodotti. Un ulteriore cambiamento del paesaggio è il progressivo aumento dello spazio destinato all’edificato, aumentano di numero le case sparse e anche per quanto riguarda la superficie occupata da ciascun insediamento. Cresce il numero di abitazioni per ciascun nucleo e le nuove costruzioni mantengono caratteristiche architettoniche tipiche della zona, che così si inseriscono con discrezione nel paesaggio locale. Nella categoria edificato vengono anche considerati gli allevamenti avicunicoli, grandi capannoni allungati che hanno un forte impatto visivo sul paesaggio e causano anche il problema dello smaltimento dei loro rifiuti. Nelle depressioni si concentra la maggior quantità di acqua, si trovano i maggiori spessori del suolo e l’80% delle coltivazioni è situato sul loro fondo. I versanti delle doline sono le uniche aree in cui si può osservare una leggera diminuzione delle coltivazioni. L’ecologia del paesaggio studia la situazione dei Colli Berici. L’analisi si è svolta con osservazioni dirette e studio di fotografie aeree. La scala scelta è quella che considera gli elementi fondamentali del rilievo, cioè le doline. Uno dei punti di partenza è lo studio della struttura e l’identificazione di quale sia la matrice, quali le macchie, e quali i corridoi. La matrice è l’unione delle categorie del bosco e della macchia, che occupano un’ampia parte del territorio in modo quasi continuo, essa dovrebbe esercitare il controllo più alto sul paesaggio dal punti di vista ecologico. Le macchie sono gli appezzamenti coltavi dei prati da sfalcio, dei vigneti, degli insediamenti; sono distribuiti in modo irregolare. Si riscontrano strutture lineari o allungate, assimilabili a corridoi, molto importanti per garantire la comunicazione nel tessuto paesistico. Sono soprattutto strade campestri, muretti a secco e anche le strette strisce di bosco. In questo paesaggio mancano i corsi d’acqua, poiché non vi è alcun tipo di idrografia superficiale. Per quanto riguarda l’inquinamento è difficile compiere monitoraggi perché manca un definito apparato escretore in superficie. Le interviste si sono dimostrate uno strumento di indagine ricco di potenzialità, hanno favorito il contatto con gli abitanti e di distinguere il diverso approccio di chi vive nell’area (insiders) e chi invece ne è fruitore occasionale (outsiders). Applicando questa metodologia di indagine è stato possibile stabilire quali sono gli elementi del paesaggio maggiormente conosciuti e i suoi caratteri più apprezzati. L’assenza di un vero e proprio centro abitato nelle zone collinari determina uno spostamento ero i paesi della pianura, l’altopiano ha quindi una posizione e una funzione marginali. Lonigo annovera parecchi edifici di pregio e un piacevole centro storico, mentre il piccolo centro di Alonte può solo far riferimento alla piazza del Municipio. Chi vive nei paesi riconosce al paesaggio collinare un ruolo di periferia, diversamente gli insiders privilegiano le zone dell’altopiano, apprezzano il fatto che le colline sono percorribili ed è facile passeggiare nel verde. La cittadina di Lonigo ha una sua ricchezza storico-culturale, lo manifestano i numerosi edifici pubblici e privati di prego. Le zone interne dell’altopiano sembra però che siano sempre state considerate marginali. Gli abitanti di Alonte presentano invece una minore identità culturale. Tra gli aspetti di maggior prominenza visiva vengono indicati solo gli edifici e gli elementi architettonici. Le politiche di salvaguardia e di tutela del paesaggio vengono riferito proprio all’edificato. Il problema dell’approvvigionamento dell’acqua nell’area collinare è sentito particolarmente dagli agricoltori. Si percepisce un differente atteggiamento nei confronti del paesaggio da parte dei giovani e degli anzi, questi ultimi hanno una visione utilitaristica dei vari aspetti dell’ambiente in cui vivono. I giovani invece hanno una maggiore attenzione ai valori culturali e ambientali dl paesaggio. Viene percepita l’idea che il futuro del paesaggio collinare procede attraverso la prosecuzione delle attività antropiche, con forme più compatibili con l’ambiente. Nel paesaggio attuale si leggono i segni della società che lo sta modificando e ricostruendo. Si nota una gradualità nel cambiamento, un’evoluzione continua con modificazioni graduali, che fanno mantenere al paesaggio il legame con la sua storia. È questo il maggior pregio paesaggistico, da conservare e da salvaguardare. Si ritiene che il continuo aumento dei vigneti, al fine di una maggiore resa, rischi di determinare una perdita di biodiversità e di contenuti culturali. Un altro elemento di rischio è la poca considerazione attribuita alle dinamiche del sistema carsico. C’è la necessità di una presa di responsabilità nella gestione dell’ambiente, proprio perché qui gli effetti visibili di un danno sono lontani nello spazio e nel tempo dalle cause.
