L'arte romanica
ARTE ROMANICA
Il romanico è
quella fase dell'arte medievale europea sviluppatasi a partire dalla
fine del X secolo fino all'affermazione dell'arte gotica, cioè fin verso la
metà del XII secolo in Francia e nel primo decennio successivo negli altri
paesi europei (Italia, Inghilterra, Germania, Spagna). Il termine art roman
venne impiegato per la prima volta dall'archeologo francese Charles de Gerville
in una missiva del 1818 al collega ed amico Arcisse de Caumont, con l'intento
di contrapporre l'architettura romanza dei secoli X-XII a quella gotica, allora
definita germanica. Con il termine si voleva evidenziare il contemporaneo
sviluppo delle lingue romanze e richiamare un collegamento con la monumentalità
dell'architettura romana antica.
Dall'XI secolo alla prima metà del XII secolo l'Europa visse
un periodo di grande modernizzazione: l'affinamento delle tecniche
agricole (l'invenzione del giogo, dell'aratro con parti metalliche, chiamato
"carruca", della triennale, l'uso dei mulini ad acqua ed a vento,
ecc.) permise di aumentare la produzione di generi alimentari, sollevando la
popolazione dall'endemica scarsità di cibo e permettendo un incremento
demografico; ripresero i commerci e si svilupparono i villaggi e le città quali
sedi di mercati; crebbero le zone urbane e gradualmente fu possibile
l'affermazione di un nuovo ceto sociale, quello "borghese" dedito
alle attività manifatturiere e commerciali, intermedio tra la massa dei
contadini e gli aristocratici o gli ecclesiastici. Si assistette anche ad una
ripresa dell'attività edilizia, della domanda di cultura e di investimenti
artistici, soprattutto in zone più avanzate quali la pianura Padana, il Regno
di Sicilia, la Toscana e i Paesi Bassi. Il declino dell'autorità imperiale,
ormai viva solo in Germania, veniva eclissato gradualmente dal feudalesimo,
soprattutto in Francia, e dallo sviluppo delle autonomie cittadine, soprattutto
in Italia. In queste zone non è più l'Imperatore o il vescovo a commissionare
nuove opere edilizie, ma i signori locali, tramite cospicue donazioni che
avevano una funzione di prestigio ma anche "espiatoria" del senso di
colpa che veniva riscattato tramite "omaggi" in denaro o in opere
d'arte verso istituzioni religiose a testimonianza della propria devozione e
pentimento religioso. Grande importanza rivestirono alcune abbazie come quella
di Cluny, che fece da esempio anche per altre, quale baluardo della Santa Sede
che non accettava nessuna ingerenza da parte dei feudatari locali. Dalla
diatriba tra i poteri si arrivò infatti alla lotta per le investiture e al
concordato di Worms (1122). Dopo la riforma e la liberazione dalle ingerenze
locali i grandi monasteri trovarono una rinnovata spinta a manifestare il
proprio prestigio tramite la glorificazione dell'Onnipotente in grandi edifici
religiosi ed opere d'arte sacra. A Cluny per esempio nel giro di meno di un
secolo si arrivò a costruire tre chiese abbaziali, una più magnifica dell'altra
(la terza e ultima venne iniziata nel 1088 e consacrata nel 1130).
Il romanico rinnovò principalmente l'architettura e la scultura
monumentale, quest'ultima applicata all'architettura stessa (come
decorazione di portali, capitelli, lunette, chiostri...). Il nuovo stile in
realtà non nacque in Francia come molti pensano, ma sorse contemporaneamente in
quasi tutta l'Europa, con caratteristiche comuni, che fanno dire che si tratta
della medesima arte, pur con alcune differenze specifiche per ogni
regione/nazione. In particolare, secondo lo studioso francese Henri Focillon,
si tratta di uno sviluppo dell'arte bizantina ravennate, come dimostrerebbero
le più antiche pievi della campagna fra Ravenna e Forlì, nelle quali già si
ritrovano, in pieno Alto Medioevo, tutti gli elementi che saranno tipici del
Romanico posteriore. Le differenze regionali sono una conseguenza della
necessità di adattamento locale, mentre le linee di fondo possono essere
ricondotte all'omogeneità culturale dell'Europa, alla veloce diffusione delle
idee tramite la maggiore mobilità di merci e persone, siano essi mercanti,
eserciti in marcia o pellegrini, senza dimenticare l'elemento unificatore della
religione cristiana. In base, dunque, agli studi del Focillon, il romanico
precedette ed influenzò la nascita dell'arte ottoniana, che già possedeva,
soprattutto in architettura, alcuni elementi comuni, come la spessa muratura,
il trattamento delle pareti come materia plastica sulle quali creare
particolari effetti, la schematizzazione in campate tramite l'alternanza tra
colonne e pilastri. In ogni caso, lo stile romanico successivo al Mille
risentì, a sua volta, dell'arte ottoniana stessa. Ci fu uno studio e una
riscoperta delle tecniche costruttive su scala monumentale dell'architettura
romana (un altro collegamento evocato dal nome "romanico"), che
permise un recupero sostanziale di modelli antichi, a differenza dei precedenti
recuperi "aulici" delle scuole di corte fiorite nelle epoche
precedenti. In architettura vennero ripresi dall'arte antica il senso della
monumentalità e della spazialità, ed usati estensivamente alcuni elementi
particolari come l'arco a tutto sesto, il pilastro, la colonna e la volta.