I modi dell’utilizzazione del suolo caratterizzano in maniera molto significativa i paesaggi, sia in termini di intensità dell’utilizzazione sia con riferimento alle tipologie degli insediamenti e delle diverse attività produttive. L’uso del suolo infatti è un carattere strettamente dipendente sia dalle componenti naturali della realtà geografiche che da quelle antropiche e diviene uno dei maggiori punti di incontro tra uomo e natura. Nello studio del paesaggio berico si è dato ampio spazio all’analisi quantitativa dell’uso del suolo. Si tratta ti uno studio eseguito su di un’area campione non molto estesa, ma le conclusioni tratte sono da considerare valide per l’intera area. Vi sono cinque diversi tipi di suolo: il bosco, si tratta di bosco ceduo dove a seconda dei versanti prevalgono le caratteristiche di bosco termofilo o di bosco mesofilo. La macchia (boscaglia), si considerano tutte quelle situazioni che vanno dall’incolto recente, alla macchia tipica di carattere termofilo delle zone più soleggiate, alla boscaglia rada. Sono situazioni tra loro molto diverse. Il prato-seminativo, i dati non permettono di individuare gli appezzamenti usati come prato a sfalcio rispetto a quelli coltivati a seminativo. Il vigneto, si nota un cospicuo aumento della superficie interessata da questa categoria, alcune importanti differenze nelle tecniche di coltura, si è infatti passati dai radi filari sostenuti da alberi intervallati da prato, al vigneto con pali di legno come sostegni, alla prevalenza di pali in cemento con appezzamenti di dimensioni maggiori. E infine l’edificato, ovvero le abitazioni e le costruzioni in generale. Risulta costante la percentuale di territorio occupata dalle categorie produttive (prato-seminativo e vigneto) rispetto a quelle poco o per nulla produttive (bosco e macchia). Si nota che avvengono ugualmente dei cambiamenti nell’uso del suolo. Il primo consiste nella trasformazione della macchia in bosco, probabilmente il territorio era stato trascurato per quanto riguarda le pratiche agricole. La boscaglia andava allora ad occupare aree non più coltivate e crescendo è diventata ciò che ora si presenta come bosco. Il secondo cambiamento è la diminuzione della categoria prato-seminativo e l’aumento della vite. È una trasformazione che modifica radicalmente la fisionomia del paesaggio berico. Rappresenta l’effetto di un processo che coinvolge l’intera attività agricola, con il passaggio da un’agricoltura che richiede molta mano d’opera e poco meccanizzata, rivolta al fabbisogno alimentare locale, ad una che mira alla vendita dei prodotti. Un ulteriore cambiamento del paesaggio è il progressivo aumento dello spazio destinato all’edificato, aumentano di numero le case sparse e anche per quanto riguarda la superficie occupata da ciascun insediamento. Cresce il numero di abitazioni per ciascun nucleo e le nuove costruzioni mantengono caratteristiche architettoniche tipiche della zona, che così si inseriscono con discrezione nel paesaggio locale. Nella categoria edificato vengono anche considerati gli allevamenti avicunicoli, grandi capannoni allungati che hanno un forte impatto visivo sul paesaggio e causano anche il problema dello smaltimento dei loro rifiuti. Nelle depressioni si concentra la maggior quantità di acqua, si trovano i maggiori spessori del suolo e l’80% delle coltivazioni è situato sul loro fondo. I versanti delle doline sono le uniche aree in cui si può osservare una leggera diminuzione delle coltivazioni. L’ecologia del paesaggio studia la situazione dei Colli Berici. L’analisi si è svolta con osservazioni dirette e studio di fotografie aeree. La scala scelta è quella che considera gli elementi fondamentali del rilievo, cioè le doline. Uno dei punti di partenza è lo studio della struttura e l’identificazione di quale sia la matrice, quali le macchie, e quali i corridoi. La matrice è l’unione delle categorie del bosco e della macchia, che occupano un’ampia parte del territorio in modo quasi continuo, essa dovrebbe esercitare il controllo più alto sul paesaggio dal punti di vista ecologico. Le macchie sono gli appezzamenti coltavi dei prati da sfalcio, dei vigneti, degli insediamenti; sono distribuiti in modo irregolare. Si riscontrano strutture lineari o allungate, assimilabili a corridoi, molto importanti per garantire la comunicazione nel tessuto paesistico. Sono soprattutto strade campestri, muretti a secco e anche le strette strisce di bosco. In questo paesaggio mancano i corsi d’acqua, poiché non vi è alcun tipo di idrografia superficiale. Per quanto riguarda l’inquinamento è difficile compiere monitoraggi perché manca un definito apparato escretore in superficie. Le interviste si sono dimostrate uno strumento di indagine ricco di potenzialità, hanno favorito il contatto con gli abitanti e di distinguere il diverso approccio di chi vive nell’area (insiders) e chi invece ne è fruitore occasionale (outsiders). Applicando questa metodologia di indagine è stato possibile stabilire quali sono gli elementi del paesaggio maggiormente conosciuti e i suoi caratteri più apprezzati. L’assenza di un vero e proprio centro abitato nelle zone collinari determina uno spostamento ero i paesi della pianura, l’altopiano ha quindi una posizione e una funzione marginali. Lonigo annovera parecchi edifici di pregio e un piacevole centro storico, mentre il piccolo centro di Alonte può solo far riferimento alla piazza del Municipio. Chi vive nei paesi riconosce al paesaggio collinare un ruolo di periferia, diversamente gli insiders privilegiano le zone dell’altopiano, apprezzano il fatto che le colline sono percorribili ed è facile passeggiare nel verde. La cittadina di Lonigo ha una sua ricchezza storico-culturale, lo manifestano i numerosi edifici pubblici e privati di prego. Le zone interne dell’altopiano sembra però che siano sempre state considerate marginali. Gli abitanti di Alonte presentano invece una minore identità culturale. Tra gli aspetti di maggior prominenza visiva vengono indicati solo gli edifici e gli elementi architettonici. Le politiche di salvaguardia e di tutela del paesaggio vengono riferito proprio all’edificato. Il problema dell’approvvigionamento dell’acqua nell’area collinare è sentito particolarmente dagli agricoltori. Si percepisce un differente atteggiamento nei confronti del paesaggio da parte dei giovani e degli anzi, questi ultimi hanno una visione utilitaristica dei vari aspetti dell’ambiente in cui vivono. I giovani invece hanno una maggiore attenzione ai valori culturali e ambientali dl paesaggio. Viene percepita l’idea che il futuro del paesaggio collinare procede attraverso la prosecuzione delle attività antropiche, con forme più compatibili con l’ambiente. Nel paesaggio attuale si leggono i segni della società che lo sta modificando e ricostruendo. Si nota una gradualità nel cambiamento, un’evoluzione continua con modificazioni graduali, che fanno mantenere al paesaggio il legame con la sua storia. È questo il maggior pregio paesaggistico, da conservare e da salvaguardare. Si ritiene che il continuo aumento dei vigneti, al fine di una maggiore resa, rischi di determinare una perdita di biodiversità e di contenuti culturali. Un altro elemento di rischio è la poca considerazione attribuita alle dinamiche del sistema carsico. C’è la necessità di una presa di responsabilità nella gestione dell’ambiente, proprio perché qui gli effetti visibili di un danno sono lontani nello spazio e nel tempo dalle cause.