Un fenomeno di grande rilievo a partire dall'XI secolo è la
pratica dei pellegrinaggi che
riprese con vasta portata e su un ampio spettro di strati sociali, dai più
umili ai più potenti. Tra i fattori che permisero i pellegrinaggi di massa vi
furono la maggiore sicurezza delle strade e lo sviluppo dei centri urbani. Le
mete principali di questi viaggi, dalla valenza altamente simbolica di
purificazione, di rigenerazione e di esperienza fondamentale, erano tre: la
Terra Santa, Roma e Santiago de Compostela, in Galizia. Sulle vie principali di
questi pellegrinaggi sorgevano una serie di santuari intermedi, di chiese, di
monasteri e di altri centri di richiamo religioso, attraverso i quali si
canonizzarono le tappe di vari tragitti principali, che poi confluivano verso
la destinazione finale. -In Terrasanta si trovava il sepolcro di Cristo
e i luoghi descritti dai vangeli, dove proprio in quegli anni era stata
effettuata una riconquista tramite la cosiddetta prima crociata. Uno dei modi
principali per raggiungere la Palestina era via mare, imbarcandosi a Venezia o
nei porti della Puglia. -A Roma si visitavano le tombe degli apostoli
Pietro e Paolo e la sede del papato. Per raggiungerla esisteva la via Romea (o
Francesca o, solo più tardi, Francigena), che passava da valichi alpini ed
appenninici costellati da piccoli centri che videro una notevole fioritura
artistica proprio in quegli anni. -A Santiago di Compostela, forse la
meta più visitata, si raggiungeva la tomba dell'apostolo Giacomo tramite il
Cammino di Santiago, che convogliava tramite quattro tragitti principali,
confluenti a Puente la Reina in Spagna, pellegrini dalla Francia, dalla Gran
Bretagna, dalle Fiandre, dalla Germania e dall'Italia. Grande fioritura ebbero
i centri toccati dall'affluenza dei pellegrini, sia in termini economici che
artistici, tanto che non mancarono alcuni casi, diremmo oggi, di
"concorrenza" tra vie alternative: fu anche il periodo del commercio
delle reliquie, sia come oggetti devozionali, che come richiamo per i pellegrini.
I pellegrinaggi ebbero immediate conseguenze anche in campo artistico.
Innanzitutto favorì i contatti e gli scambi tra centri anche molto distanti,
spiegando in un certo senso la diffusione "a macchia" delle novità
stilistiche e tecnologiche. Inoltre si resero necessari alcuni adattamenti alle
chiese visitate da grandi masse di persone, imponendo particolari accorgimenti
in pianta, come la maggiore ampiezza, l'allargamento dei deambulatori, dove si
vennero ad aprire cappelle radiali contenenti reliquie e altari secondari per
il culto, l'ampliamento del transetto e delle tribune sulle navate laterali, la
creazioni di portali di accesso laterali e nel transetto, per il deflusso delle
folle. Una prima applicazione di tale impianto viene fatta probabilmente a
Sainte Foy (a sei campate nella navata) di Conques, ripreso e ingrandito a
Saint-Sernin a Tolosa e a Compostela (a ben undici campate), poi a Saint-Martin
di Tours (distrutta durante la rivoluzione) e Saint-Martial a Limoges
(distrutta).