Capitolo 7 Caso di studio n. 2: il paesaggio carsico
del Gargano
Si prende in
considerazione l’altopiano che occupa la parte occidentale del promontorio del
Gargano. Esso si è trasformato da paesaggio rurale vario, vivace e non
marginale a paesaggio dell’abbandono. La zona considerata presenta condizioni
ambientali di tipo mediterraneo, che risentono dei venti provenienti
dall’Adriatico. La temperatura invernale può essere piuttosto rigida e le
precipitazioni sono abbondanti, mentre sono assenti e causano siccità in
estate. Dal punto di vista morfologico il paesaggio è disseminato di doline,
non sono quasi mai presenti corsi d’acqua, la continuità dell’altopiano è
interrotta da dorsali alternate a vallette. La parte centrale del Promontorio
del Gargano è una superficie di erosione formatasi tra il Cretaceo e il
Pliocene inferiore e sollevata per cause orogenetiche. La superficie
dell’altopiano è disseminata di doline, sul loro fondo si trovano spessi strati
di suolo. Le zone sommitali di dossi e dorsali sono privi di una copertura
completa di suolo. L’analisi del paesaggio di questa zona è stata compiuta con
metodologie differenti da quelle nell’are dei Colli Berici. Sono state
analizzate in dettaglio due aree, che si differenziano sia dal punti di vista
morfologico che per l’evoluzione del paesaggio antropico. È stata utilizzata
una metodologia di analisi di tipo qualitativo, basta sulle osservazioni
dirette e integrata dallo studio delle fotografie aeree. Il percorso di analisi
parte dai dati visivo-percettivi, per poi cercare di approfondirne l’origine e
il significato e per ricostruire attraverso di essi le trasformazioni avvenute
nel paesaggio. In quest’analisi non si può trascurare la componente soggettiva
dell’osservatore. Area campione A – zona
del Casino Ciavarella, è costituita da quattro situazioni morfologiche
differenti: un ampio dosso sul quale si sviluppano numerose doline, alcune
larhe vallecole incarsite, un ripiano leggermente inclinato e un versante
piuttosto ripido. Sul bordo del ripiano si trova il Casino Ciavarella, un
insediamento abbandonato. Sul ripiano e sulla parte bassa del versante il suolo
risulta molto abbondante e non si evidenziano affioramenti. Due doline si
aprono circa alla metà del versante. Le vallecole che quasi circondano il dosso
sono in parte costituite da un susseguirsi di conche simili a doline aperte.
Nella zona sono presenti fasci di faglie che danno origine a sistemi dorsali e
vallecole allungate. I processi morfogenetici attivi sono da un lato quelli di
erosione meccanica e di dilavamento sui versanti, dall0altro di corrosione
carsica. Non si conoscono qui gli effetti ipogei del fenomeno carsico, quali la
presenza di grotte. Va ricordato che le azione antropiche possono aver
modificato in parte i caratteri morfologici, sia con i terrazzamenti che
favorendo l’erosione del suolo. Il dosso si presenta con una copertura non
omogenea di boscaglia, essa è più fitta in genere dove i versanti sono più
ripidi, mentre il fondo delle doline è spesso privo di elementi arborei. La
maggiore o minore densità della boscaglia dipende dall’esposizione e dalle
disponibilità idriche e di suolo. Il fondo delle doline ha in genere copertura
erbosa, talvolta arbustiva. Questi fattori naturali interagiscono con quelli
antropici per determinare la reale distribuzione della vegetazione. Uno dei
pochi segni della presenza attuale dell’uomo è l’uso del suolo come pascolo
brado. L’utilizzo del territorio è estensivo, attraverso allevamento
soprattutto bovino. Questo tipo di uso del suolo ha effetto sul tipo di vegetazione
presente: gli animali al pascolo determinano una selezione delle specie
erbacee, permettendo una crescita rapida di quelle da loro non appetite, quali
l’asfodelo e la felce. La zona non è percorsa da una trama di strade, vi sono
solo due elementi di viabilità: una carrareccia che collega il Casino
Ciavarella alla strada asfaltata ed è in pessime condizioni. L’altra strada è
invece una carrareccia lastricata in pietra, non collegata con la viabilità
principale attuale e per questo oggi non utilizzata. Altri elementi lineari
sono i muretti a secco in pietra calcarea. La differenza tra le due strade fa
notare due modi diversi di inserirsi nel paesaggio con riferimento a due
diversi modelli di rapporto uomo-ambiente: la strada vecchia, costruita con molta
cura e la strada nuova, costruita affrettatamente. Nessuna dimora è attualmente
abitata, sono in stato di completo abbandono, ma la roso struttura indica che
in precedenza rappresentavano insediamenti significativi, rispondono a due
differenti tipologie: il complesso del Casino Ciavarella e quattro carette o
pagliari. Il Casino Ciavarella è un edificio a due piani, un elemento
importante, quasi imponente, in passato probabilmente svolgeva funzioni
importanti. Gli elementi antropici sono testimonianza di una presenza dell’uomo
nel passato. C’è però anche un carattere che segnala la presenza dell’uomo in
tempi recenti. I versanti delle doline vengono spesso usati come discarica di
rottami. La caratteristica di questo come di tutti gli altopiani carsici è la
scarsità di acqua, di qui la necessità di raccogliere quella piovana, con
cisterne e grondaie. L’esodo rurale dei decenni trascorsi ha provocato la
rottura degli equilibri preesistenti e ha determinato l’abbandono totale delle
attività presenti in quest’area. Tutto è rudere. È una situazione di
semi-naturalità in cui agiscono fattori diversi, da una parte c’è l’evoluzione
spontanea degli ecosistemi che tende alla ricostruzione del bosco, dall’altra
gli animali al pascolo intervengono sia a modificare le specie vegetali sia a
danneggiare le coperture di suolo. Non si scorge inoltre alcun segno di
intervento diretto da parte dell’uomo che possa contribuire ad accelerare le
dinamiche verso una situazione di equilibrio. La seconda area oggetto di
rilevamenti si estende subito a sud della grande Dolina Pozzatina. Le doline
presentano sul fondo un inghiottitoio. La copertura del suolo è quasi completa
sia all’interno che all’esterno delle doline, ed ha un colore bruno. La Dolina
Pozzatina è una delle depressioni carsiche più grandi della Puglia, ha un ampio
fondo pianeggiante. L’interpretazione della morfologia di questa zona risulta
piuttosto complessa, di sicuro non recente. Il paesaggio vegetale della zona
della Dolina Pozzatina è piuttosto vario, le specie presenti sono numerose e
diverse associazioni vegetali si differenziano nelle aree a pascolo, in quelle
in cui cresce il bosco e in quelle a prato, che si alternano alle coltivazioni.
Questo non può essere considerato né un paesaggio naturale, né in completa rinaturalizzazione,
perché risente moltissimo dell’azione dell’uomo. I caratteri antropici del
paesaggio sono in quest’area chiaramente distinguibili poiché la zona è ancora
sfruttata per l’agricoltura e per il pascolo sia di vacche che di capre. Le
coltivazioni sono quasi tutte erbacee. La grande Dolina Pozzatina è coltivata
in tutta l’estensione del fondo a grano tenero o avena. In quest’area l’esodo
rurale non ha significato la perdita dei caratteri tradizionali del paesaggio.
Quest’area ha conservato quasi per intero la struttura tradizionale, basata
sulla presenza di attività agricole e pastorali. Il tipo di coltivazioni
dipende in parte dalla vocazione dei terreni e dalle condizioni ambientali,
privilegiando quelle specie che non risentono eccessivamente della siccità
estiva, dipende anche in gran parte da ragioni economiche. La zona circostante
la Dolina Pozzatina si caratterizza per la presenza di numerosi fili spinati,
al confine tra zone con diversa destinazione d’uso, oppure tra proprietà. I
muretti a secco sono presenti con il medesimo scopo, ma in misura minore. Oltre
alla strada asfaltata la zona è percorsa da alcune stradine secondare e
carrarecce che raggiungono i campi coltivati. Ci sono alcune case tradizionali
risistemate e case di nuova costruzione, che possono essere considerate come
seconde case di persone che vivono nei centri abitati. L’unica attività
produttiva è il pascolo e non vi sono quasi più insediamenti. Nella zona della
Dolina Pozzatina invece si mantengono le attività tradizionali e le abitazioni
aumentano di numero. L’analisi di questo paesaggio è effettuata da un outsider,
esterno sia ai luoghi che alla cultura del posto. Può essere una visione
limitata, che si ferma agli elementi del paesaggio più appariscenti, oppure può
avere il vantaggio di una maggiore curiosità da parte del ricercatore, che
cerca proprio di oltrepassare i pregiudizi derivati dalle visioni superficiali
e stereotipate. Le aree oggetto di studio sono quasi per intero comprese nel
Parco Nazionale del Gargano e sono oggetto di politiche di sviluppo e di tutela
dell’ambiente e salvaguardia del paesaggio come bene culturale ed ambientale.
Attualmente però, non essendo ancora stato redatto il Piano per il Parco,
risultano vigenti solamente le norme e i divieti generici per tutte le aree
protette, mentre manca un progetto più ampio di valorizzazione del territorio
in generale. Vi sono difficoltà anche di tipo amministrativo e burocratico, il
confine comunale taglia la Dolina Pozzatina in due parti, una nel Parco e l’altra
no. Si avverte la necessità di regolamentazioni vincolanti per le seconde case.