Innescati più circoli virtuosi nella società dell'epoca
romanica, ripercossero anche sulla produzione architettonica, con murature più
regolari, pietre dalla forma perfettamente squadrata, uso della copertura a
volte anche su grandi spazi. Elementi dell'architettura romanica si erano
affermati in Germania già all'epoca degli imperatori ottoniani, raggiungendo la
Francia (soprattutto Borgogna e Normandia) e l'Italia settentrionale, centrale
(Romanico lombardo e Romanico pisano) e meridionale (Romanico pugliese). Generalmente
l'epoca romanica viene suddivisa in tre periodi: un primo romanico (intorno al
1000); una fase di maturazione (circa 1080-1150) che vede perfettamente
sviluppato il repertorio formale dello stile; infine una terza fase
(1150-1250), limitata all'ambito germanico e parallela al neonato Gotico
francese. I principali edifici pervenutici dell'epoca romanica sono sicuramente
chiese ed altri edifici religiosi, essendo quasi del tutto perduti o
profondamente stravolti in epoche successive gli esempi di edilizia civile
monumentale, quali rocche e castelli.
Nel XIX secolo la scuola positivista volle riconoscere come
elemento qualificante dell'architettura romanica l'uso delle coperture a volta, in particolare delle volte a crociera, una semplificazione
forse un po' forzata dal voler vedere un'evoluzione lineare tra arte alto
medievale e arte gotica, che non corrisponde pienamente alla realtà. Se da un
lato infatti edifici chiave dell'architettura romanica quali il Duomo di Modena
o San Miniato al Monte di Firenze o la chiesa Abbaziale di Saint-Etienne a Caen
furono inizialmente coperti con capriate, solo in seguito sostitute da volte,
dall'altro lato l'uso delle volte a crociera, sebbene su zone più piccole, era
già presente fin dall'inizio dell'XI secolo in area germanica e lombarda, come
nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Lomello. Anche la caratteristica
dell'uso di arcate cieche sulle pareti esterne è un motivo tipico sì del
romanico, ma in uso senza soluzione di continuità in certe zone europee sin
dall'epoca paleocristiana. Piuttosto appare più efficace una classificazione
meno rigida, che guardi alla configurazione nello spazio ed alla modellazione
delle masse murarie. Gli edifici in quest'epoca iniziarono a presentare
un'articolazione sempre più ricca e complessa, opposta alla semplice linearità
delle basiliche paleocristiane. Con elementi sporgenti ed elementi affossati si
creava un gioco ritmato di luci ed ombre, di sequenze cadenzate, che non può
essere appreso con un singolo sguardo, ma si rivela in molte più fasi, con una
frammentazione dell'unità dell'edificio in innumerevoli sotto-elementi
relativamente autonomi. L'impianto planimetrico più frequente delle chiese
romaniche era la croce latina; la navata veniva scandita in campate ritmiche:
alla campata quadrata della navata centrale in genere corrispondevano nelle
navate laterali due campate pur esse quadrate ma di lato dimezzato. L'estremità
terminale venne configurandosi in modo sempre più ricco, grazie all'utilizzo
del coro spesso con deambulatorio e dotato di una cerchia di cappelle a
raggiera. Il presbiterio viene spesso sopraelevato rispetto alla navata,
soprattutto se la chiesa era dotata di cripta, e talvolta coronato da una
cupola impostata all'incrocio delle navate con il transetto. Una tipologia meno
frequente è quella a pianta circolare, come nella Rotonda di San Tomè in
provincia di Bergamo. La cripta originariamente era limitata alla zona
sottostante, il coro, poi venne estesa come cripta a sala, quasi a creare una
seconda chiesa inferiore. Nelle coperture delle cripte si trovano i primi
tentativi di volte a crociera, che intorno all'XI secolo vennero impiegati
anche nelle navate laterali. A partire dal 1080 fanno la loro comparsa nuovi
tipi di copertura: volta a botte in Spagna e in Francia spesso a sesto acuto
(Borgogna, Poitou); cupole (Aquitania), volta a costoloni in Lombardia e a
Durham; volta reticolare in Germania. L'interno, caratterizzato in genere
dall'impiego alternato di colonne e pilastri con pareti rigorosamente
articolate da semicolonne, lesene, cornici, loggette e fregi ad arco. Talvolta,
soprattutto in Francia, l'incrocio tra le navate e il transetto è sottolineato
da una possente torre, mentre in area germanica continuò l'uso del Westwerk,
con le doppie torri scalari poste in facciata, che vennero in seguito copiate,
anche se con funzioni diverse, in varie regioni d'Europa.