È necessaria un’educazione ai valori paesaggistici.
Capitolo 8 Due sistemi paesistici a confronto: analogie
e differenze tra l’evoluzione del paesaggio dei Colli Berici e del Gargano
Caratteristiche
comuni sono: l’articolazione del rilievo in forme concave e convesse, la
mancanza di idrografia superficiale, la distribuzione non omogenea delle
coperture di suolo, i modi dell’utilizzazione del suolo con un’agricoltura parcellizzata
in piccoli appezzamenti, con sistemi di raccolta dell’acqua, con la costruzione
di terrazzi di coltura sorretti da muretti a secco, con i cumuli di pietre
prodotti dallo spietramento. Un altro carattere di somiglianza tra due sistemi
è quella di essere aree rurali con attività agricole e pastorali diffuse. La
relazione tra processi e forme rurali e modi dell’utilizzazione antropica è
talmente intensa che si può parlare di paesaggi
agro-carsici. Una seconda caratteristica comune è legata alla loro
ruralità, che ha contraddistinto le due aree soprattutto fino a qualche
decennio fa. Queste aree si differenziano invece per la frequente presenza di
notevoli spessori di suolo anche nelle aree esterne alle doline, il che
permette di utilizzarle come aree coltivabili, sia sui Berici sia in Gargano le
coltivazioni coprono una notevole percentuale della superficie totale, e non
sono limitate al solo fondo delle doline. Per i Berici non si notano intense trasformazioni,
se non un aumento delle dimensioni degli appezzamenti e una maggiore presenza
di vigenti. Per il Gargano si può invece parlare di rinaturalizzazione
spontanea con una crescita più rapida della vegetazione sul fondo delle doline,
dove si sviluppane specie infestanti poco appetite dal bestiame. La dolina
resta comunque un elemento particolarmente significativo in queste zone, tale
da poterla definire unità elementare di paesaggio. Questa conformazione a pieni
e vuoti delle aree di altopiano, permette di riconoscere una doppia dimensione
percettiva del paesaggio, aperto e chiuso. La prima evidente differenza dal
punto di vista ambientale tra Colli Berici e Gargano è riferita al clima, in
dipendenza soprattutto dalla diversa latitudine. Essa è in parte mitigata dalla
diversa altitudine e da fattori legati all’esposizione. In Gargano il deficit
di bilancio idrico infatti si riscontra per una lunga fase in estete. Gli
effetti negativi della siccità estiva sono accresciuti dalla scarsità di
sorgenti, mentre nei Berici le sorgenti si trovano abbastanza vicine alle
abitazioni. Un altro elemento molto significativo è la condizione di
marginalità, la distanza rispetto ai centri abitati; dall’altopiano berico si
raggiungono con facilità i centri di pianura, mentre le aree interne del
Gargano sono molto più distanti dai paesi, che hanno sempre rappresentato la
sede di residenza, per la maggior parte la popolazione è vissuta solo
temporaneamente nelle campagne. Se il concentrarsi di flussi turisti sulle cose
garganiche ha in parte dato nuovo prospettive alla regione, ciò non ha
coinvolto le aree interne, anzi, potrebbe aver spostato ancor più lontano da
esse il baricentro. Il paesaggio dei Colli Berici meridionali si è modificato
con un processo di trasformazione graduale e con media intensità, mantenendo
molti degli elementi, delle relazioni e dei significati che lo caratterizzavano
in precedenza; si può quindi parlare di adattamento.
Le motivazioni si possono ricercare sia in un cambiamento nell’ambiente esterno,
sia in una struttura del paesaggio sufficientemente complessa e con un libello
di resilienza medio-alto che ha permesso di assorbire i cambiamenti .La
struttura attuale è pure sufficientemente complessa e resiliente, e sembra che
vi siano i presupposti perché i cambiamenti continuino a procedere con
gradualità. Il paesaggio del Gargano si è modificato in modo radicale, perdendo
la maggior parte dei significati; sarebbero pertanto cambiati gli obiettivi del
sistema, trasformatosi attraverso il processo di morfogenesi; i profondi cambiamenti dell’ambiente esterno non sono
stati assorbiti a causa sia di una condizione ambientale più fragile rispetto a
quella dei Berici, sia di una struttura del paesaggio di bassa complessità e
resilienza. Si avverte la necessità di individuare nuovi significati
funzionali, simbolici e progettuali affinché il paesaggio possa ricostituirsi
in una nuova struttura.
Capitolo 9 L’educazione al paesaggio per comunicare con
il mondo
Il paesaggio
costituisce il volto della terra, un volto visibile e sensibile. Il paesaggio è
il mezzo per entrare in contatto nella maniera più immediata e diretta con un
luogo, con una società. Esso è la prima occasione di incontro con le diverse
realtà geografiche con le quali tutti entrano in contatto. D’Angiò considerando
il paesaggio come porzione di spazio percepita dall’osservatore ripropone le
due diverse dimensioni che ne contraddistinguono la percezione: il paesaggio è
contemporaneamente fonte di formazione e fonte di sensazioni. L’autore sottolinea
il ruolo del paesaggio nell’educazione geografica. Diventa così particolarmente
importante fornire gli strumenti affinché l’incontro e la scoperta non restino
superficiali. Educare al paesaggio significa promuovere lo sviluppo delle
capacità di osservare con attenzione, di porsi domande, di atteggiarsi con
curiosità nei confronti di oggetti e fenomeni, di fronte tanto agli scenari
eccezionali quanto a quelli semplici e quotidiani. L’educazione al paesaggio è
un percorso in cui si imparano i modi attraverso cui il paesaggio comunica, in
cui si impara a riconoscerne il linguaggio. Considerando il paesaggio come
luogo di comunicazione si possono porre due ordini di quesiti per i quali
cercare una risposta: riguardo al linguaggio usato da esso per comunicare e
riguardo ai contenuti di tale comunicazione. L’acquisizione dei codici di base
per la lettura del paesaggio prevede lo sviluppo di abilità raggruppabili in
due ambiti principali: quello della percezione soggettiva e dell’educazione
all’immagine e quello della capacità di osservazione, di analisi, di
descrizione, di far emergere questioni e di risalire a fatti che stanno dietro
le apparenze. Il percorso cognitivo può essere suddiviso in due tappe, la prima
è quella della percezione, nella quale viene chiamata in causa la sensibilità
dell’alunno. La seconda si tratta dapprima di individuare gli elementi
principali, suddividendoli per temi, e infine si deve prevedere una fase di
sintesi degli elementi del paesaggio, raggruppandoli in insieme e mettendoli in
relazione. La capacità di modellizzazione e di astrazione costituisce uno degli
importanti contenuti formativi insiti nell’educazione al paesaggio. Lo studio
di esso è un’occasione utile per la formazione alla logica sia del ragionamento
che dell’esposizione, tenendo conto della personalità degli allievi. La
familiarità con i processi di comprensione dei segni paesistici, l’abitudine a
porre questioni, a chiedersi perché, diventa una importante modalità di
superamento della soglia della superficialità, che può portare a una sorta di
fatalismo per cui non si cerca di dare una spiegazione al paesaggio più
familiare, ma semplicemente lo si accetta così com’è. Questa superficialità
significa quindi chiusura sia nei confronti di paesaggi diversi sia delle conseguenze
delle azioni dell’uomo. Lo studio del paesaggio permette operazioni di
confronto stimolanti. Si potrebbe parlare più propriamente di educazione ai
paesaggi per sottolineare l’importanza di saperne di più di spazi che sono
oltre i confini abituali. Il paesaggio diviene quindi strumento concettuale e
chiave significativa per la scoperta di altre culture, di oggi ma anche di
ieri. Biasutti afferma che a differenza del paesaggio sensibile, il paesaggio
geografico dev’essere costituito da un piccolo numero di elementi
caratteristici e che è necessario considerare soltanto le grandi forme del
paesaggio terrestre e limitare il numero degli elementi da prendere i
considerazione. Il paesaggio sensibile è costituito da un grandissimo numero di
elementi ma ciò non esclude la sua efficacia per avviare lo studente ad una
geografia attiva. Un altro ruolo dell’educazione al paesaggio consiste nella
presa di coscienza degli effetti delle azioni dell’uomo nei confronti del
territorio, e nella conseguente assunzione di responsabilità nell’operare le
scelte. Le modalità con cui l’uomo interagisce con il proprio ambiente di vita
devono diventare oggetto di riflessione e di giudizio. Il paesaggio non è solo
problema di conoscenza, ma anche progettualità e operatività. Si tratta di due
categorie di valori, da una parte i valori relativi all’ambiente naturale, al
mantenimento della bio-diversità; dall’altra sta il valore del paesaggio come
risultato della cultura che vi si produce, come luogo in cui riconoscere i
differenti modi attraverso cui i gruppi umani si sono relazionati con lo
spazio. L’imparare a vedere è un presupposto fondamentale della conoscenza del
paesaggio e porta al senso di identità e di appartenenza ad un territorio. Turri
afferma che il paesaggio rispecchia il mondi in cui viviamo, di cui anche noi
siamo parte attiva. Grazie agli strumenti multimediali e telematici, la
comunica zio ne con il mondo sembra non essere mai stata tanto facile quanto lo
è oggi. L’educazione al paesaggio proposta attraverso esperienze concrete e
l’osservazione attenta possono essere strumenti utili affinché le scoperte
virtuali di mondi diversi non restino
sul piano della superficialità. Ma attraverso gli strumenti multimediali si
possono anche offrire maggiori potenzialità ad un percorso di educazione al
paesaggio. La rappresentazione del paesaggio può servirsi in maniera opportuna
di queste metodologie che presentano alcune potenzialità non riscontrabili
negli strumenti tradizionali.