Per quanto riguarda le aperture e la luce, in un primo
momento le chiese romaniche erano senz'altro più buie di quelle paleocristiane,
per la minore presenza di finestre e la loro dimensione più piccola, retaggio
dell'architettura alto medievale, che non era in grado di costruire vetrate di
grandi dimensioni. A volte le pareti esterne erano scandite da arcate cieche;
mentre come entrata si utilizzavano portali a strombo, arricchiti con
figurazione scultoree ricavate nello strombo stesso.
La scultura
romanica nacque in stretto rapporto con l'architettura, decorando capitelli,
architravi e archivolti di finestre e portali. Ci fu una ripresa in più centri
della scultura su scala monumentale (a Tolosa, a Moissac, a Modena, in Borgogna
e nella Spagna settentrionale) a partire dall'XI secolo. Grazie a svariate
influenze gli scultori crearono un repertorio del tutto nuovo, interpretando
liberamente secondo sotto-scuole regionali. Si ebbero raffigurazioni del mondo
animale e vegetale, oppure figurazioni e narrazione legata ai testi sacri. In
particolare cambiò anche il pubblico che fruiva delle rappresentazioni, non
essendo più una ristretta élite ecclesiastica o imperiale, ma un ben più ampio
bacino di persone di strati sociali e culturali diversi. I principali scultori
in Italia furono Wiligelmo, attivo sicuramente al Modena, Nonantola e forse
Cremona (e alcuni membri della sua bottega anche a Piacenza), Nicholaus (Sacra
di San Michele, Sant'Eufemia a Piacenza, Cattedrale di Piacenza, Ferrara,
Verona, forse anche a Parma) e, allo scadere del secolo XII, Benedetto
Antelami, che si firmò esplicitamente nella lastra della Deposizione del 1178,
già parte di un pulpito, ora murata nella Cattedrale di Parma, più
cripticamente nel Battistero, sempre a Parma, iniziato nel 1196. Numerose sono
le opere riconducibili al allievi dell'Antelami, come i Mesi del Maestro dei
Mesi, già su un portale distrutto della Cattedrale di Ferrara.
Con il termine pittura
romanica si suole definire tutte quelle forme artistiche manifestatesi
nell'Europa occidentale e centrale all'incirca tra la metà dell'XI secolo e la
metà del XII secolo, con sensibili variazioni da una regione all'altra. Otto
Demus, non potendo avvalersi di raffronti stilistici validi per tutta Europa,
scelse, per determinare l'inizio della pittura romanica, una serie di date
comprese entro il terzo quarto dell'XI secolo e legate ad avvenimenti epocali
per la storia continentale: il cosiddetto Scisma d'Oriente, la conquista
normanna dell'Inghilterra e della Sicilia, la Reconquista spagnola, il momento
culminante della lotta per le investiture e la chiamata di artisti bizantini
all'abbazia di Montecassino ed a Venezia. Tuttavia, se possiamo considerare già
romanica la produzione pittorica dell'ultimo terzo del XI secolo, solamente nel
corso del XII secolo, superata la fase iniziale dello sperimentalismo, nascerà
uno stile maggiormente unitario ed omogeneo, che assomma elementi diversi: da
quelli delle varie tradizioni locali a quelli bizantini (per esempio in area
veneta). Con la fine del XI secolo e l'inizio del secolo successivo, il nuovo
linguaggio unitario subì un inarrestabile processo di disgregazione e
svuotamento; con momenti e aspetti particolari nei diversi paesi, che vanno dal
manierismo (il cosiddetto Zackenstil in Germania e Austria, prolungatosi fino
alla fine del Duecento), ad un nuovo classicismo (il cosiddetto «stile 1200»),
fino all'accentuazione del mai perduto influsso bizantino. In Umbria gli
affreschi della chiesa di San Pietro in Valle a Ferentillo con Storie
dell'Antico Testamento (fine dell'XII secolo), mostrano un plasticismo ed una
espressività di influenza classicheggiante che non hanno riscontro nella coeva
pittura su tavola, rappresentata dalle croci lignee sagomate, di severa
ieraticità con la raffigurazione del Christus triumphans, prima della svolta
iconografica di fine del XII secolo dei drammatici Cristi morenti (Christus
patiens).
With love , D. ❤
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