Capitolo 10 Educare al valore del paesaggio per una
partecipazione responsabile
L’educazione
al paesaggio non si può rinchiudere nelle ore scolastiche di geografia, ma per
essa vanno allestiti progetti più ampi e con coinvolgimento di diversificate
competenze disciplinari. Questi progetti non vanno pensati solo per la scuola,
ma devono far parte di progetti di educazione permanente, per tutte le età. Non
si tratta solo di un percorso cognitivo, ma di un processo di acquisizione di
senso di responsabilità e di partecipazione nelle scelte che riguardano la
trasformazione e lo sviluppo del territorio e del paesaggio. L’educazione allo
sviluppo sostenibile deve diventare un elemento strategico per la promozione di
comportamenti critici dei cittadini vero il proprio contesto ambientale.
L’educazione ambientale nell’ambito scolastico non è circoscrivibile in una
materia, ma è interdisciplinare e trasversale. Essa contribuisce a ricostruire
il senso di identità e le radici di appartenenza, a sviluppare il senso civico.
Gli stati membri del Consiglio d’Europa dispongono con il paesaggio di un bene
prezioso da mantenere e da gestire con cooperazione internazionale. La
Convenzione restituisce al paesaggio una posizione centrale nei processi di
sviluppo sostenibile, esso svolge importanti funzioni di interesse generale e
costituisce una risorsa favorevole all’attività economica. Esso coopera
all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale
del patrimonio culturale. È un elemento importante della qualità della vita
delle popolazioni e i cambiamenti economici mondiali continuano ad accelerarne
le trasformazioni. Tutti hanno il diritto/dovere di partecipare alla sua
salvaguardia e gestione. Il paesaggio designa una determinata parte di
territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva
dall’azione di fattori naturali e umani e delle loro interrelazioni. La
Convenzione si applica su tutto il territorio delle Parti e riguarda spazi
naturali, rurali, urbani e periurbani. Comprende i paesaggi terrestri, le acque
interne e marine. Concerne sia i paesaggi eccezionali che di vita quotidiana e
degradati. Il paesaggio deve diventare un tema politico di interesse generale,
poiché interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico.
Per rafforzare il rapporto tra cittadini e paesaggio è necessario un processo
formativo di ampio respiro, la prima delle misure specifiche adottate dalla
Convenzione è quella della sensibilizzazione. La seconda misura riguarda
l’impegno alla formazione e all’aggiornamento a vari livelli in modo che tutti
acquisiscano la consapevolezza dei problemi connessi con il contesto nel quale
vivono. Il Museo costituisce una risorsa molto interessante per promuovere il
discorso intorno al paesaggio e estremamente efficace. Gli Ecomusei sono
istituiti dalla Regione Piemonte come uno strumento innovativo con la finalità
della tutela e valorizzazione della memoria storica, della cultura materiale e
del modo in cui le attività umane hanno caratterizzato il paesaggio. È un museo
del tempo e dello spazio, si riferisce al passato come al presente,
proiettandosi verso il futuro. L’Ecomuseo è un vero e proprio progetto per il
territorio, di valorizzazione e di tutela, che prevede un forte coinvolgimento
delle popolazioni.
With love , D. ❤
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